La Lega se ne infischia: nonostante il richiamo del Colle, Salvini non cede su Savona. E ha l’accordo con M5s

“Noi abbiamo dato un suggerimento, facciamo solo delle proposte…”. Nella ressa delle telecamere Matteo Salvini prima minimizza, poi fa una pausa e infine si lascia andare al noto refrain: “Non capisco come si possa dire no a Savona…”. E’ pomeriggio, intorno alla Camera il clima è teso, quasi soffocante. Non solo per la temperatura estiva arrivata all’improvviso, ma perché poche ore prima dal ‘Colle più alto’ è piombata giù tutta l’irritazione di Sergio Mattarella per i “diktat” sulla Presidenza della Repubblica e sul premier incaricato Giuseppe Conte. Però Salvini se ne infischia.

Il leader della Lega non si muove di un millimetro da quella che è la sua condizione per far partire il governo giallo-verde: Paolo Savona all’Economia. Punto. Non si discute sul professore chiacchierato per le sue critiche all’euro, ma comunque vecchia conoscenza della Repubblica, una carriera nelle partecipate di Stato ed ex ministro di Ciampi. “Se non c’è Savona al Tesoro, non c’è il governo”, ripetono i leghisti alla Camera, visibilmente sereni in una trattativa che li vede fare la parte dei leoni.

Su Savona poi sbandierano anche l’intesa raggiunta con il M5s. Checché ne dica il Colle, s’intende. E si fidano di Conte: “Per ora si sta comportando bene, tiene anche lui su Savona”. Non proprio un dettaglio, visto che domani o dopodomani sarà Conte a discutere con Mattarella la lista dei ministri. E se ne uscisse con una lista diversa dalle aspettative di Salvini, non si farebbe il governo. Semplice.

Salvini continua a essere la parte più forte nella trattativa con il M5s. Punta all’incasso su tutto ciò che può e non si scompone. Punta sui suoi elettori, allevati a ‘pane, ruspe e insofferenza verso le autorità istituzionali’. Sono loro, quelli che cita anche per nome nelle dirette quotidiane su Facebook, i primi ad applaudire se in un braccio di ferro con Mattarella il leader non cede. Savona nel governo gli serve per il ‘piano B’ di uscita dall’euro delineato nell’ultimo libro del professore: la vera pistola fumante nelle trattative con l’Unione Europea.

Ma c’è un’altra pistola fumante che Salvini si tiene cara nella trattativa sul governo. E’ l’alleanza con il centrodestra: ancora non defunta. Anzi. Non a caso oggi ha incontrato Silvio Berlusconi, prima che il leader di Forza Italia venisse ricevuto dal premier incaricato Conte per le consultazioni di rito. Berlusconi ne è uscito senza dire una parola. Sorpresa in sala stampa, non per Salvini. Lo avevano concordato prima. Una nota di Forza Italia annuncia il no al voto di fiducia che darà il via al governo Conte: scontato. Ma il fatto che Berlusconi si sia risparmiato quello che avrebbe potuto essere uno dei suoi show davanti alle telecamere al grido di ‘opposizione, opposizione!’ serve sia a Salvini che al leader di Forza Italia per mantenere un filo di comunicazione.

Ed è evidente anche nella nota serale di Salvini: “Siamo convinti che nelle prossime ore si possa partire con soddisfazione di tutti, anche di coloro che non voteranno la fiducia, anche di coloro che magari cominceranno all’opposizione, penso agli amici del centrodestra, che sapremo convincere e conquistare non con i posti, perché sarebbe irrispettoso per noi e per loro, ma con i progetti”. Persino Giorgia Meloni si dice disponibile a votare provvedimenti come la flat tax o altri vicino al programma di centrodestra, pur posizionandosi all’opposizione sul resto.

Da una parte, il suo ‘popolo’. Dall’altra, gli alleati di centrodestra. E’ la botte di ferro di Salvini per dettare legge in una trattativa che lascia ben poco ai Cinquestelle. Almeno secondo le indiscrezioni che trapelano sui posti chiave nel governo. La Farnesina dovrebbe andare al diplomatico Giampiero Massolo, diplomatico di lungo corso ed esperienza, personalità conosciuta e apprezzata nelle cancellerie europee, carriera iniziata negli anni ’90, prima con Giulio Andreotti, poi nell’ufficio diplomatico del governo Ciampi e poi come capo della segreteria di Silvio Berlusconi. In queste ore è sostenuto con forza dalla Lega, meno dal M5s. E anche il super-ministero dello Sviluppo Economico e del Lavoro, chiesto da Di Maio per sé, nei progetti della Lega non dovrebbe essere accorpato. Nel puzzle ministri, ancora non completo, il M5s dovrebbe incassare l’Istruzione, ma persino la Sanità è in bilico, ancora conteso con la Lega.

Salvini in posizione ‘win win’: così è nata la trattativa con il M5s, così sta per nascere il nuovo governo.

L’HUFFPOST

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