Matteo: “Sono arrabbiato” Prime crepe nel “SalviMaio”

«Con Salvini e con la Lega siamo perfettamente allineati, ma è chiaro che adesso c’è quello che è il lavoro che passa tra il presidente del consiglio incaricato e il Quirinale.

Stiamo cercando i migliori profili per riuscire a portare questo Paese al cambiamento». A sentire le rassicurazioni un po’ contorte di Luigi Di Maio, ieri mattina sembrava che da un momento all’altro Giuseppe Conte sarebbe salito al Colle per giurare. E invece sono bastate poche ore per capire che sarebbe stata l’ennesima giornata decisiva destinata a chiudersi senza decisioni.

Ma la verità è che il fastidio del Colle per i diktat, in particolare quello della Lega sul nome di Paolo Savona per l’Economia, ha riaperto i giochi. E al Quirinale pare non essere bastato il riconoscimento formale dell’indipendenza del premier designato, Giuseppe Conte, e garanzie sulla rinuncia a un’eventuale interferenza dei leader politici nella scelta della squadra di governo. Un riconoscimento solo a parole, così poco credibile di fronte ai tanti vertici tra i due leader politici per mettere in ordine la squadra dei ministri da apparire quasi irrispettoso verso il Colle.

«Dei ministri se ne occuperanno Conte e il presidente Mattarella», ha provato a ribadire Di Maio. A fargli eco il compagno di viaggio Salvini: «Lasciamo a Conte l’onore e l’onere di proporre a chi di dovere nomi e ruoli di chi si farà carico di realizzare quello che gli italiani si aspettano», lasciando sottinteso, però, che, visto che il premier lo hanno scelto i 5 stelle, all’Economia la Lega metterà chi vuole. Quanto basta per riaprire la tensione con il Quirinale. Una tensione che rischia di scaricarsi anche nei rapporti tra gli alleati, rendendoli non più così idilliaci come Di Maio continua a ripetere. Il rischio attriti è così concreto che Conte ieri pomeriggio è salito al Colle dove avrebbe parlato con il capo dello Stato soprattutto del problema legato a Savona. In mattinata i due leader politici avevano incontrato il premier designato che, sul suo profilo Twitter, ha postato una foto tentando anche lui di gettare acqua sul fuoco: «Mattinata di lavoro molto proficua. Stiamo lavorando per dare il governo del cambiamento a questo Paese». Nel vertice della mattina alla Camera, vista la mancanza di margini sui nomi, si sarebbe parlato solo di «indirizzo politico».

E nel pomeriggio di ieri Salvini ha postato una foto in partenza per Milano. E in serata, su Facebook, ha aggiunto: «Sono davvero arrabbiato». In un’ora oltre 3mila commenti di sostegno. E quasi 6mila like. Uno di particolare significato: quello del leader M5s, Luigi Di Maio. Un «mi piace» che stempera anche eventuali tensioni tra i due.

Cosa certa è che l’incontro di ieri tra Conte e Mattarella conferma le ombre sulla trattativa che potrebbero innescare nuovi problemi tra le parti del contratto di governo, nonostante le dichiarazioni da pompiere di Maio. D’altronde, dalla Lega lo fanno sapere senza mezzi termini: «Senza Savona come ministro, Conte dovrà cercarsi un’altra maggioranza perché la Lega non lo voterà». E, in quel caso, Salvini chiederà di andare a elezioni anticipate.

Un’ipotesi che, dopo oltre due mesi di liti per le poltrone, non fa più sorridere l’M5s. Un fallimento adesso, dopo tanti proclami di successo, inguaierebbe Di Maio.

IL GIORNALE

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