Giuseppe Conte, dagli studi all’estero all’amore per la Puglia: le passioni del prof che ora vede Palazzo Chigi
di GIOVANNA VITALE
“È uno tosto che si è fatto da solo”, dice di lui Luigi Di Maio. “Un collega di grande signorilità, che ama ascoltare e non interviene mai in modo sguaiato”, lo racconta Patrizia Giunti, “sua” direttrice al Dipartimento di Scienze giuridiche all’università di Firenze. “Un bambino prodigio che amava lo studio, intelligente, serio, sempre garbato, mai esuberante, controllato” lo ricorda Vittorina Macchiarola, maestra elementare di Volturara Foggia dove il futuro premier è nato. “Un ragazzo che studiava moltissimo, di una riservatezza assoluta”, conferma l’amico di infanzia con cui ha condiviso i libri e il pallone, “in campo era un regista, uno alla Fabio Capello, se la cavava bene”. Un professionista “abilissimo nelle relazioni, sempre coltivate con la massima discrezione, con robusti agganci Oltretevere”, sussurrano nel mondo degli studi legali romani.
Tutte doti che Giuseppe Conte, avvocato cassazionista e professore di Diritto Privato, ha coltivato per una vita con passione e tenacia, fino a spingerlo – all’età di 54 anni, un figlio di 10 e un matrimonio finito alle spalle – sulla soglia di Palazzo Chigi, se Mattarella vorrà. Non però da semplice ministro della pubblica amministrazione, designato prima del voto dal capo politico dei 5Stelle all’interno di una squadra che si è liquefatta strada facendo. Bensì come presidente del primo governo della Terza Repubblica, per utilizzare il frasario caro ai leader gialloverdi.
Ad aiutarlo, un curriculum di tutto rispetto – 18 pagine di titoli, specializzazioni nei più prestigiosi atenei del pianeta (da Yale alla Sorbona), pubblicazioni sulle migliori riviste giuridiche del Paese e non solo, persino un incarico nella Commissione Cultura di Confindustria – ma anche quell’indole schiva e prudente che gli hanno guadagnato la fiducia del circospetto Di Maio. Che già nel 2013 lo volle nel Consiglio di Presidenza della Giustizia Amministrativa, di cui è diventato vicepresidente, coordinando più di recente l’istruttoria conclusa con la destituzione del consigliere di Stato Francesco Bellomo “per i suoi comportamenti inappropriati con le allieve dei corsi di preparazione alla magistratura”. Cinque anni che hanno consentito a Conte di consolidare il suo rapporto col capo politico dei 5S: non solo è lui ad aver scritto il programma elettorale del Movimento sulla giustizia, ma Di Maio lo ha anche ingaggiato come suo legale di fiducia.
Figlio di un segretario comunale e di una maestra elementare, Conte è cresciuto a San Giovanni Rotondo, dove il padre si trasferì per lavoro quando Giuseppe era ancora piccolo. Ma, bravissimo negli studi, a 18 anni era già a Roma per studiare Giurisprudenza, pur tornando ogni estate nella sua terra, in famiglia, a cui è legatissimo. Nel 1988 (anno della laurea), era già stato inserito nella commissione di Palazzo Chigi per la riforma del codice civile. Trent’anni esatti dopo, una specie di presagio.
“Assertivo” si definisce lui in una delle poche testimonianze rintracciabili su Youtube. A parlare è già il suo profilo WhatsApp: “Scrivetemi come se ogni messaggio costasse 10 euro: vi aiuterà a concentrare il pensiero”, si legge sullo status, accompagnato da una foto con citazione di John F. Kennedy, “every accomplishment starts with the decision to try“. Di certo il professore di diritto privato in pole per la premiership non si tirerà indietro: ci proverà con tutte le sue forze a guidare il governo giallo-verde. Due i fari, già indicati nel suo discorso di “investitura” a ministro della P.A. alla vigilia del 4 marzo: legalità e semplificazione. Tenendo sempre a mente il “concetto di etica pubblica” e l’articolo 54 della Costituzione, che impone a chi ha funzioni pubbliche “il dovere di adempierle con disciplina ed onore”.
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