Conte rinuncia. È scontro istituzionale, Di Maio: “Scelta Mattarella incomprensibile”. Il presidente: “No a ministro Economia antieuro”
ROMA – È durata appena quattro giorni la parentesi dell’incarico che il capo dello Stato ha affidato a Giuseppe Conte per la formazione di un governo M5s-Lega. Ora è in atto uno scontro istituzionale con M5s che tuona contro il Colle. “La scelta di Mattarella è incomprensibile”, ha attaccato Di Maio. “La verità è che non vogliono il M5s al governo, sono molto arrabbiato ma non finisce qui”, minaccia il leader politico grillino. Ma il presidente della Repubblica non ci sta e replica con inusuale durezza a chi lo accusa. “Non ho ostacolato la formazione del governo”, ha affermato il presidente della Repubblica. “Al contrario, ho sostenuto il tentativo in base alle regole della Carta”, ha proseguito. “Ma il capo dello Stato non può subire imposizioni”. “Ho chiesto per il ministero dell’Economia l’indicazione di un autorevole esponente politico della maggioranza, coerente con il programma. Che non sia visto come sostenitore di una linea più volte manifestata che potrebbe provocare l’uscita dell’Italia dall’euro”.
Ma la versione del capo dello Stato non convince il leader del M5s e della Lega che ora invocano l’impeachment di Mattarella.
In questa situzione di grande tensione e di scontro istituzionale senza precedenti il premier uscente Paolo Gentiloni ha commentato invitando a mantenerere “nervi saldi” e esprimendo “solidarietà al Presidente Mattarella”. “Ora – ammonisce – dobbiamo salvare il nostro grande Paese.”
Nervi saldi e solidarietà al Presidente Mattarella. Ora dobbiamo salvare il nostro grande Paese.
Ringrazio gli esponenti delle due forze politiche per avere fatto il mio nome per formare il governo di cambiamento. Vi posso assicurare di avere profuso il massimo sforzo, la massima attenzione per adempiere a questo compito”. La rinuncia dell’incarico evidenzia uno scontro istituzionale in atto, con la Lega che punta l’indice contro il Quirinale. “Abbiamo lavorato per settimane, giorno e notte – ha tuonato Matteo Salvini – per far nascere un governo che difendesse gli interessi dei cittadini italiani. Ma qualcuno (su pressione di chi?) ci ha detto No. Mai più servi di nessuno, l’Italia non è una colonia. A questo punto, con l’onestà, la coerenza e il coraggio di sempre, la parola deve tornare a voi!”.
Il presidente della Repubblica non ha ceduto all’imposizione di Paolo Savona al dicastero dell’Economia. Nel pomeriggio erano saliti prima il segretario della Lega Matteo Salvini, poi il capo politico del Movimento 5 stelle Luigi Di Maio. L’obiettivo era sciogliere il nodo politico sul ministero dell’Economia che i due leader volevano affidare al professor Paolo Savona. Il risultato è stato che Conte ha rinunciato all’incarico. Vano è stato il tentativo dello stesso Savona di tranquillizzare il Quirinale diffondendo un comunicato nel quale si dichiarava europeista e manifestava l’intenzione di mantenere l’Italia nella Ue. Ma su Savona c’è stato un veto dal Quirinale.
Conte era entrato al Quirinale con una borsa di pelle in mano, tra qualche timido applauso dei curiosi. Prima di lui erano saliti al Colle i due leader del M5s e della Lega che si erano accordati, firmando un Contratto, per la formazione del governo. I segni erano stati fino a quel momento discordandi. Per un certo periodo Salvini, Di Maio e lo stesso Davide Casaleggio avevano espresso ottimismo. Poi, però, le aspettative di una conclusione positiva erano scemate sempre di più fino alla rinuncia formale dell’incarico di Conte.
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