Di Maio fa solo lo spettatore e subisce la fronda interna
E Gigi Di Maio resta alla finestra. Il mattatore a Cinque Stelle, in questa fase di braccio di ferro tra il leader del Carroccio e il Colle, fa le veci dello spettatore.
Matteo Salvini non molla di un centimetro su Paolo Savona, e lo scontro con il capo dello Stato si è fatto duro. Se Di Maio sceglie di farsi vedere con un «like» al post «rabbioso» del leader leghista, a usare la mazza nei Cinque Stelle è Alessandro Di Battista. Che fa la punta mediatica per i grillini, attaccando il Colle e ricordando «con il massimo garbo e il massimo rispetto» che il Presidente della Repubblica in passato «ha accettato Alfano – ripeto Alfano – Ministro degli Esteri senza batter ciglio ma si oppone a un uomo di grande valore come Savona».
Ed è sempre «Dibba» che, rispondendo a un commento sulla sua pagina, difende il contratto M5S-Lega e lo stesso Carroccio, «meglio del Pd». Come alternativa, ricorda poi, «c’è la salma di Renzi».
Un modo per evocare il ritorno al voto, che è anche un potenziale attacco proprio allo spettatore di lusso, Di Maio, che sta sulla tolda del governo nascente e che, se l’esecutivo dovesse affondare per l’esito del braccio di ferro, finirebbe inabissato pure lui. E quanto al fuoco amico, ha letture molteplici anche l’uscita del presidente della Camera, il pentastellato Roberto Fico, a margine del salone del libro di Napoli. «Sia Di Maio che Salvini hanno detto che è un contratto, non un’alleanza. Sono due cose molto diverse», ha spiegato la terza carica dello Stato. E che il legame tra il Carroccio e il M5s sia solo un «vincolo contrattuale», finalizzato «alla ricerca della formazione di una maggioranza» è una considerazione che avrebbe un peso specifico enorme nel caso del fallimento del varo del governo e di un eventuale ritorno alle urne. Significherebbe che quel contratto è potenzialmente nullo, e che dunque, in campagna elettorale, la Lega tornerebbe un avversario come gli altri. E Di Maio, probabilmente, potrebbe anche perdere la fascia di «capitano».
Di certo per Gigi non c’è pace. Perché mentre è costretto ad assistere passivamente agli sviluppi del duello tra Salvini e Mattarella, sul governo Conte che potrebbe essere già scoppia un nuovo caso. Con la paventata nomina a capo dell’ufficio del presidente a Palazzo Chigi di Pietro Dettori, braccio destro di Casaleggio, dipendente della Casaleggio Associati e socio della Fondazione Rousseau. Quando basta ad accendere allarmi sulla «mano» allungata sul governo dalla struttura che gestisce il Movimento 5 Stelle. E infatti, dopo le anticipazioni della stampa, con il Giornale che ha rivelato come nell’appartamento di Dettori il futuro premier Giuseppe Conte abbia messo nero su bianco il suo primo discorso politico, ieri a partire all’attacco è stato Michele Anzaldi, deputato Pd. «Significa che le mani di Casaleggio – scrive Anzaldi in un post su Facebook – arrivano nel cuore dello Stato. Un imprenditore privato, senza incarichi pubblici e senza mai essere stato eletto, gestirà Palazzo Chigi con un suo fedelissimo. Un conflitto di interessi senza precedenti. Ecco quale sarebbe l’autonomia e l’indipendenza dell’avvocato Conte». Dettori, tra l’altro, ricorda ancora Anzaldi, «gestisce i social network del M5s», e secondo un’«accurata inchiesta del Foglio sarebbe uno dei maggiori responsabili del fango sui social network contro gli avversari politici».
IL GIORNALE