Apprezzamenti e segnali di fumo programmatici oltre gli ostacoli

Marcello Sorgi

Si fa strada un’ipotesi, che dovrebbe vedere la luce insieme con la nomina dell’esploratore, più probabilmente esploratrice, la presidente del Senato Alberti Casellati, alla quale sarebbe affidato il compito di testarla nel corso del terzo giro di consultazioni. Si tratterebbe di acclarare, una volta e per tutte, l’indisponibilità dei 5 stelle a stringere con tutto il centrodestra e quella di Salvini a separarsi dalla coalizione per allearsi da solo con Di Maio, ciò che renderebbe impossibile un governo dei due vincitori del 4 marzo. Dopo di che, si passerebbe al tentativo di costruire un’intesa nel perimetro 5 stelle-Pd. Segnali di fumo programmatici in questa direzione si sono avuti ieri tra il reggente Martina e i due capigruppo Toninelli e Grillo, con apprezzamenti reciproci, anche se restano molti ostacoli da superare. Primo, la possibilità che Di Maio rinunci alla premiership in cambio di un’intesa non provvisoria, che porti al varo di un esecutivo destinato a durare, guidato da una personalità scelta dal Capo dello Stato. E viceversa, l’eventualità che il Pd accetti a certe condizioni la presidenza Di Maio.

Oppure, nel caso in cui il governo assuma una natura istituzionale, che Di Maio acconsenta che sia Fico, in qualità di presidente della Camera, ad andare a Palazzo Chigi, con una tutela diretta del Quirinale. Oppure ancora, che il Pd, non sentendosi pronto per un’alleanza esplicita con i 5 stelle, si disponga a far partire un loro governo con un’astensione che solo successivamente, al maturare di certe condizioni, si trasformerebbe in appoggio.

 L’asse Di Maio-Salvini, su cui si era lavorato in queste settimane, sembra ormai definitivamente rotto. E il leader leghista, piuttosto che sciogliersi dalla coalizione di centrodestra di cui ambisce a prendere un più forte controllo, metterebbe in conto di restare all’opposizione, puntando su una durata breve della legislatura. Mentre Berlusconi, pur restando formalmente fuori da qualsiasi combinazione di governo, assicurerebbe comunque una certa benevolenza, o almeno un’opposizione meno radicale di quella leghista, al nuovo esecutivo.
LA STAMPA
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