Bruxelles rigetta le voci su un piano tedesco anti-contagio

L’Europa si affretta a chiarire un concetto: non ci sono piani allo studio per scongiurare un contagio della crisi italiana a tutto il Vecchio Continente. A dirlo a stretto giro sono le due persone più influenti della Commissione Ue sui temi economici, il vice presidente Valdis Dombrovksis e il commissario Pierre Moscovici, tentando nuovamente di evitare ingerenze sul processo politico in atto in Italia.

“In Italia – dice Valdis Dombrovskis – è in corso il processo costituzionale di formazione del Governo, aspettiamo che si concluda. In ogni caso non siamo impegnati in congetture, in discussioni su che fare se accadesse qualcosa” ha risposto alla domanda se esistesse un Piano B di origine tedesca per isolare paesi del Sud Europa come Spagna e Portogallo da possibili effetti di contagio della crisi italiana. Dombrovskis ha aggiunto che la commissione si baserà nelle sue valutazioni “sulle proposte del governo presentato del programma di stabilità potenzialmente dal programma di bilancio 2019”. Ciò avverrà in autunno perchè entro metà ottobre gli stati devono presentare a bruxelles i programmi di bilancio. Ciò conferma che la Commissione darà tempo all’italia per preparare le scelte di bilancio future.

Anche Pierre Moscovici liquida come “voci infondate” l’esistenza di un piano per evitare il contagio dalla crisi italiana. È “inammissibile speculare sugli scenari italiani, qui non c’è un piano che contraddica il processo democratico dell’Italia””, ha detto il commissario agli Affari economici e monetari, che evidenzia i miglioramenti in atto nei fondamentali italiani. “L’italia emerge da un lungo periodo di crisi, la disoccupazione si riduce, la traiettoria del debito scende anche se lentamente, si tratta di miglioramenti reali che riflettono sforzi sostenuti dai cittadini italiani, concentriamoci su questo invece di speculare, di fare congetture su quanto accade in Italia”. Poi, prosegue Moscovici, “ci sono frustrazioni e collera, dobbiamo ascoltarle”, ed è “evidente che quanto succede in Italia ha un’importanza per l’Ue, l’eurozona e il mondo intero”.

Per aiutare i Paesi dell’Eurozona colpiti da un “ampio shock asimmetrico” (o una crisi) a mantenere intatti i loro investimenti pubblici necessari per continuare a crescere, la Commissione Ue propone di creare un “fondo di stabilizzazione” da 30 miliardi di euro. La cifra verrà raccolta dalla stessa Commissione sul mercato, e concessa ai Paesi sotto forma di prestito. Ma ognuno potrà chiedere solo fino al 30%. Gli interessi sulla somma prestata saranno coperti dai profitti del signoraggio bancario.

Per minimizzare il rischio di ‘azzardo morale’ gli Stati dovranno rispettare stringenti criteri di eleggibilità basati su solide politiche finanziarie e macroeconomiche”, precisa la Commissione. I prestiti daranno “sostegno finanziario extra quando le finanze pubbliche sono sotto pressione e dovrebbero essere orientati agli investimenti che favoriscono la crescita, che manterranno i posti di lavoro integri e consentiranno all’economia di riprendersi più in fretta”. La Commissione spiega che l’idea del fondo di stabilizzazione “potrà essere arricchita nel tempo da risorse finanziarie fuori dal budget europeo”, ovvero provenienti dal fondo salva-Stati ESM o dal futuro Fondo monetario europeo, o addirittura da un possibile meccanismo di assicurazione volontario da creare tra gli Stati membri. “Il fondo di stabilizzazione può essere un veicolo”, chiarisce la Commissione, che vuole costruire un ponte con la proposta di Macron di creare un vero e proprio bilancio dell’Eurozona. Un altro strumento per andare incontro ai Paesi in difficoltà con il bilancio è il Programma di sostegno alle riforme, che “fornirà supporto tecnico e finanziario a tutti gli Stati membri per fare le riforme che modernizzeranno le loro economie”, in particolare quelle identificate nelle raccomandazioni specifiche della Commissione. Il programma per le riforme avrà un budget di 25 miliardi di euro.

“I prestiti vanno rimborsati” e il fondo di stabilizzazione presentato oggi dalla Commissione europea “non dovrebbero essere considerati come trasferimenti nell’ambito di una sorta di unione dei bonifici bancari in piccolo” ha chiarito Moscovici, secondo cui “bisogna evitare che l’eurozona sia esposta eccessivamente agli shock e alle crisi come quella del passato trasformandosi in una zona euro a due velocità in cui certi cittadini, o addirittura certi Stati interi, non si riconoscono più. Ma bisogna anche fare in modo che l’euro sia la moneta di tutta l’Unione europea”. Inoltre, secondo Moscovici, “l’euro è una protezione, ma è anche una condizione esigente. La zona euro sarà attraente a lungo termine solo se sarà solida e prospera al suo interno: questa è una delle lezioni che abbiamo imparato dalla crisi da cui siamo finalmente usciti”.

L’HUFFPOST

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