I sovranisti ora fanno paura e la Ue si affida a Berlusconi

Nel centrodestra le perplessità sull’operazione Lega-Cinquestelle sono sempre più visibili e manifeste.

Sia Forza Italia che Fratelli d’Italia prendono sempre più le distanze dal possibile governo giallo-verde. Le critiche sono sempre più mirate e circostanziate, la sensazione è che la sintesi sia impossibile e ci si trovi di fronte a un vicolo cieco, anche se l’esecutivo dovesse partire. In ogni caso la linea è quella di non adottare toni troppo affilati perché «se salta tutto deve essere chiaro che è soltanto una loro responsabilità».

Silvio Berlusconi finora ha evitato commenti, ma oggi a Sofia per la riunione dei leader del Partito Popolare Europeo fissata prima del summit tra Unione Europea e Paesi dei Balcani occidentali – la sua prima apparizione pubblica all’indomani della riabilitazione giudiziaria – dirà la sua sull’evoluzione del quadro politico italiano. Nei giorni scorsi, peraltro, attraverso Antonio Tajani si è già confrontato telefonicamente con alcuni leader europei – tra questi il presidente del Ppe Joseph Daul – che preoccupati lo hanno interpellato telefonicamente per chiedere lumi sulla situazione italiana. A Sofia è facile prevedere che ribadirà la centralità di Forza Italia come forza di garanzia pronta a vigilare contro l’avanzare dei populismi, in salsa lepenista o grillina e contro le spinte anti-europee.

Di certo l’impressione diffusa dentro Forza Italia è che i nodi da sciogliere siano troppi, tanto sui nomi, premier in testa, quanto sul programma. A pesare sulla trattativa anche il doppio allarme arrivato da Bruxelles, sui conti pubblici (da parte di Valdis Dombrovskis, vicepresidente della Commissione Ue) e sulla gestione dell’immigrazione clandestina (a opera del commissario europeo alla Migrazione Dimitris Avramopoulos). Berlusconi e Salvini restano comunque in costante contatto, la volontà di tenere unito il centrodestra è salda e il presidente di Forza Italia continuerà a seguire la vicenda «in modo onesto e leale secondo i principi di responsabilità e trasparenza nei confronti degli alleati», per dirla con Licia Ronzulli. Mara Carfagna, invece, «apprezza gli sforzi del nostro alleato Salvini, che prova a dare un governo stabile al Paese restando fedele al programma di centrodestra». «Questo governo non ci appartiene, Forza Italia non vuole nulla e non chiede nulla», è invece la sintesi di Anna Maria Bernini.

Il giudizio definitivo, comunque, arriverà soltanto alla fine, quando sarà chiaro il profilo di questo esecutivo. E la convinzione è che entro due giorni il destino dell’esperimento populista sarà delineato, nel bene o nel male. Il rischio, però, dice qualcuno, è che «Salvini in questa operazione rischi di bruciarsi».

Sestino Giacomoni propone, invece, un nome nuovo per risolvere il difficile casting per la premiership di M5s e Lega: Silvio Berlusconi. «Potremmo suggerire un’idea: abbiamo un grande imprenditore che non si è candidato alle ultime elezioni – quindi è esterno -, ma ha una grande esperienza politica e una grande credibilità internazionale. Ha in testa un programma forte e chiaro. Ha già dimostrato di saper governare, tenendo sotto controllo il fenomeno dell’immigrazione, creando milioni di posti di lavoro e aiutando chi resta indietro, attraverso la social card e l’aumento delle pensioni minime. Quindi, se veramente Di Maio e Salvini volessero dare un governo al Paese, dovrebbero solo chiedere al Presidente Berlusconi di fare un passo avanti. A quel punto in pochissimo tempo nascerebbe un governo serio, forte, credibile e autorevole che saprebbe difendere veramente gli interessi dell’Italia in Europa e nel mondo».

IL GIORNALE

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