Ancora lontana l’intesa sull’Ilva. M5S-Lega, ecco la prima spina
La vicenda Ilva rischia di essere uno dei nodi più difficili da sciogliere per la nascita del governo M5S-Lega. Anche oggi, nel corso dei colloqui tra i due partiti per la definizione dell’accordo di governo, non è stato possibile trovare un’intesa. Anzi: raggiungere una quadra pare decisamente complicato. Da una parte la posizione dei pentastellati, che sia a livello locale che nazionale non osteggiano la linea di una drastica ristrutturazione dell’acciaieria in senso ambientale, sulla linea del governatore pugliese Michele Emiliano. Il M5S non esclude esplicitamente neanche l’opzione della chiusura dello stabilimento, e di tutto parleranno in un incontro con i sindacati a Taranto. Sull’altro fronte la Lega, che sembra orientata a difendere il traballante accordo tra il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda e ArcelorMittal per la vendita della fabbrica. «Sostenere che l’Ilva va chiusa è inaccettabile – ha detto il parlamentare eletto in Puglia Rossano Sasso – nessun posto di lavoro deve andare perso, così come non si può perdere o far scappare l’acquirente».
Intanto, in attesa di chiarimenti sul destino e le proposte del futuro esecutivo giallo-verde, oggi è continuato il confronto a distanza tra il ministro Calenda e tutti gli altri protagonisti sindacali e istituzionali della vicenda Ilva. Calenda difende la bontà della sua proposta d’intesa, che non va al di là dell’accordo già stipulato dal ministro con Arcelor Mittal, e dunque è stato bocciato dai sindacati metalmeccanici perché non garantisce tutti gli attuali dipendenti di Ilva.
«La porta del ministero è sempre aperta. La proposta c’è, il tempo è poco» dice Calenda, rispondendo alla segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, che chiede di riprendere a trattare. Giovedì il ministro aveva accusato (sostanzialmente tutte) le organizzazioni di «populismo sindacale». Oggi i sindacati gli hanno risposto di voler trattare, ma che «per poter raggiungere un’intesa serve il passaggio a Mittal di tutti i lavoratori, la salvaguardia del loro rapporto di lavoro e la salvaguardia delle retribuzioni», come dice la leader Cgil Susanna Camusso.
E mentre M.Lakshmi N.Mittal, presidente e direttore generale del gruppo indiano, conferma di sperare di chiudere l’acquisizione di Ilva alla fine del secondo trimestre di quest’anno, ieri è continuato furiosissimo il duello a suon di tweet e dichiarazioni tra Calenda e il resto del mondo. «Ha fallito perché incapace, spero nel nuovo governo», accusa il governatore pugliese Michele Emiliano. «Meno tweet e più trattativa», dice il segretario Fiom-Cgil Maurizio Landini. «Meno ideologia e più presenza ai tavoli», gli replica il ministro.
Intanto, da lunedì inizieranno le assemblee nello stabilimento Ilva di Taranto a conclusione delle quali (entro una decina di giorni) si decideranno eventuali forme di mobilitazione dopo la rottura della trattativa sindacale.
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