La squadra dei non eletti: tecnici, prefetti e pensionati

S arà di breve durata, ma quanto più possibile autorevole l’esecutivo che oggi Carlo Cottarelli presenterà al Quirinale.

Una squadra snella, composta probabilmente di soli ministri con portafoglio che tenterà la missione impossibile di ottenere la fiducia in Parlamento per poi, salvo clamorose sorprese, traghettare il Paese verso il voto in autunno.

«Sono molto onorato, naturalmente ce la metterò tutta» dice il premier incaricato, dopo l’incontro con Sergio Mattarella. Cottarelli indica due tempistiche: «In caso di fiducia il governo affronterà l’approvazione della legge di Bilancio per il 2019, per poi andare a elezioni a inizio 2019». Invece «in assenza di fiducia il governo si dimetterebbe immediatamente, il suo compito sarebbe l’ordinaria amministrazione» con «elezioni dopo il mese di agosto». Cottarelli assicura la «neutralità completa rispetto al dibattito elettorale», aggiungendo una promessa: «Mi impegno a non candidarmi e chiederò un simile impegno a tutti i membri del governo».

Cottarelli si sofferma anche sullo stato dell’economia, dettando parole rassicuranti ai mercati. «Negli ultimi giorni sono aumentate le tensioni sui mercati finanziari, lo spread è aumentato, ma l’economia italiana è in crescita e i conti pubblici rimangono sotto controllo. Un governo da me guidato assicurerebbe una gestione prudente dei conti pubblici». Inoltre, per i rapporti con l’Europa, Cottarelli dice che «un dialogo con l’Ue in difesa dei nostri interessi è essenziale, possiamo fare meglio del passato, ma deve essere costruttivo», mentre «il nostro ruolo nell’Ue resta essenziale, come la nostra continua partecipazione all’area euro».

Per quanto riguarda il governo il reclutamento – tutt’altro che facile viste le fragili circostanze e la prospettiva «balneare» – è in corso in queste ore. Bisogna anche tenere presente che si farà sentire l’influenza della legge 215 del 2004, quella relativa alle norme in materia di risoluzione del conflitto di interessi. Il provvedimento prevede che chi riveste incarichi di governo non possa cambiare lavoro nell’anno successivo a quello in cui è stato ministro. È probabile quindi che ci si orienti verso funzionari dello Stato, professori o pensionati con una forte caratterizzazione tecnica.

Nella rosa dei nomi che Cottarelli starebbe contattando in queste ore figurerebbero l’ex Guardasigilli del governo Monti e rettore della Luiss, Paola Severino (ma alla Giustizia potrebbe finire anche il presidente del Consiglio di Stato Alessandro Pajno, già consigliere giuridico di Mattarella quando era ministro per i Rapporti con il Parlamento); il prefetto Paolo Tronca, già commissario straordinario del Comune di Roma e il presidente dell’Autorità Anticorruzione Raffaele Cantone (ma dal suo staff frenano e fanno sapere che il mandato all’Anac scade nel 2020). È possibile che tornino in corsa personalità che avrebbero potuto entrare nel governo Conte come Giampiero Massolo, agli Esteri, e Enzo Moavero Milanesi, per gli Affari europei, ma potrebbe toccare anche a Elisabetta Belloni, prima donna segretario generale della Farnesina. Altre figure papabili per questo esecutivo sono quelle di Annamaria Tarantola, Marta Cartabia, Lucrezia Reichlin, del presidente dell’Istat Giovanni Alleva, del suo predecessore Enrico Giovannini e del rettore della Bocconi Guido Tabellini. Ma per l’Economia è probabile che Cottarelli mantenga per sé l’interim. Per la Difesa, infine, potrebbe essere chiamato l’ammiraglio Giampaolo Di Paola, capo di gabinetto di Mattarella quando quest’ultimo era alla guida di quel ministero.

IL GIORNALE

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