Uffici tecnici al lavoro per votare il 29 luglio
Gli uffici tecnici del Viminale sono già al lavoro per una verifica sulla praticabilità della data del 29 luglio. Perché l’ipotesi del rapido ritorno al voto è all’ordine del giorno. Lo spread oltre trecento punti, un governo che, detta brutalmente, rischia di nascere morto. La gazzarra al Senato mentre il premier incaricato Carlo Cottarelli è al Colle con la lista dei ministri prefigura uno scenario che amplifica l’incertezza: l’esplosione del “rischio Italia”. I partiti, pressoché tutti, che urlano alle urne, un governo del capo dello Stato che non ottiene un voto in Parlamento non senza una maggioranza, ma senza il seppur minimo consenso parlamentare. Tanto vale tornare al voto.
Ecco perché il premier incaricato Carlo Cottarelli, salito al Colle con la lista dei ministri ha lasciato il Quirinale. La riflessione, a questo punto, è sul timing dello scioglimento. Non sulla rinuncia che il Quirinale fa sapere che non è sul tavolo e spiega il tutto con “la necessità di più tempo è legata all’esigenza di più tempo per mettere a punto la lista dei ministri”. La sensazione è questa: Cottarelli andrà avanti, perché comunque il Quirinale vuole che si torni al voto con un governo “neutrale” e non con il governo Gentiloni, ma non si esclude il ritorno al voto in tempi rapidi, anche a luglio.
Il calcolo sulle possibili date per tornare al voto è da giorni allo studio del Viminale. Circolano già, negli uffici tecnici, vari prospetti sulla data dello scioglimento in relazione a quella del voto. Tra lo scioglimento e il voto il termini parlano di un minimo di 45 giorni e un massimo di sessanta. Di media sessanta giorni. Il problema che finora si è posto, quando sembrava praticabile la strada di un governo neutrale che accompagnasse il paese alle urne riguarda la normativa sugli italiani all’estero. La legge Tremaglia per il voto degli italiani all’estero fissa il termine di almeno 60 giorni prima della data del voto per la comunicazione dell’elenco degli elettori residenti all’esterno. Una comunicazione che il ministro degli Interni deve inviare a quello degli Esteri. Non si tratta di un termine “perentorio” ma “ordinatorio”, cioè si potrebbe derogare. Ma in ogni caso gli elenchi vanno aggiornati.
Qualora nascesse un governo, si porrebbe all’ordine del giorno, per un ritorno rapido alle urne, la necessità di un decretino per intervenire sulla materia. Con tutti problemi tecnico-politici del caso: può un governo, nato sfiduciato, varare un decreto del genere senza un consenso di tutti i partiti in materia elettorale? Ecco. Per votare il 29 luglio i termine ultimo di scioglimento è metà luglio, ma entro quella data occorre un decretino che deve avere il consenso dei partiti che intervenga sulla normativa del voto all’estero.
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This entry was posted on martedì, Maggio 29th, 2018 at 18:02 and is filed under Politica. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed. You can skip to the end and leave a response. Pinging is currently not allowed.