Zuckerberg: “Facebook è nato per migliorare il mondo, c’è chi l’ha usato per peggiorarlo”

Paolo Mastrolilli
inviato a san josè

Abbiamo sbagliato su privacy e sicurezza, e ci stiamo lavorando per garantirle in futuro. Questo però non deve fermare la nostra missione, che resta collegare tutto il mondo, e quindi dobbiamo continuare a costruire. E’ il messaggio centrale che Mark Zuckerberg ha lanciato aprendo F8, la conferenza dei developers di Facebook a San José.

 Il fondatore ha cominciato dalla crisi che negli ultimi tempi, tra lo scandalo di Cambridge Analytica e le operazioni di Mosca per condizionare i processi democratici, ha minacciato l’esistenza stessa della sua creatura, costringendolo a difenderla davanti al Congresso. «Abbiamo voluto Facebook – ha detto – per cambiare il mondo per il meglio, ma abbiamo visto che può essere usato anche per il peggio. Le interferenze russe nelle elezioni, la questione della privacy dei dati: stiamo investendo per cambiare. Nello stesso tempo, però, abbiamo anche la responsabilità di andare avanti con il resto delle iniziative che la comunità si aspetta da noi. Investire nella sicurezza è stata una decisione facile; la parte difficile era come muoversi sul resto». Quindi Zuckerberg è tornato a ricordare la missione originaria: «Facebook a cosa serve, per cosa si spende? Cosa perderebbe il mondo senza? Quando abbiamo cominciato nel 2004 sul web c’era tutto, tranne la gente. Cioè la cosa più importante per dare significato alle nostre vite. Non eravamo gli unici a costruire un servizio di comunicazione, ma noi abbiamo messo le persone al centro dell’esperienza. Mi sorprende quando poco ciò che produce la nostra industria metta la gente al primo posto.

La tecnologia serve ad avvicinarci, e la soluzione è concentrarla sulle persone e la relazioni. Nel perseguire questo obiettivo faremo errori, ci saranno conseguenze, e dovremo aggiustarle. Ma se noi non lavoriamo, il mondo non si muoverà in questa direzione da solo».

 

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Il primo punto di cui ha parlato Mark è stato quindi «come garantire la sicurezza delle persone», e poi i nuovi servizi. «Prima di tutto dobbiamo proteggere l’integrità delle nostre elezioni. Nel 2016 siamo stati lenti a capire le interferenze della Russia. Eravamo pronti agli attacchi tradizionali, tipo phishing e hacking, e su questo fronte abbiamo collaborato con le istituzioni rivelando ciò che sapevamo, ma non ci aspettavamo le azioni coordinate di interferenza lanciate da Mosca. Ne ho parlato con il team, ma non eravamo preparati per questo. Da allora in poi ci sono state elezioni importanti in Francia, Germania, Alabama, e ora siamo più pronti. Abbiamo sviluppato strumenti di intelligenza artificiale che trovano i fake accounts; abbiamo reso più trasparenti le pubblicità, chi le fa e perché. Entro la fine dell’anno Facebook avrà 20.000 persone che lavorano sulla sicurezza e la revisione dei contenuti. Questo è un importante anno elettorale, non solo per le midterm negli Usa, ma anche il voto in Messico, Brasile, India, Pakistan. Saremo più pronti».

 

Ma il problema non sono sole interferenze russe: «Oltre alle elezioni, dobbiamo combattere le fake news più ampiamente. La prima categoria sono gli spam, cioè gente che vuole semplicemente fare soldi. Li individueremo per togliere i loro ad, così non potranno più fare soldi. La seconda categoria sono i fake accounts. Dobbiamo cercare i cattivi attori, gli stati motivati politicamente, e dare ai revisori dei contenuti gli strumenti per combatterli. La terza categoria sono le persone reali che condividono cose false. Ora abbiamo gli strumenti per individuare e segnalare i contenuti fasulli, e mostrare articoli più accurati a chi li legge. Stiamo assumendo fact checkers in tutto il mondo, per controllare i contenuti in tutte le lingue di cui abbiamo bisogno».

 

L’altra emergenza riguarda la privacy dei dati: «Il caso di Cambridge Analytica è stata una violazione della fiducia da parte di un developer che ha venduto i dati. Non deve più succedere. Come prima cosa, limiteremo i dati che i developers possono chiedere alle persone. Secondo, cercheremo i cattivi attori per bandirli. Dovrete poter rimuovere le applicazioni che non volete. L’introduzione in Europa della General Data Protection Regulation vi consentirà di rivedere il controllo della privacy. Io so che la grande maggioranza dei developers lavora per costruire cose buone, ma proprio affinché tutti facciano cose buone, queste protezioni vi daranno una migliore capacità di lavorare».

 

Come esempio delle nuove iniziative, Mark ha lanciato Clear History: «Sul browser del vostro computer potete eliminare i cookies: lo stesso ora avverrà su Facebook. L’esperienza peggiorerà, ma è un controllo che pensiamo dobbiate avere». Quindi Zuckerberg ha rilanciato: «Investire in sicurezza e privacy è indispensabile, ma la sicurezza non è un problema che risolvi una volta per tutte. E’ come una corsa al riarmo, devi sempre essere davanti ai tuoi avversari. Quindi dobbiamo anche continuare a costruire i servizi per avvicinare la gente, lavorando alla nostra roadmap decennale».

 

A questo punto Mark ha chiuso la parte riservata ai problemi degli ultimi mesi, e ha aperto quella sui nuovi prodotti. «Cosa facciamo di buono con le nostre app? Facebook è divertente e utile, e la cosa buona è l’interazione. Il consumo passivo dei contenuti non lo è». Quindi ha elencato nuovi prodotti sviluppati a questo scopo, tipo Watch Party, che ti consente di «vedere in diretta in diretta un amico che testimonia al Congresso e commentare…», oppure il Join Group Button per facilitare la creazione di gruppi e comunità. «Un matrimonio su tre – ha spiegato – comincia online. Spesso incontro coppie che mi dicono di essersi incontrate su Facebook, mi mostrano i loro figli e mi ringraziano. Ma su Facebook ci sono circa 200 milioni di single, e quindi c’è qualcosa da fare in questo settore. Perciò abbiamo deciso di creare una feature per il dating, che non ha lo scopo di rimorchiare, ma costruire relazioni di lungo termine, nel rispetto della privacy».

Quindi Zuckerberg ha parlato di come intende potenziare il commercio e il business, cioè Marketplace, e come Instagram introdurrà i video live, le video chat e i camera effects. Il fondatore di WhatsApp Jan Koum ha deciso di lasciare Facebook, per contrasti relativi proprio all’indebolimento dell’uso della criptazione, ma Mark lo ha ringraziato evitando di entrare nei dettagli della sua uscita. Invece si è concertato sul lancio del group video calling. Discorso simile per Messenger, semplificato e potenziato con i camera effects.

 

Un annuncio importante è venuto nel settore della virtual reality, dove Facebook ha iniziato a vendere Oculus Go per 199 dollari, primo set stand alone portabile, che funziona senza collegamenti a computer o telefoni. L’obiettivo è avvicinare tutti alla realtà virtuale, consentendo di vedere non solo film, ma anche eventi live come concerti o gare sportive.

 

Zuckerberg ha concluso rilanciando il suo messaggio centrale: «Dobbiamo garantire la sicurezza, e continuare a costruire. La gente deve restare al centro, perché la cosa più importante di Facebook sono le relazione reali che puoi creare, dare voce alle persone, costruire le comunità e avvicinare il mondo. Dobbiamo continuare a costruire, per tenere viva la nostra idea. Questo è un momento importante. Dobbiamo garantire che la gente sia più sicura, e lo faremo, ma dobbiamo anche continuare a costruire la nostra visione».

LA STAMPA

 

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