Di Maio a Salvini: “Scegliamo insieme un premier terzo ma no a Berlusconi. E nel programma reddito di cittadinanza e Fornero”

ROMA – “Se il punto è realizzare qualcosa per gli italiani, un programma elettorale, e l’ostacolo sono io, le persone devono sapere che quell’impuntatura non c’è. Se è per il bene delle persone, io faccio un passo indietro. E a Salvini dico: scegliamo insieme il presidente del Consiglio a condizione che sia a capo di un governo M5-Lega e realizzi il reddito di cittadinanza e l’abolizione della legge Fornero. Una soluzione dobbiamo trovarla. Se dovesse arrivare un’altra chiusura, anche in virtù di quello che vedo nei sondaggi, non avremmo alcun problema nel ritornare al voto. Con un governo tecnico, il problema è la connessione con il Paese”. Così Luigi Di Maio, ospite di Lucia Annunziata a In mezz’ora su Raitre, annuncia il passo indietro sulla premiership alla vigilia delle nuove consultazioni al Colle.

Di Maio a Salvini: “Scegliamo insieme un premier terzo. No a governo dei tecnici”

Un premier a 5 stelle o della Lega? “L’ultimo dei problemi”, è la risposta. Si può trovare “anche fuori dei due partiti, un profilo terzo”.

Di Maio però ribadisce la chiusura a Berlusconi. “Finché Salvini diceva che il premier deve essere del centrodestra, io facevo argine. Ma la questione è Berlusconi: apparteniamo a epoche politiche diverse. Ora siamo in un’altra fase, i politici fanno un passo indetro e i cittadini uno avanti. È difficile immaginare che un vecchio politico possa realizzare il reddito di cittadinanza”.

Cosa dovrebbe essere cambiato per Berlusconi perché accetti il passo indietro? “Oltre l’accordo per un governo M5s-Lega con un premier condiviso non si va”. Basta un ruolo non di primo piano per Berlusconi? “Noi proponiamo un governo politico con la Lega su alcuni punti, ma via Berlusconi. Cosa farà Berlusconi non lo so. Sono speranzoso. In questo periodo la più grande beffa è che noi ci abbiamo provato in tutti i modi, anche col Pd. Ma anche lì si è capito che valevano più le dinamiche interne. La speranza di poter fare qualcosa di buono per l’Italia io non l’ho mai persa. Credevo che sarebbe stato dificile, ma non impossibile”.

Poi il capitolo del forno chiuso con il Pd. “Mettiamola così: se il presidente Roberto Fico riceve un incarico esplorativo dal Presidente della Repubblica e il Pd di fronte a quell’incaricato dice che c’è una disponibilità al dialogo e in quella delegazione ci sono i due capigruppo renziani… Ha meravigliato un po’ tutti l’intervista di Renzi da Fazio che ha fatto saltare il tavolo. Non credo che il Pd e il reggente Martina aprissero ai Cinque Stelle senza aver consultato il partito internamente. Ora sento il Pd dire ‘ci siamo a un governo istituzionale’. Dunque l’unica preoccupazione era impedire al M5S di governare al costo di andare al governo con il centrodestra, questo lo dovranno spiegare ai loro elettori”.

Infine, il tema del governo del presidente. “Il Quirinale sa che il M5s è stato lineare nel raccontare la propria linea. E la sua contrarietà a governi tecnici o del presidente. per la non connessione con i problemi della gente. Prendere persone non votate è anche un grande problema per il Paese, la gente si scoraggia nel vedere gente che non ha scelto. Se non è possibile un governo politico si torni al voto”.

Fossi in Mattarella, rileva Annunziata, mi sentirei tirato per la giacca. “Noi stiamo provando in tutti i modi a dare una soluzione politica al presidente presidente della Repubblica, figura di garanzia che riconosciamo e sul quale non vogliamo fare pressioni. Ma se siamo a questo punto, Se si parla di governo del presidente è perché le forze politiche non si sono assunte le loro responsabilità. E noi non voteremmo la fiducia a un governo tecnico”.

Se alla guida di quel governo ci fosse una figura come Rodotà, che voi volevate? “Separiamo i discorsi. Allora si parlava del presidente della Repubblica, garante di tutti. Qui del presidente del Consiglio, chi deve fare per il Paese”.

Poi, una frase sulla democrazia destinata a far discutere. “Quale può essere l’effetto sul Movimento del rifiuto di due forze politiche chiamate a dialogare con noi? E si riceve solo il due di picche, per la regia di Renzi e Berlusconi? Il grave rischio è che una forza come la nostra, votata da 11 milioni di persone, si allontani dalla democrazia rappresentativa. La disaffezione alle istituzioni della Repubblica. Non sta succedendo, ma il rischio cè, la gente non ci crede più”.

In caso di fallimento, per Di Maio non resta che il voto. “Io sono convinto del fatto che si può votare a fine giugno o inizio luglio. Il Parlamento sta lavorando in commissione speciale. Il governo ha presentato il Def e lo esamineremo. Ora bisogna fissare in una legge quello che il Def prevede. Sarà una manovrina o a luglio, o a ottobre, per scongiurare l’aumento dell’Iva. C’è disponibilità del M5s a tenere i conti in ordine, ma quello che non posso tollerare che per evitare problemi ci sia un governo che non rispecchia il Paese”, dice Di Maio. Difficile che si voti così presto, andrebbe bene un prolungamento dell’esecutivo Gentiloni per l’amministrazione corrente in attesa di votare? “Il presidente manderebbe alle Camere un governo che non ha la maggioranza. Chiedo, perché a me nessuno ha fatto proposte”.

Quanto a Grillo, che ha detto di essere a favore del referendum sull’euro: “Lui è uno spirito libero. Noi vogliamo andare al governo per andare in Europa e modificare alcuni trattati. Però bisogna riflettere sul fatto che se la democrazia rappresentativa non funziona, bisognerà ingegnarsi con strumenti di democrazia diretta. Il M5s è argine a derive di radicalizzazione, ora c’è un movimento che si è convinto che la strada istituzionale per cambiare il paese sia la strada giusta. Ma non ci mettano in condizioni di dire che le istituzioni escludono la prima forza politica in Italia”. Basterà questo passo indietro di Di Maio per sbloccare la partita del governo? Una risposta probabilmente già stasera dall’atteso vertice di centrodestra a Palazzo Grazioli

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