Renzi torna in campo. “Un governo a tempo per riscrivere le regole”

francesca schianchi
roma
 

No a «fare i badanti a un governo M5S», ma disponibilità a «scrivere le regole insieme» se i vincitori delle elezioni proporranno «una legge elettorale e riforme costituzionali». A quasi due mesi dalla débâcle elettorale, nonostante la promessa di uscire di scena per indossare i panni del «senatore semplice di Scandicci», Matteo Renzi torna in tv, ospite di Fabio Fazio a «Che tempo che fa» per ribadire la linea di chiusura a un governo col Movimento. Di cui il leader stellato Di Maio prende atto con amarezza: «Noi ce l’abbiamo messa tutta per fare un governo, il Pd ha detto no ai temi per i cittadini e la pagheranno. Altro che discussione interna al Pd. Decide ancora tutto Renzi col suo ego smisurato».

 Nel giorno in cui Di Maio scrive una lettera-appello ai dem sul Corriere della Sera, a tre giorni dalla direzione Pd che dovrà decidere quale atteggiamento tenere nei confronti delle sue avance, il segretario dimissionario sceglie la trasmissione di prima serata per dare indicazioni precise su quello che definisce il suo «punto di vista», ma che, fa capire, è sufficiente per affossare qualunque accordo, visto che «i senatori Pd sono 52 e dovrebbero votare a favore in 48. Io non ne conosco uno disposto a farlo».

Il reggente Maurizio Martina, ignorato nelle parole dell’ex premier, chiederà alla direzione di ottenere il via libera all’incontro con i grillini: «Incontrare Di Maio è normale, magari in streaming; votare la fiducia a un governo Di Maio no. Altrimenti la gente non crede più nella democrazia, nell’esercizio del diritto di voto». Una chiusura totale a «fare i soci di minoranza di un partito azienda, la Casaleggio associati», non solo per gli insulti del passato («non è una ripicca, è dignità», giura), non solo per i due forni lasciati aperti a lungo da Di Maio («Franza o Spagna purché se magna»), ma per la diversità di opinioni, che volentieri rimarca: «Il reddito di cittadinanza non sta né in cielo né in terra: ma che è impossibile da fare glielo vadano a dire loro ai cittadini, senza usare il Pd come alibi». Sull’ipotesi di un governo senza Di Maio premier, evita un no secco: «Lo hanno escluso loro».

Detto questo, però, chiusa ogni prospettiva di accordo politico con il Movimento, Renzi, che arriva in studio dopo la partita della Fiorentina e si ferma nel retropalco a salutare l’allenatore della Roma Di Francesco, pure lui ospite da Fazio, lancia un’altra idea: quella di lavorare alle riforme costituzionali. Ferita aperta dal 4 dicembre del 2016 che segnò un fragoroso no alla sua proposta, è da lì, dice, che bisogna ripartire: «O Lega e M5S sono capaci di mettere in pratica le loro mirabolanti promesse, o si torna a votare – ma sarebbe un gigantesco schiaffo ai cittadini – oppure ci facciano una proposta di riforme». Il Pd, garantisce come se fosse ancora il segretario in carica, «è disponibile a sedersi a un tavolo e dire va bene», la sua idea è chiara: «La tentazione di un sistema alla francese che funzioni». Da discutere mentre a Palazzo Chigi siede quale governo? «Deciderà il presidente della Repubblica».

Così, in un Pd che ieri pomeriggio aspettava le sue parole per capire se ci fossero novità, piomba questa proposta che appare complicata da realizzare («ma sono questi i momenti migliori per mettere insieme tutti a discutere delle regole») ma darà materiale di discussione in direzione. E anche in casa Cinque stelle, dove Di Maio viene preceduto quasi a tempo reale da Max Bugani, consigliere comunale di Bologna vicino ai vertici stellati: «Quando vuol far ridere, sbaglia la battuta. Quando vuol fare lo statista – scrive su Facebook – pecca di arroganza».

LA STAMPA

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