Apre l’Ambasciata Usa a Gerusalemme. Scontri al confine con Gaza: uccisi 59 palestinesi, 2.771 feriti
Almeno 59 palestinesi sono rimasti uccisi al confine con Gaza durante le manifestazioni contro il trasferimento dell’ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme. Tra questi una bambina di 8 mesi, Leila al-Ghandhour, che i genitori avevano portato con sé alla manifestazione, vicino alla recinzione del confine, e aveva inalato i gas lacrimogeni lanciati dalle forze di sicurezza israeliane per disperdere la folla. E’ il bilancio più sanguinoso dalla guerra del 2014 e dal 31 marzo, quando è cominciato un mese e mezzo di mobilitazione da parte di Hamas ma ora anche di Al-Fatah in Cisgiordania, dove ieri ci sono stati scontri, in particolare al valico di Qalandia a Gerusalemme Est. I feriti sono 2.771, fra cui 1.359 da proiettili esplosi dai soldati, 130 in gravi condizioni. Il bilancio è del ministero della Salute di Gaza, citato dall’agenzia di stampa palestinese Wafa. L’esercito israeliano ha stimato la presenza di 10 mila palestinesi in 10 posizioni lungo i confini della Striscia di Gaza, oltre a migliaia di palestinesi nelle tende installate vicino al confine.
Ambasciata Usa a Gerusalemme, Hamas punta a guidare la battaglia
L’esercito ha praticamente raddoppiato gli uomini sia in Cisgiordania sia al confine con la Striscia di Gaza dove oggi sono annunciate nuove manifestazioni e dove è in corso lo sciopero generale proclamato dall’Autorità nazionale palestinese. Un migliaio di poliziotti israeliani sono stati dispiegati a Gerusalemme per garantire la sicurezza dell’ambasciata. Jet dell’esercito israeliano hanno lanciato volantini sull’enclave palestinese esortando gli abitanti a non lasciarsi manovrare da Hamas come delle marionette e a restare lontani dal confine con lo Stato ebraico. «L’esercito israeliano – si legge nel volantino in arabo – è pronto ad affrontare qualsiasi scenario e agirà contro ogni tentativo di danneggiare la barriera di sicurezza o colpire militari o civili israeliani».
Decine di morti a Gaza per gli scontri dopo l’apertura dell’ambasciata Usa a Gerusalemme
Avvertimenti simili ma di segno opposto sono stati lanciati da Hamas nei giorni scorsi: in un video in ebraico il movimento islamico si è appellato agli abitanti delle comunità israeliane vicino al confine con Gaza, esortandoli ad andarsene. «Siete stati avvisati, attraverseremo il confine e raggiungeremo tutte le vostre comunità. Non moriremo da soli». Anche il leader di al-Qaeda, Ayman al-Zawahiri, ha lanciato un appello alla jihad, sottolineando che Trump, «è stato chiaro ed esplicito, e ha rivelato la vera faccia della Crociata moderna: l’essere accomodante non funziona con loro, ma solo la resistenza attraverso la jihad».
Trump non era presente alla cerimonia ma in sua vece ha inviato la figlia Ivanka con il marito Jared Kushner, insieme al segretario al Tesoro, Steve Mnuchin, e al vice segretario di Stato, John Sullivan. L’evento è iniziato alle 16, ora locale, le 15 italiane, e ha visto la partecipazione di centinaia di invitati. Tra i rappresentanti dei 32 Paesi che hanno preso parte all’evento, ci sono anche 4 Paesi europei – Austria, Repubblica Ceca, Ungheria e Romania – nonostante la ferma condanna di Bruxelles per la decisione di Washington. I delegati europei non hanno partecipato così come quelli di Russia, Egitto e Messico.
L’ambasciatore americano, David Friedman, parlando ieri mattina alla Orthodox Union Organization, ha ringraziato Trump per «il suo coraggio e la sua visione» e «il dipartimento di Stato che ha fatto un lavoro impressionante». Friedman ha quindi sottolineato di aver «ricevuto sostegno da due cari amici che hanno lavorato per rafforzare le relazioni tra Israele e gli Stati Uniti, Jared Kushner e Jason Greenblatt», rappresentante speciale americano per i negoziati internazionali. Calorosi ringraziamenti a Trump sono stati espressi dal premier israeliano, Benjamin Netanyahu, che ha esortato altri Paesi a trasferire le proprie ambasciate a Gerusalemme.
«La responsabilità di quanto sta accadendo è chiaramente di Hamas che sta intenzionalmente provocando la risposta di Israele. Israele ha il diritto di difendersi». Raj Shah, vice portavoce della Casa Bianca, nel briefing con la stampa ha risposto così in serata a una domanda sugli scontri.
I vertici del Pentagono e dell’esercito Usa – temendo attacchi in seguito all’apertura dell’ambasciata Usa a Gerusalemme e agli scontri delle ultime ore tra israeliani e palestinesi – hanno deciso di rafforzare la sicurezza attorno alle ambasciate di Israele, Turchia e Giordania, inviando decine di Marines.
Ulteriori rinforzi – secondo fonti della difesa americana – potrebbero essere dislocati anche in altri Paesi come Libano, Egitto e Pakistan.
A seguito degli scontri di ieri, il Sudafrica ha richiamato l’ambasciatore in Israele, mentre la Turchia ha richiamato per consultazioni i suoi ambasciatori in Usa e Israele. Il governo di Ankara ha inoltre decretato 3 giorni di lutto nazionale. Ieri in serata gli Stati Uniti hanno bloccato al Consiglio di Sicurezza Onu una richiesta di «inchiesta indipendente» invocata dai Paesi arabi attraverso l’ambasciatore del Kuwait.
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