È il Senato il tallone d’Achille del prof
Roma – La partita più difficile per il governo guidato da Giuseppe Conte si gioca in Senato.
A Palazzo Madama la maggioranza Lega-M5S non è solida come a Montecitorio. Con il no alla fiducia, ormai agli atti, di Fdi, Leu, Pd e Forza Italia, l’esecutivo giallo-verde si regge su numeri ballerini. L’alleanza tra grillini e leghisti può contare su 167 voti (109 senatori M5s e 58 della Lega) di partenza: sei in più della maggioranza assoluta. Margine che ieri, dopo le consultazioni tra il premier incaricato e i gruppi parlamentari, si è ampliato fino a 171: i parlamentari del Maie (Movimento associativo italiani all’estero) e gli ex M5s hanno annunciato il «sì» alla fiducia. Conte incassa il via libera dei due ex senatori grillini, Carlo Martelli e Maurizio Buccarella, coinvolti nello scandalo delle false restituzioni delle indennità e cacciati dal Movimento, e dei due parlamentari eletti all’estero Ricardo Antonio Merlo e Adriano Cario.
Il numero potrebbe ancora salire, visto che i rappresentanti delle Autonomie tengono aperta l’interlocuzione con Conte: i senatori di Svp-Patt e Uv sono quattro. Apertura confermata al termine dell’incontro con Conte: «Abbiamo chiesto la posizione che il nuovo Governo avrà sulle autonomie speciali, dato che non sono menzionate nel contratto tra Lega e Movimento 5 stelle. Ci siamo lasciati con l’intenzione di approfondire questo discorso. Adesso ci confronteremo all’interno dei nostri partiti. In ogni caso ci faremo un’idea più precisa una volta definita la squadra dei Ministri e dopo il suo primo discorso in Parlamento», ha sottolineato la delegazione autonomista composta da Julia Unterberger, Manfred Schullian, Renate Gebhard, Dieter Steger, Albert Laniece e Emanuela Rossini. Il no alla fiducia al governo è arrivato dai centristi di Noi con l’Italia, che confermano la linea di opposizione con Forza Italia e Fratelli di Italia. «Esistono delle distanze rispetto al governo sottoscritto da M5s-Lega. Abbiamo ricordato che siamo stati eletti in una coalizione di centrodestra, dunque alcuni punti nel contratto sono condivisibili, ma il fatto che a detta del M5s Conte è espressione politica del M5s, ovviamente con un governo a guida M5s, non lo condividiamo», ha commentato Maurizio Lupi, di Nci. Il Senato sarà, dunque, il vero campo di battaglia per il governo soprattutto perché le defezioni potrebbero arrivare dall’interno del M5S: i due senatori ortodossi, Paola Nugnes e Nicola Morra, hanno già annunciato che voteranno si alla fiducia ma no ai provvedimenti della Lega su sicurezza e immigrazione.
IL GIORNALE