Lo spread sfonda quota 150. Piazza Affari in rosso (-2,3%) sconta il contratto M5S-Lega

 

Giornata nera per Piazza Affari, sotto schiaffo dell’incertezza politica e soprattutto delle indiscrezioni emerse sulla prima bozza del contratto stilato tra Movimento 5 Stelle e Lega. Bozza che prevede la richiesta alla Bce dell’azzeramento di debiti per 250 miliardi di euro. Le notizie hanno spinto lo spread sopra i 150 punti (esattamente a 151), in rialzo di venti punti sui livelli di ieri. Sul finale il FTSE MIBha accusato un ribasso del 2,32%, andando in controtendenza con gli indici europei, che hanno tutti chiuso con un bilancio positivo.

Mediaset e banche sotto il tiro delle vendite

A Piazza Affari Mediasett è scivolata del 5,28%, pagando dazio non solamente alle vendite generalizzate sul mercato italiano, ma anche ai risultati trimestrali giudicati deludenti, con l’utile diminuito del 78% a 3,5 milioni di euro, su ricavi in flessione del 3,2% a 860,6 milioni di euro. Rimane inoltre il rebus della raccolta pubblicitaria rimasta piatta nei primi 4 mesi dell’anno e nonostante la società conti su un miglioramento nei prossimi mesi, grazie al traino delle partite dei Mondiali. Equita ha ricordato che Vivendi da un momento all’altro potrebbe anche decidere di vendere la propria quota, pari quasi al 30% del capitale, provocando uno scossone sul mercato

Banche sotto il tiro delle vendite

Sono state colpite dalle vendite anche le azioni delle banche, risentendo anche dell’andamento dei titoli di Stato, con il rendimento del decennale salito sopra il 2%. La tendenza rialzista dei tassi è generalizzata in tutto il mondo (il rendimento dei Treasury è salito oltre il 3%), ma ovviamente il movimento dei titoli italiani è stato amplificato dalla situazione politica. CosìUnicredit ha lasciato sul parterre il 4,7%, Banco Bpmil 5,3% eUbi Bancai il 3,27%. Finecobank ha accusato uno scivolone del 5,47%. E’ andato male anche il risparmio gestito, con Banca Mediolanumche ha perso il 4,1%. L’incertezza politica ha incoraggiato le vendite su Enel(-3,7%), Eni (-1,35%) e Telecom Italia(-4%), quest’ultima anche nell’attesa dei conti del primo trimestre.

In volata Saipem su report di Morgan Stanley, argina calo Ferrari

Si sono messe in evidenza le Saipem (+12,2%), beneficiando di un report favorevole targato Morgan Stanley, che scommette sul prezzo del greggio a 90 dollari al barile. Report che ha acceso i riflettori anche su Tenaris. Sul finale hanno arginato le perdite Ferrari (-0,3%) e Fiat Chrysler Automobiles (-0,6%), complice il fatto che nei giorni scorsi avevano entrambi perso quota risentendo delle minacce di dazi al comparto auto da parte del presidente Usa, Donald Trump. In più per la casa guidata da Sergio Marchionne è scattato il conto alla rovescia per la presentazione del piano industriale, in calendario il primo giugno. Hanno invertito rotta le Moncler (+0,88%) e le Salvatore Ferragamo(+0,6%). Anche Buzzi Unicem ha difeso le pozioni.

Vittoria la migliore del listino, bene Acsm-Agam

Fuori dal paniere principale, sono volate del 19,73% le Vittoria Assicurazioni, dopo l’opas promossa dal patron della compagnia, Carlo Acutis. che attraverso la holding Vittoria Capital già detiene il 51% dei titoli. e quotazioni si sono portate a un soffio dai 14 euro messi sul piatto per il delisting della società (a 13,96 euro).

Sono andate bene anche Acsm-Agam (+5,5%) sull’annuncio dell’opa obbligatoria a 2,47 euro, nel giorno in cui è stato annunciato che A2a (-3%) e Lario Reti Holding, società pubblica controllata dal Comune di Lecco, dovranno lanciare un’Opa totalitaria obbligatoria a 2,47 euro sul 24,2% dell’azienda a seguito del riassetto che vedrà la nascita della Multiutility della Lombardia, approvato dall’assemblea con il 79,7% di voti favorevoli del capitale totale (oltre il 92% dei presenti). La normativa avrebbe consentito l’esenzione dall’Opa solo nel caso in cui la maggioranza delle minoranze presenti in assemblea avesse votato favorevolmente alle delibere, mentre in tutto le minoranze registrate sono pari al 10,53% e i voti contrari hanno raggiunto il 6,5%, obbligando A2A e Lario Reti Holding a lanciare un’Opa per un esborso massimo di circa 45 milioni. Infine Astaldi sul finale ha perso il 4,47% , nonostante sia stato annunciato il via libera all’aumento di capitale da 300 milioni, che consentirà al gruppo nipponico IHI di diventere socio del general contractor italiano con una quota del 18 per cento. La società ha inoltre pubblicato i conti trimestrali, archiviati con utili in calo a 17,3 milioni (-31,1%) periodo caratterizzato da 646 milioni di nuovi ordini.

Dollaro sui massimi da dicembre 2017, l’euro sotto 1,18

Sul mercato valutario, il rafforzamento dei Treasury col rendimento tornato sopra il 3% spinge al rialzo il dollaro: il cambio euro/dollaro è sceso sotto il livello di 1,18, sui minimi dal 19 dicembre 2017 (segui qui l’andamento dell’euro contro le principali divise e qui quello del dollaro). A pesare anche le tensioni politiche italiane. In netto calo la sterlina dopo i dati sul mercato del lavoro e dopo la bocciatura da parte del Parlamento scozzese della proposta di legge sulla Brexit.

Petrolio argina le perdite dopo dato su scorte Usa, calate oltre le attese

Petrolio in lieve ribasso dopo i dati sulle scorte americane , scese oltre il previsto nella settimana conclusa l’11 maggio. Il wti ha arginato le perdite (segui qui l’andamento del prezzo del greggio in tempo reale). Nel dettaglio secondo il Dipartimento dell’Energia le scorte hanno registrato un ribasso di 1,404 milioni di barili a 432,354 milioni di unità mentre gli analisti attendevano una flessione di 0,4 milioni di barili dopo quella dei sette giorni precedenti pari a 2,197 milioni di barili. Gli stock di benzina si sono attestati in calo di 3,79 milioni di barili a 232,014 milioni di barili dopo il ribasso di 2,174 milioni di barili della settimana precedente; le previsioni erano per una flessione di 1,2 milioni di barili. Le scorte di distillati, che includono il combustibile da riscaldamento, sono calate di 0,092 milioni di barili a 114,946 milioni di barili dopo essere scese di 3,791 milioni di barili nella settimana precedente; gli analisti si aspettavano un calo di 1,4 milioni di unità. L’utilizzo della capacità degli impianti si è attestata al 91,1% dal 90,4% di sette giorni prima e contro . Sullo sfondo rimangono anche le tensioni tra Usa e Corea del Nord, con il leader coreano che, prima ha annullato l’incontro con la Corea del Sud e poi ha minacciato di annullare quello con gli Usa previsto per il 12 giugno.

Dati deludenti sui nuovi cantieri negli States, ma produzione sopra stime
I dati sui nuovi cantieri avviati negli Stati Uniti sono risultati deludenti, diminuendo più delle stime degli analisti, ma la produzione industriale ha stupito in positivo. In effetti ad aprile la produzione industriale Usa è salita dello 0,7%, oltre le attese degli esperti. Per contro secondo quanto riportato dal dipartimento del Commercio americano, l’indice che misura l’avvio di nuovi cantieri ha registrato un ribasso del 3,7% al tasso annualizzato pari a 1,287 milioni di unità. Il dato è peggiore delle previsioni degli analisti, che attendevano un calo dell’1,4%. I Sono andati male anche i permessi per le costruzioni, che anticipano l’attività futura del settore edilizio: sono scesi dell’1,8% a 1,352 milioni di unità contro un consenso per un -0,3%. Il dato di marzo relativo ai nuovi cantieri è stato rivisto a un +3,6% a 1,336 milioni di unità da un +1,9% a 1,319 milioni di unità. I permissi di marzo sono stati rivisti a loro volta in aumento, al tasso annualizzato di 1,377 milioni da 1,354 milioni di unità. I dati di aprile sono stati condizionati negativamente dalle costruzioni di appartamenti e altre unità multifamigliari (con i nuovi cantieri calati del 12,6%). Nei primi quattro mesi del 2018 i permessi sono saliti dell’8,6% sul 2017 e le costruzioni di case singole, che rappresentano la maggioranza, sono cresciute dell’8,3%.
(Il Sole 24 Ore Radiocor)

 

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