Qui salta tutto
Perché la sorte del governo Cinque stelle sostenuto dalla Lega è appesa alla sorte di Paolo Savona, ultra ottantenne economista di lungo corso (anche politico) candidato, soprattutto da Salvini, a ricoprire il cruciale ruolo di ministro dell’Economia? Andiamo con ordine.
Quando Di Maio e Salvini hanno siglato lo sciagurato patto di governo, si sono spartiti il potere, detto che nessuno dei due avrebbe potuto fare il premier. L’accordo (altro che lo sterile contratto) prevedeva che il premier fosse stato uomo di Di Maio, il ministro dell’Economia di Salvini. Il primo punto è andato in porto con l’inutile Conte, il secondo si è arenato al Quirinale. Mattarella non ne vuole sentire parlare di affidare il ministero più strategico e internazionale del governo, l’Economia (quello degli Esteri oggi conta come il due di picche, tanto che Renzi lo affidò ad Alfano) al più anti-europeista dei nostri economisti. Uno che ritiene la Germania un pericolo storico e costante per l’Europa (diversamente, ma come ai tempi dei tre Reich), la Merkel una nemica dell’Italia, Putin un alleato ideale, l’euro una trappola dalla quale bisogna prepararsi a uscire.
Il programma della Lega, insomma, è stato costruito sul Savona pensiero e Salvini non vuole saperne di abbandonare il suo vate. Ma la sola idea di avere questo signore tra i piedi fa venire i capelli diritti a mezza Europa, che non ha mancato di farlo sapere con forza al Quirinale. Attenzione, c’è un fatto ulteriore, sconosciuto ai più, che mi ha ricordato ieri un collega. Paolo Savona è un saggio e autorevole signore, ma ha un carattere che definire irascibile sarebbe un eufemismo (un Tremonti all’ennesima potenza). È impossibile imbrigliarlo, sarebbe capace di mandare a quel paese non solo Conte, Di Maio e lo stesso Salvini per un sopracciglio storto, ma non si farebbe problemi a ribaltare il tavolo in faccia a Mattarella o alla Merkel. Quello che sta per nascere, quindi, non sarebbe un governo Di Maio, tanto meno un governo Conte, ma un governo Savona (bravissimo, ma neppure lui scelto dagli italiani). E dunque? Dubito che il povero Conte abbia la forza di far cambiare idea a Salvini, e non so se sarebbe sufficiente, per far tornare il sereno, che Savona annunciasse una sua indisponibilità a ricoprire l’incarico. Per salvare questo nascente governo non resta quindi che l’idea la cambi Mattarella, ingoiando il boccone amaro. Possibile, ma un governo già debole e bislacco di suo che nasce con un ricatto al presidente della Repubblica (o Savona o si torna al voto) non può avere vita lunga. Perché è vero che tutto sta cambiando, ma certe regole non tramontano mai. Una di queste recita: mai prendere per i fondelli o mettere con le spalle al muro l’inquilino del Quirinale. Papa, re o presidente che sia.
IL GIORNALE