Una nuova cultura dell’ambiente
di MARIO CALABRESI
Lo scorso anno pubblicammo in prima pagina l’immagine di un cavalluccio marino che navigava trascinando un cotton fioc rosa. Attribuendogli sentimenti umani, si poteva dire che appariva fiero del suo trofeo. La foto, scattata in Indonesia, era allo stesso tempo divertente, delicata e drammatica. Ci raccontava lo stato dei nostri mari e la mancanza di una cultura dell’ambiente che metta al centro il recupero, il riciclo e il rispetto. Quel cotton fioc è arrivato a quel cavalluccio perché uno di noi lo ha buttato nel wc dopo essersi pulito le orecchie. Nessun filtro e nessun depuratore sarà mai in grado di fermarlo: è come se fosse stato gettato direttamente in mare. Così, ogni giorno, milioni di persone ripetono gesti devastanti e distruttivi.
Le isole di plastica negli oceani sono diventate argomento di cronaca mondiale, le bottigliette o i sacchetti in mare o sulla spiaggia fanno parte invece della nostra cronaca privata. Ci fanno compagnia ogni estate e fanno ormai parte del panorama che si tratti di boschi, prati o semplici giardini cittadini.
La sensazione diffusa è che la soglia d’allarme sia stata superata da un pezzo e che sia necessario e indispensabile costruire una nuova cultura dei rifiuti e una diversa sensibilità ambientale, così come nel tempo è stato fatto per il fumo o per gli incidenti stradali.
Oggi è la Giornata della Terra, la si celebra da quasi mezzo secolo, e ci è sembrata l’occasione giusta per cominciare un discorso che durerà un anno, fino al 22 aprile 2019. Ogni settimana vi racconteremo lo stato del Pianeta, dai rifiuti ai cambiamenti climatici, dalle politiche energetiche alle nuove tecnologie per combattere l’inquinamento, dall’impatto dell’agricoltura a quello del turismo, dalle leggi alle buone pratiche. Perché questa è una partita globale che chiama in causa ognuno di noi, fondamentale è imparare come si smaltisce, come si ricicla, come si possono tenere comportamenti virtuosi e sostenibili.
Oggi, con il numero speciale di Robinson al centro del giornale, potrete fare un viaggio storico, culturale e scientifico nel mondo della plastica, per capire quanto sia parte delle nostre vite e come sia possibile conviverci. Senza la plastica non sarebbe possibile isolare la corrente elettrica e non avremmo telefoni, computer, strumentazioni mediche e nemmeno le protesi per gli amputati, come ci racconta Alberto Cairo da Kabul. Non un mondo senza plastica, ma un mondo senza plastica nei mari, nei fiumi, nei boschi, nello stomaco delle balene, nei parchi dove giocano i nostri figli e nell’acqua che beviamo.Per un anno faremo opera di sensibilizzazione, ma anche iniziative pratiche nelle principali città italiane: insieme a istituzioni scientifiche, consorzi e associazioni ambientaliste, a cominciare da Legambiente, chiameremo a raccolta cittadini e lettori per riappropriarci degli spazi oggi invasi dai rifiuti.
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