Premier nessuno. Al via il governo da “Scherzi a parte”
Nelle prossime ore dovrebbe partire il governo Cinque stelle sostenuto dalla Lega. Ma ancora manca il nome del primo ministro, e questo la dice lunga su che razza di pateracchio si stia per mettere in piedi.
Mister X non sarà Di Maio (anche se lui ci prova fino all’ultimo) e neppure Salvini perché i due non si fidano uno dell’altro e anche questo è un segnale che non lascia ben sperare. Il loro è un matrimonio di interesse (personale) con contratto depositato non alla presidenza della Repubblica ma da un notaio, come se ciò potesse garantire chissà quale mirabilia. Se tanto mi dà tanto, al premier faranno sottoscrivere atto di obbedienza pronta, cieca e assoluta oltre che depositare una cospicua caparra che sarà trattenuta in caso di inadempienza.
Già, perché il futuro premier sarà un signor Nessuno a prescindere dal suo nome. Sarà un «gran professionista», si è lasciato sfuggire ieri Matteo Salvini, confermando così che parliamo non di un leader ma di un amministratore delegato, presumiamo scelto dalla Casaleggio Associati. I nomi che circolano? Conti, Roventini, Bonafede, Spadafora e alcuni altri. I giocatori della Spal, squadra di calcio di Ferrara, hanno cognomi più noti dei presunti premier. Mi chiedo: ma è mai possibile che la settima potenza mondiale debba affidarsi a Conti, Roventini, Bonafede, Spadafora o simili sconosciuti privi di legittimazione popolare, esperienza politica e autorevolezza internazionale? Saranno anche brave persone, non ne dubito, ma allora perché non fare una lotteria, così potrebbe partecipare anche mio cugino che so ci terrebbe tanto?
Oppure, se siamo in tempo, perché non Gigi Buffon che si è appena liberato del suo lavoro e ha il requisito (è un bravo professionista, per di più – nel suo campo – campione del mondo) che piace a Salvini? Siamo messi così. Un azionista di maggioranza di professione disoccupato (Di Maio), uno di minoranza (Salvini) ostaggio di una società privata (la Casaleggio), un premier senza esperienza e sconosciuto agli italiani oltre che al mondo intero. Più che il «governo del cambiamento», quello che sta per nascere mi sembra il «governo di Scherzi a parte». E, purtroppo, non ci è consentito l’unico cambiamento che a questo punto faremmo volentieri: quello del canale.
IL GIORNALE