Salvini, occhio al Rolex
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Non so che tipo di orologio sia uso portare Matteo Salvini, ma se per caso fosse un Rolex al suo posto prenderei qualche precauzione, viste le pericolose frequentazioni di questi giorni.
Ieri un amico napoletano doc, e orgoglioso di esserlo, mi ha suggerito un’interessante chiave di lettura, vagamente razzista, di quello che è accaduto in politica dal 4 marzo in poi. Dice: «Un milanese (Salvini) non può trattare con due napoletani (Di Maio e Fico) senza perdere al gioco delle tre carte».
Lo abbiamo già scritto. È evidente che Di Maio considera Salvini l’utile idiota del suo progetto per arrivare a governare pur non avendo vinto le elezioni e che il suo corteggiamento alla Lega punta prima di tutto a rompere per sempre il centrodestra, cioè l’unica forza politica in grado di contrastarlo, stante l’implosione della sinistra. Per raggiungere l’obiettivo Di Maio si comporta appunto come i truffatori del gioco delle tre carte che appaiono e scompaiono per illudere e spellare il pollo di turno.
Io non penso che Salvini sia un pollo, ma sicuramente Di Maio è un guappo che tra giochi di prestigio e inganni sta cercando di truffare i giocatori della partita politica. Chi abbocca a gente simile nella speranza di vincere il montepremi (che alla prima mano i mascalzoni ti fanno vincere per illuderti che sei tu il più bravo e che non c’è trucco né inganno) non ha scampo. In breve ti si svuota il portafoglio e alla fine te ne vai scornato lasciando in pegno il Rolex. Dico questo perché mi sembra che Salvini non abbia rinunciato definitivamente all’idea di andare al governo insieme a Di Maio e soci, che poi, guarda caso, è l’unica possibilità concreta che i Cinquestelle hanno di entrare a Palazzo Chigi. Ora, è evidente che il governo migliore non esiste e non potrà mai esistere, ma perché insistere sul peggiore dei possibili quello con Di Maio – per il centrodestra, per la Lega stessa nel caso volesse strappare e andare da sola, e quindi per il Paese tutto?
Non so, non capiamo questa indecisione. Non sarebbe bello che il calcolo di Salvini fosse: se vinco, vinco da solo, governo con Di Maio e al diavolo il centrodestra; se perdo, abbiamo perso tutti e resto leader del centrodestra, ruolo che comunque mi darà più potere rispetto a quello di segretario della Lega. I leader, a differenza dei capetti, si dimostrano tali nei momenti difficili, come ha fatto Salvini fino ad ora. Speriamo continui a farlo.
IL GIORNALE