Con la flat tax metà dei risparmi sull’Irpef vanno alla fascia più ricca
La flat tax? Sarà solo per pochi. Cifre alla mano la riforma fiscale messa a punto da Lega e 5 Stelle avvantaggerà solo i redditi più alti e non comporterà alcun tipo di vantaggio per quelli più bassi. Secondo uno studio di Lef, Associazione per la legalità e l’equità fiscale, infatti, solo 4 contribuenti su 10 avranno uno sconto significativo sulle tasse per effetto di questa riforma: si tratta di circa 16,4 milioni di persone su un totale di 41 milioni. Ad essere esclusi da ogni tipo di beneficio sarebbe chi dichiara meno di 20 mila euro l’anno, mentre il vantaggio inizia a prendere consistenza solo dai 35 mila in su (4,9 milioni di contribuenti) per diventare poi molto importante sopra quota 100 mila.
Come cambia il prelievo
Il meccanismo della tassa piatta prevede due sole aliquote fiscali contro le cinque attuali (che vanno dal 23 al 43%): la prima è fissata al 15% per redditi sino a 80 mila euro, mentre la seconda (da 80 mila euro in su) è stata fissata al 20%. Al posto dell’attuale sistema di detrazioni e deduzioni che verrebbe cancellato, e che in base alle dichiarazioni del 2016 valgono rispettivamente 67,6 e 35 miliardi di euro, vengono introdotte due nuove tipologie di deduzioni in maniera tale da assicurare una certa progressività all’intero nuovo sistema di prelievo. La prima deduzione è di tipo personale ed è pari a 3 mila euro per ogni componente del nucleo famigliare sino a un reddito complessivo di 35 mila euro l’anno, mentre la seconda vale per i soli carichi di famiglia a cui avrebbero diritto i contribuenti con famigliari a carico che dichiarano un reddito compreso fra 35 mila e 50 mila euro. Sopra i 50mila euro non vi sarebbe invece alcuna deduzione.
Salvaguardia per molti
Molto probabile che resti il bonus da 80 euro. Verrebbe poi confermata l’attuale no tax area a favore dei redditi più bassi. E comunque, a tutela di tutti una clausola, è prevista una specifica clausola di salvaguardia per evitare a tutti anche il minimo aggravio di imposta. Sino a 20 mila euro, infatti, la flat tax in via teorica produce un aumento delle tasse: chi oggi dichiara sino a 7.500 euro, secondo le simulazioni di Lef, pagherebbe 551 euro anziché 58, a 10 mila se ne dovrebbero versare 876 anziché 106, a 20 mila 2.405 invece di 2.265. Di qui in avanti poi la curva si inverte, le cose cambiano: e così con 30mila euro di reddito si risparmiano 1.662 euro di tasse all’anno (se si dovranno versare 3.874 euro anziché 5.536), a 40mila il risparmio sale a 3.457 euro, a 50 mila si arriva a 6.062, con 75 mila a 11.591, con 100mila il vantaggio sale a 17.436 euro e a 200 mila addirittura a 40.988 euro l’anno.
Non solo i redditi più bassi non avranno vantaggi ma non avranno nemmeno il vantaggio della semplificazione annunciata: per non pagare di più dovranno infatti attivare specifiche procedure per beneficiare della clausola di salvaguardia. Le detrazioni calcolate sui base famigliare comportano – altra novità di rilievo – che anche il prelievo venga calcolato in questo modo. Cosa che pone due ordini di problemi: un rischio di incostituzionalità, posto che già nel 1976 la Consulta ha bocciato quello che allora si chiamava «cumulo dei redditi»; e la necessità di definire in maniera precisa cosa si intenda per nucleo famigliare, visto che non è precisato se si debba utilizzare la definizione anagrafica o quella utilizzata per l’Isee.
Torna il cumulo, ma si può?
Su lavoce.info Massimo Baldini e Leonzio Rizzo hanno simulato come può cambiare la tassazione delle famiglie (vedere grafico in alto). Ad esempio, moglie e marito che presentano un reddito totale di 30mila euro ed oggi versano al Fisco 210 euro con la flat tax ne pagherebbero invece 780 , salvo avvalersi della clausola salvaguardia e non subire salassi. A 40mila euro c’è invece un primo guadagno: è pari a 268 euro l’anno che corrisponde a un incremento del reddito netto dello 0,7%. Sopra questa soglia il guadagno cresce poi velocemente: circa 2mila euro (+5%) con 50mila euro di reddito famigliare, 3.247 (+7%) a 60mila, quasi 9mila (+15%) a 80mila euro, oltre 15.800 (+21%) a 110mila e quasi 69mila euro a quota 300mila con un balzo del 39% del reddito disponibile.
Ricchi e felici
Segmentando la popolazione italiana in decili i due esperti spiegano così che circa metà del risparmio andrebbe al decimo decile, ovvero alla fetta più ricca dei contribuenti che presenta un reddito famigliare medio di 104.537 euro e che godrebbero di un risparmio medio annuo di 10.172 euro. Alla classe media ( 33- 48mila euro) andrebbe invece un risparmio di circa 1.500 euro l’anno per famiglia.
Il problema è che tutta l’operazione comporta, come è noto, un fabbisogno molto elevato che rischia di mettere davvero in pericolo i conti pubblici. Si tratta infatti di reperire oltre 50 miliardi di euro se non addirittura 57/65,5 come ipotizza l’ex viceministro all’Economia Enrico Zanetti, secondo il quale sarebbe difficile pensare di cancellare le deduzioni e le detrazioni «più sensibili» come mutuo casa, spese mediche e contributi previdenziali.
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