Gelo di Mattarella: niente incarico a Matteo. Pesano i tentativi falliti e l’anima sovranista
La prossima mossa dev’essere ancora annunciata, ma salvo colpi di scena non è difficile da indovinare: dopo Elisabetta Casellati, il Capo dello Stato metterà quasi certamente in campo Roberto Fico. Si affiderà al presidente (grillino) della Camera come «pendant» della presidente (berlusconiana) del Senato. Il percorso logico sarà lo stesso. All’esploratrice che ieri è tornata da lui per riferirgli, Sergio Mattarella aveva chiesto di verificare se esiste una possibile maggioranza tra centrodestra e M5S. La risposta è stata zero spiragli, al massimo qualche spunto di riflessione. Fico sembra destinato a ricevere lo stesso mandato della sua dirimpettaia a Palazzo Madama, però speculare: a lui verrà sollecitata un’esplorazione sulla sinistra. Dovrà tastare il polso al Pd e capire se i «Dem» resteranno in eterno sull’Aventino oppure con i Cinque stelle accetteranno perlomeno di sedersi a un tavolo programmatico. In pratica, come Indiana Jones davanti a un geroglifico, Fico dovrà decrittare il «codice Renzi» che, finora, è stato più enigmatico di una sfinge.
Il nuovo mandato arriverà tra un paio di giorni, probabilmente lunedì. Ma nei partiti già si sta almanaccando sul suo «perimetro»: Fico dovrà davvero limitarsi a indagare sul secondo forno (il Pd) dopo che l’altro (il centrodestra) ha chiuso, oppure da Mattarella gli sarà consentito di lanciare un ultimo ponte tra Di Maio e Salvini? Sembra questione di lana caprina e, per certi versi, lo è dal momento che nessuno vieta ai protagonisti di approfondire questa ipotesi senza bisogno di Fico. Comunque sia, sul Colle il quesito non appassiona.
Ogni tentativo di riportare in vita l’asse grillo-leghista viene considerato lassù con notevole freddezza, se non proprio gelo. E non solo per le posizioni filo-russe di Salvini che hanno messo in allarme tutte le cancellerie europee. Moniti come quelli piovuti dagli Stati Uniti durante la crisi siriana sarebbe difficili da ignorare. E se davvero Salvini farà un comizio a Nizza il primo maggio con Marine Le Pen, si può immaginare come la prenderebbe l’attuale inquilino dell’Eliseo. Chiunque abbia la testa sulle spalle non può non valutare l’impatto internazionale di un eventuale governo a trazione sovranista. E ci sarà certamente un motivo se, dalle parti del Quirinale, nessuno prende sul serio il pressing di Salvini, che a gran voce pretende di essere incaricato. Tra i consiglieri del Presidente, l’interrogativo è: a quale titolo Mattarella dovrebbe metterlo alla prova? Se il leader della Lega volesse dar vita a un governo centrodestra-M5S, sarebbe addirittura il quarto tentativo in un mese dopo ben tre fallimenti, dunque somiglierebbe tanto a una scusa per perdere altro tempo. Qualora invece Salvini rompesse definitivamente con Berlusconi, quella sì che sarebbe una novità importante. Secondo alcune fonti parlamentari, la trattativa per mettere su un governo Giallo-Verde sarebbe molto avanzata, e addirittura potrebbe maturare entro il weekend. Ma perfino in quel caso la Lega peserebbe per il suo 17 per cento, al massimo potrebbe trascinare con sé la Meloni. Dunque, a rigore, l’eventuale pre-incarico conseguente a un accordo tra Salvini e Di Maio andrebbe conferito non a Matteo, bensì a Luigi che, elettoralmente, pesa quasi il doppio. Per convincere Mattarella a cambiare metro di giudizio, il capo politico dei Cinque stelle dovrebbe compiere un clamoroso passo indietro che però, al momento, non pare alle viste.
Ricostruzione smentita
Insomma, per quanto Salvini faccia la voce grossa, i suoi ultimatum non stanno facendo tremare i vetri del Quirinale. Vengono considerati parte del gioco politico. Altra cosa sono le bugie, le maldicenze, le «fake news» che abbondano in questa fase politica. Per esempio, il tentativo di addossare alla Casellati le colpe del fallito accordo tra centrodestra e Cinque stelle. Oppure certe altre voci fuori controllo. A questo proposito, dal Quirinale giunge una netta smentita alla ricostruzione, raccolta dalla Stampa in ambienti leghisti qualificati, del colloquio che ebbe luogo nel corso delle consultazioni tra il Presidente della Repubblica e la delegazione della Lega, guidata dal suo leader. Viene in particolare escluso che Mattarella abbia espresso opinioni circa la presenza o meno del Pd nel futuro governo. E chi conosce il riserbo del Presidente, non può nutrire dubbi a riguardo.
LA STAMPA