Di Maio cerca traditori
Più lo ascolti più uno resta allibito. Di Maio ieri ha ribadito che lui si siederà a un tavolo per formare il nuovo governo solo con Salvini, mai con Berlusconi e la Meloni perché, ha spiegato, «cercate di capirmi, non posso tradire il mio elettorato al quale avevo giurato: mai con il Cavaliere».
Lui, insomma non vuole tradire ma non si fa il minimo scrupolo a chiedere a Salvini di tradire i suoi di elettori, ai quali si era proposto come leader di tutto il centrodestra e non solo della Lega. Di Maio insomma vuole prendersi i voti di Forza Italia e di Fratelli d’Italia (che hanno peraltro contribuito ad eleggere deputati e senatori leghisti nei collegi uninominali) ma non Berlusconi e la Meloni e neppure i loro uomini. Da loro il nuovo genio della politica accetterebbe al massimo, bontà sua, un appoggio esterno al governo e alla maggioranza.
Ci risiamo con la solita doppia morale grillina. I principi e i valori – in questo caso il non tradire – valgono a seconda delle convenienze. Di Maio è un uomo immorale e subdolo, quindi pericoloso. Scriverei ciò anche se i soci del centrodestra dovessero accettare per qualche oscuro motivo la sua proposta indecente, che in verità già ieri sera era stata respinta al mittente. Tre Papi, due presidenti degli Stati Uniti di sinistra, decine di statisti di ogni genere e quattro presidenti della Repubblica italiana si sono seduti con rispetto a tavoli con Berlusconi pur avendo su di lui giudizi severi e idee opposte. Chi crede di essere ‘sto Di Maio per non fare altrettanto? Come si permette di invitare Salvini a tradire in cambio di qualche poltrona. Impari a stare al mondo, impari a non dettare legge in casa d’altri e ricattare come fanno i mascalzoni e i dittatori. E prenda atto che, parafrasando uno slogan di successo: «No Berlusconi e Meloni no centrodestra». Perché i voti di Forza Italia e di Fratelli d’Italia non puzzano e non hanno la rogna.
È venuto il momento di smetterla con questa sceneggiata del «forno di destra». Basta perdere tempo appresso a questi ragazzini pieni di rabbia e arroganza. Da qualche parte, prima o poi, ci sarà pur un luogo dove tornare a parlare di politica seriamente e tra persone serie.
IL GIORNALE