Renzi rompe il silenzio: esecutivo del presidente per le riforme costituzionali, al M5s la proposta
Matteo Renzi va in tv da Fabio Fazio su Raiuno, rompe il silenzio sulla crisi istituzionale e azzoppa l’idea di un accordo di governo tra il Pd e il M5s. “Io penso che incontrarsi sia un bene – dice – si incontrano anche le due Coree, possiamo farlo pure noi con loro: ma in streaming”. Il che equivale evidentemente a escludere una vera trattativa. A meno di una settimana dalla direzione del Pd, Renzi guarda già alla prossima mossa del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. La sua proposta è un governo del presidente o istituzionale che serva a “scrivere le regole insieme”. E per tirare dentro il M5s, dice: “Hanno vinto, tocca a loro avanzare una proposta di riforma costituzionale”.
Pur dopo la sconfitta del 4 marzo, dopo le dimissioni da segretario del Pd, Renzi è il solito Renzi. Dopo tutte queste settimane di silenzio, il suo da Fazio non è un discorso sulla sconfitta del Pd, non è un aggiornamento di pensiero, non segna evoluzioni. Renzi è fermo al 4 dicembre 2016: “Da quando abbiamo perso il referendum, il paese è bloccato”. Argomentazione che sfrutta per chiudere al M5s e aprire ad un governo del presidente per fare le riforme costituzionali. Il governo, dice, “lo deciderà il presidente sulla base della maggioranza che si formerà in Parlamento”.
Dunque, monocameralismo e ballottaggio: Renzi torna alle sue riforme ma vuole che siano i cinquestelle a proporle, perché “hanno vinto loro e il centrodestra”. Obbligato il paragone con Macron in Francia: “Ha perso al primo turno, ora governa con il 23 per cento”.
Ma rivolgersi al M5s è un modo per tirarli dentro a un governo che evidentemente Mattarella tenterà di apparecchiare, se falliranno tutti gli altri tentativi, prima di convincersi a rimandare il Paese al voto. Per ora, Luigi Di Maio dice no: “Se fallisce il dialogo con il Pd, si torna al voto”, è il suo motto. Ma Renzi scommette che un estremo appello alla responsabilità da parte del Capo dello Stato possa cambiare i ‘no’ di adesso.
Sempre che non riparta il dialogo tra Matteo Salvini e Di Maio, dopo le regionali in Friuli. “Tocca a loro, se sono capaci – ripete Renzi – noi abbiamo perso e non possiamo tornare al governo con un gioco di palazzo, la gente non capirebbe. E poi su 52 senatori del Pd, ce ne vogliono almeno 48 per appoggiare un governo Di Maio. E io non conosco alcun senatore favorevole…”.
Ma c’è dell’altro. La proposta di legislatura costituente che stasera Renzi sviscera in tv, è di fatto la stessa avanzata da Dario Franceschini subito dopo le elezioni con un’intervista al Corriere della Sera. Mossa acuta da parte del segretario dimissionario, visto che proprio Franceschini guida la parte ‘dialogante’ del Pd, quella più possibilista su un accordo con il M5s o comunque interessata a sfilare a Renzi lo scettro della trattativa. Ecco, così Renzi se l’è ripreso, riducendo pure i rischi di spaccatura nel Pd.
Non a caso, proprio oggi anche il ministro Carlo Calenda parla di “governo istituzionale”. Proprio lui aveva minacciato di strappare la tessera del Pd, in caso di accordo con il cinquestelle. Da oggi, un’intesa tra i Dem e i pentastellati è decisamente più complicata, ma il Pd potrebbe uscirne incredibilmente unito anche alla prossima direzione.
L’HUFFPOST