Roma e Liverpool si ritrovano di fronte in un Olimpico da tutto esaurito

MATTEO DE SANTIS
roma

Il «grande mercoledì», come lo chiamò Bruno Pizzul 12390 giorni fa, è di nuovo arrivato. Come quel maledetto – nell’immaginario romanista – 30 maggio 1984, Roma e Liverpool si ritrovano di fronte in un Olimpico da tutto esaurito. Allora si giocavano la Coppa dei Campioni, adesso un posto al sole con il Real Madrid bicampione in carica nell’ultimo atto a Kiev. Dalla finale secca di trentaquattro anni fa all’andata della semifinale odierna, passando per un paio di doppi incroci tra Coppa Uefa e Champions, il verdetto del risultato o della qualificazione ha sempre detto Liverpool. E anche stasera, partendo dal 5-2 tinto di “red” ad Anfield, ci sono enormi probabilità che vada di nuovo a finire nella stessa maniera.

 

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La Roma, però, vuole riscrivere il suo libro dei miracoli, aggiornato all’epica rimonta rifilata al Barça nei quarti. Per riuscirci, dopotutto, serve un altro 3-0 (o 4-1): impresa quasi impossibile, come lo era alla vigilia del secondo round con Messi, ma stuzzicata dall’uno-due griffato Dzeko-Perotti che ha limitato i danni all’andata e sollecitata dal particolare rapporto romanista con il risultato desiderato (già rifilato a Chelsea e Barcellona in questa Champions e a Goterborg, Dinamo Berlino e Dundee nella Coppa dei Campioni del 1984) all’Olimpico.

«Dobbiamo credere di poter fare qualcosa di grande – dichiara forte e chiaro Eusebio Di Francesco – e di gettare il cuore oltre l’ostacolo. Non possiamo essere arrendevoli davanti a 70 mila tifosi. Ripetersi non è mai facile, ma con questo pubblico il desiderio di compiere un altro miracolo ci deve spingere a dare quel qualcosa in più che è mancato a Liverpool». Stasera, invece, mancheranno sicuramente gli infortunati Strootman e Perotti, nemmeno convocati. Nei sogni giallorossi di un remake della “Romantada”, teoricamente, al Liverpool spetterebbe il ruolo del Barcellona. «Ma noi non siamo il Barça e nemmeno il Chelsea», avvisa Jurgen Klopp. «Non siamo ancora qualificati. La Roma deve vincere 3-0: risultato non impossibile, ma anche difficile. Se ci riusciranno gli faremo i complimenti», la successiva precisazione tendente all’ottimismo.

 

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Divise da tre gol di scarto sul campo, unite dagli appelli ai tifosi fuori: Roma e Liverpool si augurano che il contorno dell’Olimpico sia di tutt’altro tipo rispetto a quello da caccia all’uomo nei dintorni di Anfield, con il tifoso irlandese Sean Cox finito in coma. «Venire allo stadio dovrà essere una gioia e un divertimento, al di là del risultato», l’appello di Di Francesco. «Spero che i tifosi si godano tranquillamente la partita. Complimenti alla Roma per essersi allenata con una maglietta speciale in onore di Sean Cox, un gesto bellissimo», la risposta di Klopp. Parole che si spera siano seguite da fatti concreti di civiltà: 5mila supporters del Liverpool annunciati (la maggior parte in arrivo in giornata), punto di ritrovo a Villa Borghese, navette per scortarli allo stadio, Olimpico blindato con più di mille agenti in azione, centro storico presidiato e divieto di vendita e trasporto di bevande alcoliche. Gli occhi del mondo, dopo le «scene terribili» (Pallotta dixit) dell’andata, sono rivolti su Roma: in palio non solo un posto in finale, ma anche la faccia. Il «grande mercoledì» può finalmente iniziare.

 

PROBABILI FORMAZIONI

20,45 – diretta tv su Canale 5 e Premium Sport

ROMA – LIVERPOOL (andata 2-5)

 

ROMA (4-3-3): 1 Alisson; 24 Florenzi, 44 Manolas, 20 Fazio, 11 Kolarov; 7 Pellegrini, 16 De Rossi, 4 Nainggolan; 14 Schick, 9 Dzeko, 92 El Shaarawy. All. Di Francesco.

LIVERPOOL (4-3-3): 1 Karius; 66 Alexander-Arnold, 6 Lovren, 4 Van Dijk, 26 Robertson; 5 Wijnaldum, 14 Henderson, 7 Milner; 11 Salah, 9 Firmino, 19 Mané. All. Klopp

ARBITRO: Skomina (Slovenia)

LA STAMPA

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