Il M5s va in tilt sulle moschee
Milano – Sulle moschee passa la linea morbida, ma i grillini devono comunque ingranare l’ennesima retromarcia e i loro fan musulmani se la legano al dito.
Chiusura delle moschee abusive, registro degli imam e tracciabilità dei finanziamenti ai luoghi di culto sono gli impegni altisonanti presenti nell’ultima versione del «contratto di governo», firmato da Lega e Movimento 5 stelle. Dalla versione del 15 maggio a quella resa pubblica tre giorni dopo sono scomparsi, è vero, alcuni punti qualificanti. Il passaggio era segnato in rosso per essere sottoposto al vaglio dei due leader politici dell’alleanza. E loro, il leghista Matteo Salvini e il grillino Luigi Di Maio, hanno in gran parte confermato il contenuto del paragrafo nella versione definitiva. L’ultimo esame ha cassato però due obiettivi rilevanti: l’obbligo di prediche in lingua italiana e il referendum comunale, vecchia battaglia di leghisti (e Fratelli d’Italia). In definitiva, ciò che resta in termini di «norme ad hoc» (il registro degli imam e la tracciabilità dei finanziamenti) era già previsto dal «Patto per l’islam» a suo tempo preparato dall’allora ministro degli Interni Angelino Alfano e poi varato da Marco Minniti.
Il contratto in realtà va anche «oltre», enunciando come ambizioso obiettivo la chiusura delle «moschee irregolari» e delle «associazioni islamiche radicali». Un impegno che non sarà facile rispettare per la Lega, anche perché là dove una legge sull’edificazione di nuove moschee è stata approvata davvero, in Lombardia, il Movimento 5 stelle era ferocemente contrario, tanto da parlare di «accanimento ridicolo e fuori luogo della Lega», di «capolavoro di paranoia legislativa» e di legge «chiaramente incostituzionale». Ora che sono sul punto di andare al governo, i 5 stelle promettono di adottare norme simili. Comunque, il contratto non è piaciuto per niente ai musulmani. Non solo per i contenuti, quanto per il fatto che si parli solo di islam, e per l’impostazione «securitaria». La Costituente islamica, nella penultima versione, vedeva «gravi discriminazioni verso i musulmani». Alcuni dei suoi leader, anche dopo l’ultima revisione accusano i due partiti di «islamofobia». Da notare che della Lega hanno sempre parlato malissimo, ma dei 5 stelle erano aperti e dichiarati sostenitori. Prima ancora che il governo grillino parta, si candidano dunque a esserne i primi «delusi».
IL GIORNALE