Di Maio su Mattarella: «Scelta incomprensibile», Salvini: «No ricatti, ora al voto». Accuse di impeachment
Due lunghi colloqui al Quirinale per i leader di M5S e Lega hanno preceduto l’arrivo al Colle del premier incaricato che poi ha deciso di rinunciare. Di Maio e Salvini hanno visto Mattarella per cercare di sbloccare in extremis l’impasse sul governo giallo-verde, e in particolare sulla presenza alla guida del ministero del Tesoro di Savona. Sergio Mattarella ha visto i due leader separatamente: al Quirinale è salito prima Salvini – che poi si è diretto a Terni per comizi elettorali – e poi, alle 18, Di Maio. Iniziative, come si è visto, inutili perché Giuseppe Conte ha rimesso l’incarico che è naufragato sul nome di Paolo Savona.
Ipotesi impeachment. I vertici del M5S, a quanto apprende l’Ansa, stanno inoltre ragionando sull’impeachment nei confronti del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Nel Movimento si fa riferimento all’art. 90 della Costituzione secondo il quale «il Presidente della Repubblica non è responsabile degli atti compiuti nell’esercizio delle sue funzioni, tranne che per alto tradimento o per attentato alla Costituzione. In tali casi è messo in stato di accusa dal Parlamento in seduta comune, a maggioranza assoluta dei suoi membri». «Non esiste mandare nel caos il paese per fini ideologici. Credo sia arrivato il momento per #impeachment a #Mattarella. È una strada obbligata e coerente». Lo sostiene su twitter il deputato del Movimento 5 Stelle Carlo Sibilia.
«E la Lega non può tirarsi indietro su questa azione di responsabilità nei confronti del presidente della Repubblica, sennò dimostra di non voler andare fino in fondo», incalzare dice Luigi Di Maio sull’potesi di impeachment. «Leali alla costituzione, avevo promesso, e non l’ho tradita io stasera questa promessa», ha aggiunto alludendo a Sergio Mattarella.
LEGGI ANCHE: Governo, Conte rimette il mandato
Luigi Di Maio. «C’è un grande problema in Italia che si chiama democrazia», ha detto Di Maio in diretta su Facebook. «Scelta Mattarella incomprensibile – ha aggiunto -. Allora inutile votare, governi li decidono sempre gli stessi».
«Per noi l’Italia è sovrana – dice ancora Di Maio – se si vuole impedire un governo del cambiamento allora ce lo devono dire chiaramente. Sono molto arrabbiato». Così il leader M5s Luigi Di Maio in una dichiarazione su Fb dove aggiunge: «Stiamo lavorando da decine e decine di giorni, dalla mattina alla sera, per assicurare un governo a questo Paese: ma la verità è che stanno facendo di tutto per non mandare il M5s al governo di questo paese».
«In questo Paese puoi essere un criminale condannato, un condannato per frode fiscale, puoi essere Alfano, puoi avere fatto reati contro la pubblica amministrazione, puoi essere una persona sotto indagine per corruzione e il ministro lo puoi fare ma se hai criticato l’Europa non puoi permetterti neanche di fare il ministro dell’Economia in Italia. Ma non finisce qui».
Un lungo sfogo a tono concitato poi riassunto in serata anche su RaiUno a Chetempochefa quando Fabio Fazio ha raggiunto Di Maio al telefono a Fiumicino. «Se andiamo al voto e vinciamo poi torniamo al Quirinale e ci dicono che non possiamo andare al governo. Per questo dico che bisogna mettere in Stato di accusa il Presidente. Bisogna parlamentarizzare tutto anche per evitare reazioni della popolazione».
«Savona non è un facinoroso, non era un ministro di M5S o Lega, ma del governo Ciampi, ha commesso il solo errore di un reato di opinione. A chi ci dice che era un nome della Lega per far saltare tutto, dico che lo abbiamo conosciuto insieme solo poco tempo fa. Savona aveva detto a noi ‘non se ne parla di uscire dall’Euro, andiamo al tavolo dell’Ecofin a cambiare le regole’. Non è che non andava bene lui, andavano bene tutti quelli come lui. Al ministero volevano Cottarelli del Fondo monetario internazionale che ci ha riempito la testa che dobbiamo distruggere la scuola e tagliare le spese». «Era dunque una cosa premeditata far fallire il governo del M5S e della Lega. Mi hanno dato finora del moderato…», così ancora Di Maio ribadendo che il Movimento 5 stelle non voterà mai la fiducia a Cottarelli. «L’establishment, che tremava, non ci voleva al Governo – continua – Mattarella si è reso complice di questo establishment. Io voglio tornare a votare ma se decidono le agenzie di rating allora si abbia coraggio di togliere il diritto di voto. È tutto inutile in questo modo. Portando con responsabilità la crisi in Parlamento si toglie spazio a qualsiasi azione fuori Parlamento. Saremo sempre più forti. Non ho tradito io la Costituzione,l’ha tradita qualcun altro».
Il Governo che non sarà: la squadra. «Questa era la squadra che poteva giurare al Quirinale». Luigi Di Maio svela in diretta Fb quella che avrebbe potuto essere la «squadra» di un governo tra M5s e Lega. Con Giuseppe Conte alla presidenza del consiglio, Di Maio e Salvini avrebbero avuto il ruolo di vicepresidenti e rispettivamente l’incarico allo Sviluppo economico e agli Interni. Paolo Savona sarebbe andato all’economia. Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio sarebbe stato Giancarlo Giorgetti. Per Di Maio era previsto anche l’incarico al ministero del Lavoro e affari sociali. Quanto ai ministeri: ai rapporti con il Parlamento: Riccardo Fraccaro; alla Pa: Giulia Bongiorno; agli Affari regionali ed autonomie: Enrica Stefani; al Sud: Barbara Lezzi; al ministero per la Disabilità: Lorenzo Fontana; agli Esteri: Luca Giansanti; alla Giustizia: Alfonso Bonafede; alla Difesa: Elisabetta Trenta; alle Politiche agricole: Gianmarco Centinaio; alle Infrastrutture: Mauro Coltorti; all’ Istruzione: Marco Bussetti; ai Beni culturali e turismo: Alberto Bonisoli; alla Salute: Giulia Grillo.
Il premier M5S. Il Movimento 5 Stelle ha già confermato che Di Maio sarà il candidato premier anche alle prossime elezioni.
Matteo Salvini.
«Impeachment? Di questo non parlo. Sono profondamente incazzato che dopo settimane di lavoro in mezz’ora ci hanno detto che questo governo non doveva nascere». «Prima gli italiani, il loro diritto al lavoro, alla sicurezza e alla felicità. Abbiamo lavorato per settimane, giorno e notte, per far nascere un governo che difendesse gli interessi dei cittadini italiani. Ma qualcuno (su pressione di chi?) ci ha detto No. Mai più servi di nessuno, l’Italia non è una colonia. A questo punto, con l’onestà, la coerenza e il coraggio di sempre, la parola deve tornare a voi!», scrive il leader della Lega.
«Noi non siamo al ricatto di nessuno. Se abbiamo la certezza di poter lavorare liberamente da domani mattina sono ufficio. Ma se qualcuno mi dice vai in ufficio ma con calma e poi vediamo lo spread, i vincoli, allora no: così non si può lavorare bene. Se siamo in democrazia e rimane solo una cosa da fare restituire la parola agli italiani», aveva detto poco prima Salvini in serata durante un comizio a Terni.
«Per il governo che ha in mano il futuro dell’Italia decidono gli italiani, se siamo in democrazia. Se siamo in un recinto dove possiamo muoverci ma abbiamo la catena perché non si può mettere un ministro che non sta simpatico a Berlino, vuol dire che quello è ministro giusto e vuol dire che se ci sono ministri che si impegnano ad andare ai tavoli europei» a difendere gli interessi italiani «parte il governo, se il governo deve partire condizionato dalle minacce dell’Europa il governo con la Lega non parte», ha continuato ancora Salvini.
«Eravamo riusciti a mettere nella lista dei ministri che in questi minuti il presidente incaricato sta consegnando al presidente della Repubblica un elenco di idee, di nomi e cognomi, di gente che da domani vorrebbe o avrebbe voluto cominciare a lavorare e trasformare in realtà la speranza di milioni di italiani. Però abbiamo un principio che viene prima di tutto, per l’Italia, per i nostri figli e per gli italiani decidono solo gli italiani, non decidono tedeschi», ha proseguito Salvini.«Noi ce l’abbiamo messa tutta, se qualcuno si prenderà la responsabilità di non far nascere un governo pronto domani mattina, lo vada a spiegare a 60 milioni di italiani», ha affermato ancora il leader della Lega.
«In queste ore mi sto convincendo del fatto che l’Italia non è un Paese libero», ha detto ancora Salvini a Terni. «Non pensavo – ha spiegato – che in Italia non si potessero ridiscutere i trattati europei, ho scoperto che dire qualcosa che non è in linea, e voler cambiare qualcosa per il bene dei cittadini italiani non si può, perché se lo fai sale lo spread e non parte il governo. Sono contento dell’accordo trovato con persone diverse e del fatto che i nostri lo abbiamo promosso e mi abbiano detto “vai, se riesci a farlo sei il mio eroe”, però, per farlo devo avere un governo libero senza subire telefonate di consiglio o di minaccia da Bruxelles da Berlino, Parigi o Francoforte. Io non mi sono mai occupato dei loro ministri, ognuno a casa sua fa quello che vuole. Mi piacerebbe che l’Italia tornasse ad essere un Paese libero».
«Vogliamo domani una data per le elezioni – conclude Salvini in serata via Facebook – altrimenti veramente andiamo a Roma. Dopo anni hanno gettato la maschera. Stavolta ci hanno fermato, ma non lo faranno la prossima volta».
Giorgia Meloni. «Si dice che il Presidente della Repubblica abbia messo il veto sulla nomina di Paolo Savona a Ministro dell’Economia, se questa notizia fosse confermata avrebbe dell’incredibile. E se questo veto fosse confermato sarebbe drammaticamente evidente che il Presidente Mattarella è troppo influenzato dagli interessi delle nazioni straniere e dunque Fdi nel caso in cui questo veto impedisca la formazione del nuovo Governo chiederà al Parlamento la messa in stato d’Accusa del Presidente per alto tradimento».