Lo scontro sui contenuti della carta
Da parte del Presidente della Repubblica, il richiamo alla Costituzione e alle prerogative degli organi di vertice della Repubblica è tutt’altro che un’impuntatura formalistica. L’architettura del sistema costituzionale, con la sua pluralità di poteri e di contrappesi, spinge alla ricerca di soluzioni condivise, assunte nel rispetto di competenze e procedure. L’esito elettorale non mette tutto il potere nelle mani della o delle forze politiche in grado di formare una maggioranza. La pretesa di trarre dal successo elettorale la legittimazione a tutto decidere non è né democratica, né conforme a Costituzione. I contorni del sistema democratico della nostra Costituzione sono definiti dall’art. 1, che stabilisce che «La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione». Forme e limiti. La lunga vita delle istituzioni repubblicane ha fatto sedimentare ormai rodati strumenti di cooperazione, di prevenzione di conflitti e di soluzione di divergenze.
Si assiste ora a inedita tensione attorno al ruolo del Presidente della Repubblica, nell’assegnazione dell’incarico di formare il nuovo governo e nel nominare i ministri, su proposta del presidente del Consiglio. Si pretende da parte di esponenti della coalizione bipartita che esprimerà la maggioranza parlamentare, che il Presidente della Repubblica si limiti a certificare l’indicazione del Presidente del Consiglio fattagli dai rappresentanti dei due partiti e che, a sua volta, il Presidente del Consiglio proponga i ministri che i due partiti tra loro hanno concordato. La pretesa sarebbe fondata sulla vittoria elettorale o piuttosto sull’accordo raggiunto dalle due forze politiche che si sono presentate al voto contrapposte.
Da un lato abbiamo non solo il testo della Costituzione, che inequivocabilmente all’art. 92 stabilisce che «Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei ministri e, su proposta di questo, i ministri», ma anche le ragioni della ripartizione dei ruoli, della distinzione di responsabilità, del rifiuto di eccessiva concentrazione di potere e, in questo quadro, del ruolo del Presidente della Repubblica. Il Presidente rappresenta l’unità nazionale, non solo la maggioranza parlamentare e garantisce la Costituzione. Dal fronte opposto di fa valere la legittimazione elettorale, che però non autorizza i partiti a tutto fare e pretendere. Tra l’altro in questo caso il vero senso dell’esito elettorale non è privo di equivoco, essendo prodotto da una legge elettorale che ha visto la Lega presentarsi e ottenere voti (nei collegi uninominali) in una coalizione opportunistica e fittizia, già rotta con l’accordo con gli avversari 5 Stelle.
La durezza del conflitto in atto che vede contestate l’autonomia e la responsabilità sia del Presidente della Repubblica, sia del Presidente del Consiglio, non trova la sua ragione e la sua pericolosità nella novità di divergenti vedute tra il Presidente della Repubblica e le forze politiche che si apprestano a sostenere il nuovo governo in Parlamento. Diversità di valutazioni sulla composizione del governo si sono anche recentemente manifestate, in una normale dialettica capace di risolversi con una soluzione accettata. Perché allora siamo in presenza oggi di un vero conflitto, che non vede i protagonisti confrontare diverse valutazioni di opportunità politica, ma si svolge sul terreno dei fondamenti del sistema democratico disegnato dalla Costituzione? La ragione va oltre la sola definizione costituzionale delle competenze del Presidente della Repubblica e di quello del Consiglio. La spiegazione vera si trova nell’inedita necessità, per il Presidente della Repubblica, garante della Costituzione e del rispetto degli obblighi internazionali ed europei assunti dall’Italia, di affrontare una coalizione politica il cui programma di governo si annuncia di «cambiamento». Un cambiamento che, secondo il famoso «contratto» che il Presidente del Consiglio incaricato si è dichiarato intenzionato a realizzare, mette in discussione principi costituzionali come quelli di equilibrio del bilancio dello Stato, di leale partecipazione dell’Italia all’Unione europea e, per alcuni aspetti, anche di rispetto di fondamentali diritti delle persone.
LA STAMPA
Scontro di grave contenuto politico costituzionale, dunque. La Costituzione non disegna un’astratta coreografia in cui recitano vari personaggi. Essa è piena di contenuti, frutto di scelte fondamentali. Non sono in gioco questioni di etichetta istituzionale, ma regole e contenuti profondamente radicati nella Costituzione di cui il Presidente della Repubblica è garante.