Calenda: “Un altro caso di populismo sindacale”
Incomprensibile», così il ministro dello Sviluppo definisce l’epilogo della vicenda Ilva. «Una cosa – spiega Carlo Calenda – che sta a metà tra il populismo sindacale e il sindacalismo politico. Avevamo messo in piedi un meccanismo per il quale non solo nessuno sarebbe stato licenziato ma a tutti sarebbe stato offerto un posto a tempo indeterminato e gli stessi diritti e retribuzioni del contratto precedente. I sindacati lo hanno respinto. Ora la palla passa al nuovo governo».
«Spero. Di certo per loro si apre immediatamente un grosso problema visto che a luglio Ilva esaurisce la cassa e a fine giugno scadono i termini per completare l’intesa con Mittal».
I sindacati pretendono che tutti i 14mila dell’Ilva vengano assunti da Arcelor Mittal.
«Già oggi Ilva impiega molte meno persone visti contratti di solidarietà e cig. Aggiungo poi che se i sindacati chiedono di assumere 14.000 unità avendo già in mente la possibilità di esuberi successivi, non si rendono conto che i lavoratori non potrebbero godere a quel punto dei 5 anni di cassintegrazione, di incentivi all’esodo da 100.000 euro e dell’impegno delle due Società di Cornigliano e Taranto ad assumere chi, al 2023, rimarrà in amministrazione straordinaria. Quando si afferma, come se fosse una colpa, che il negoziato per da 8.500 assunzioni a 10.000 è stato condotto esclusivamente dal Governo beh, allora, vuol proprio dire che qualcosa non va».
Per qualche sindacalista lei non è più legittimato a trattare…
«A sostenerlo sono state Fiom e Usb utilizzando peraltro le stesse identiche parole di Emiliano ma il tavolo non si è concluso per questo. Ho preso atto che la nostra proposta era stata definita irricevibile da parte di tutti, anche se la Cisl ha usato toni nettamente diversi dagli altri».
Non siete arrivati troppo tardi?
«Il Governo ha lasciato all’autonomia delle parti la possibilità di continuare a negoziare. Abbiamo fatto 32 incontri senza nessun risultato. A questo punto con l’avvicinarsi delle scadenze e il cambio di Governo ho ritenuto responsabile fare un ultimo tentativo».
Andata male…
«In realtà credo non ci fosse alcuna intenzione di chiudere. Un po’ per ragioni politiche ed un po’ perché, forse, qualcuno ha ritenuto più conveniente non assumersi la responsabilità di firmare l’intesa, obbligando Mittal, per comprare l’azienda, a procedere direttamente con le assunzioni individuali per poi far partire le mobilitazioni rituali. Magari c’è anche chi spera che col nuovo governo si possa riparlare di nazionalizzazione, ma vorrei segnalare che si tratta di una pia illusione».
Deluso? Arrabbiato?
«Molto deluso. Abbiamo combattuto in Europa e in Italia per rilanciare la fabbrica. Lo Stato ha finanziato Ilva con 900 milioni. Abbiamo imposto standard ambientali all’avanguardia nel mondo. Ci sono 5,3 miliardi tra prezzo di vendita e investimenti. In nessun Paese al mondo un investimento in un’area depressa verrebbe “accolto” così. Dai ricorsi di Emiliano alle dichiarazioni irresponsabili dell’M5s che vorrebbero convertirla in una università per il turismo. Per fortuna abbiamo potuto contare sulla più che leale collaborazione del Governatore Toti, del Sindaco di Genova ed alla fine anche di quello di Taranto. Penso che in Italia abbiamo un serio problema di populismo sindacale, già purtroppo sperimentato con Almaviva e Alitalia».
Bel guaio per il nuovo governo.
«Non solo un bel guaio, ma anche da affrontare in tempi molto brevi. Io avrei avuto tutto l’interesse a dire che il governo, dopo aver trovato un investitore, recuperato un miliardo dai Riva per le bonifiche ed ottenuto l’ok dell’Antitrust europeo – che Emiliano e Fiom giudicavano impossibile – aveva fatto il suo dovere. In fondo, il negoziato compete alle parti ed un suo fallimento sarebbe stato esclusivamente imputabile a loro. Per senso di responsabilità abbiamo deciso di provare a fare questo tentativo lavorando notte e giorno. Ed ero pronto a rimanere in seduta permanente fino al giuramento del nuovo Governo. La posizione di totale chiusura di Uilm, Fiom e Usb ha fatto cadere ogni possibilità».
Impossibile riaprire il negoziato?
«Per me si, il Governo è alle ultime ore ma certamente andrà ripreso dalle parti. Io voglio solo esser certo che gli operai dell’Ilva siano consapevoli di quello a cui hanno rinunciato. Per questo ho fatto pubblicare la bozza di accordo sul sito del Mise. Non voglio che il Governo, qualsiasi esso sia, si trovi ad essere messo sul banco degli imputati, come è accaduto per Almaviva e Alitalia, dagli stessi sindacati che bocciando accordi giusti e ragionevoli hanno posto le premesse per licenziamenti collettivi e sperpero di soldi dei cittadini».
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