Lega e M5S trattano, braccio di ferro sul premier. Di Maio e Salvini restano fuori

ilario lombardo
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«La Lega vuole troppe cose…». Una fonte autorevole dell’entourage di Luigi Di Maio spiega dove la trattativa potrebbe incagliarsi di nuovo. Non subito ma dopo che sarà metabolizzato il passo indietro di Silvio Berlusconi, pronto ad accomodarsi in un’opposizione creativa. Non ci sono più alibi. Perché dietro al dibattito sull’ex Cavaliere si agitano altre questioni da risolvere e ci sono nodi da sciogliere in fretta per dare un governo all’Italia. E bisogna sfoltire molto dalle indiscrezioni che affollano queste ore, per capire quale sia il reale orizzonte di questo accordo. Primo tema: la premiership. Non proprio un dettaglio. Sergio Mattarella ha concesso 24 ore in più ma vuole sapere quanto siano solide le basi di questo accordo. Non c’è il nome definitivo per Palazzo Chigi. Ci sono ipotesi e desiderata. Molto però dipenderà dal peso politico di questo governo e da cosa faranno Di Maio e Salvini, leader e azionisti dell’esecutivo. E questo è il secondo tema. Il terzo è quanto davvero Berlusconi si farà di lato, quanta influenza avrà sulla Lega e sulla maggioranza.

 Partiamo da qui. Se Lega e 5 Stelle avranno più autonomia d’azione, il peso politico del governo aumenterà e il baricentro si sposterà su Palazzo Chigi. Ma da quanto si apprende, entrambi sanno che il limite di un’alleanza che nasce in un groviglio di veti e su programmi molto diversi, è proprio sull’agibilità. Si possono fare poche cose di iniziativa governativa ma importanti. Il M5S metterà sicuramente sul piatto il reddito di cittadinanza. La Lega non potrà indietreggiare sulla questione migranti, che potrebbe essere la prima ragione di scontro con i grillini, all’alba di una nuova stagione di sbarchi.<

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Per il resto sarà un governo a forte spinta parlamentare. Disimpegnerebbe i due leader che non a caso stanno pensando di non entrare nella squadra di governo e di guidare l’esecutivo da fuori, da capi partito. O meglio: se come pare, Salvini sembra intenzionato a restarne fuori, Di Maio starebbe meditando di fare lo stesso per non lasciare un vantaggio competitivo al leghista in caso di fallimento. È un’ipotesi che sta crescendo nel M5S. Uno degli schemi di gioco allo studio era di mettere un terzo nome a Palazzo Chigi e conservare due posti da vicepremier per Di Maio e Salvini. Ed è più di una suggestione che possa essere Enrico Giovannini o un profilo simile, rassicurante, sponsorizzato dal Colle. Ma il leghista è tentato da un altro schema: strappare il ruolo di presidente del Consiglio per il fedelissimo Giancarlo Giorgetti, il bocconiano che ha trattato con i 5 Stelle: dalla sua ha di essere gradito a Di Maio, non dispiace al Quirinale, ha contatti nella City e buone entrature in Usa, ed è l’esponente del Carroccio che spaventa meno Bruxelles. Sul nome di Giorgetti è partita la giostra delle conferme e delle smentite. Dopo essersi esposto favorevolmente, Di Maio avrebbe frenato. Vuole guadagnare margini nella trattativa. Ma è anche vero che il M5S paga il fatto di non avere un’alternativa forte al nome di Di Maio. Dal M5S smentiscono le voci fatte filtrare da ambienti leghisti che il capo politico grillino si sarebbe impuntato nuovamente per avere per sé la premiership. «Ho detto che faccio un passo indietro, io mantengo la parola», conferma. L’altro nome della Lega è quella dell’avvocato Giulia Bongiorno, oggi senatrice, dopo essere passata da Gianfranco Fini e Mario Monti. Certo, è stata la legale di Giulio Andreotti nel processo sulla mafia, ma non dispiace ai 5 Stelle. «Si è immolata contro le leggi porcata sulla giustizia di Berlusconi», spiega Vittorio Ferraresi, grillino della commissione Giustizia.

 

Berlusconi nelle prossime ore assisterà da spettatore: «Vediamo se nascerà questo governo» dice. I 5 stelle ora raffredderanno i motori con cui erano pronti a far partire la campagna elettorale e dovranno apparecchiare il più presto possibile un incontro con la Lega. «Dobbiamo rimettere al centro i temi», spiega Di Maio che ha annullato gli appuntamenti di oggi a Parma e a Imola. Poi si parlerà di nomi, incarichi e premiership. I grillini sperano negli Esteri e vogliono il Lavoro, inoltre non dispiaceva Guido Crosetto per la Difesa ma pare che Fratelli d’Italia seguirà Berlusconi. Danilo Toninelli e il leghista Raffaele Volpi si giocano il posto alle Riforme e ai Rapporti con il Parlamento. La Lega vuole lo Sviluppo economico anche per garantire l’alleato azzurro (qui c’è il dipartimento Telecomunicazioni). Giorgetti potrebbe essere la scelta se non farà il premier e se al Tesoro Mattarella chiederà un tecnico. Ora si comincia a fare sul serio.

LA STAMPA

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