Dalla Trenta a Bussetti, il profilo dei ministri meno conosciuti
Premier Giuseppe Conte; vicepresidente del Consiglio e ministro del Lavoro e Sviluppo Luigi Di Maio; vicepresidente del Consiglio e ministro dell’Interno Matteo Salvini; ministro dell’Economia Giovanni Tria; ministro degli Esteri Moavero Milanesi; ministro delle Politiche comunitarie Paolo Savona. Oltre a queste caselle di cui si è già scritto, di seguito un elenco dei nomi e dei profili dei ministri del governo M5S-Lega.
Giancarlo Giorgetti, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio
Giancarlo Giorgetti, 51 anni, è uno dei decani della Lega, di cui è attualmente vicesegretario. È stato segretario nazionale della Lega Lombarda dal 2002 al 2012. Dopo l’esperienza da sindaco del suo paese, Cazzago Brabbia, in provincia di Varese, ha ricoperto una serie di ruoli di rilievo a Roma ed è deputato del Carroccio ininterrottamente dal 1996. Prima una breve esperienza nel 2001, con Silvio Berlusconi premier, come sottosegretario del ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, ha guidato per dieci anni, dal 2001 al 2006 e dal 2008 al 2013, la V commissione Bilancio della Camera.
Laureato in Economia all’Università ‘Luigi Bocconi’ di Milano, di professione commercialista, Giorgetti è stato revisore contabile del Comune di Varese e consigliere di Credieuronord, la banca del Carroccio, ed è cugino del banchiere Massimo Ponzellini. Tra i vari ruoli ricoperti nella Lega, quello di capogruppo alla Camera, nella scorsa legislatura e in quella appena iniziata. Nel 2013, l’ex sindaco di Cazzago Brabbia è entrato a far parte del ‘Gruppo dei saggi’, su invito dell’allora presidente della Repubblica Sergio Mattarella, con l’obiettivo di preparare iniziative di leggi nel campo economico e sociale. Nella XVII legislatura, la penultima, Giorgetti è stato presidente della commissione parlamentare per l’attuazione del federalismo fiscale. Ribattezzato il Gianni Letta del Carroccio, Giorgetti è uno dei più ascoltati consiglieri del segretario Matteo Salvini. Una curiosità: è tifoso della squadra inglese del Southampton.
Alfonso Bonafede, ministro della Giustizia
Siciliano di nascita, toscano di adozione, il deputato del M5s Alfonso Bonafede è uno dei parlamentari più fidati e vicini al capo politico del MoVimento, Luigi Di Maio. È soprannominato per questo il ‘mister Wolf’ a 5 Stelle. Ha fatto parte del direttorio politico M5s nella scorsa legislatura e, una volta, sciolto l’organismo, ha seguito le complicate vicende del Campidoglio fungendo da interfaccia sia con i parlamentari sia con Beppe Grillo e Davide Casaleggio.
Avvocato, è nato a Mazara del Vallo il 2 luglio del 1976, ma dal 1995 abita a Firenze dove si è laureato in Giurisprudenza e dove è rimasto collaboratore come cultore di Diritto Privato e dove ha conosciuto Giuseppe Conte, docente di privato nello stesso ateneo. E’ stato Bonafede ad avvicinare Conte al M5s.
Nel 2006 ha conseguito il dottorato di ricerca presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Pisa. E dallo stesso anno è avvocato presso il Foro di Firenze con uno studio autonomo.
L’attività politica la inizia nel 2006 quando entra a far parte del gruppo degli ‘Amici di Beppe Grillo’ del Meet-up di Firenze. Tre anni dopo si candida alle comunali di Firenze contro Matteo Renzi, racimolando solo l’1,8%. Candidato come capolista alla Camera per M5s nella circoscrizione Toscana come “più votato” alle parlamentarie on line, ha preso 227 voti su un totale di 1.300 in tutta la regione. Alle politiche del 2013 entra in parlamento come deputato. Per tutta la legislatura ricopre il ruolo di vice presidente della commissione Giustizia.
Da deputato, si fa promotore di una legge sulla class action che approvata alla Camera è poi sfumata al Senato. Nel 2016 insieme a Riccardo Fraccaro e Giancarlo Cancelleri entra a far parte del gruppo di coordinamento e supporto dei comuni governati dai Cinquestelle costituito da Di Maio, allora responsabile degli enti locali del Movimento, occupandosi del centro e della Sardegna e poi puntando i riflettori anche su Roma. E’ inoltre responsabile della funzione ‘Scudo della Rete’ nella piattaforma Rousseau. Alle elezioni del marzo 2018, nuovamente candidato alla Camera nel collegio uninominale di Firenze-Novoli-Peretola, viene presentato da Di Maio come guardasigilli dell’eventuale governo M5S. Ha dichiarato: ‘La riforma delle intercettazioni è una follia. La prescrizione? Servono più magistrati’. E ancora: ‘Serve un nuovo piano carceri’.
Riccardo Fraccaro, ministro per i Rapporti con il Parlamento
Tutto cominciò nel 2010 a Trento. È lì che Riccardo Fraccaro ha fondato il primo meet up del capoluogo trentino, sua città di adozione, sposando soprattutto la battaglia contro l’inceneritore. Per l’attuale questore della Camera, 37 anni e nel ‘curriculum’ una gaffe per un post su Hitler, arriva il ministero dei Rapporti con il Parlamento e della Democrazia diretta, come ha annunciato il premier Conte leggendo la lista dei ministri al Quirinale. Arriva così, soprattutto, anche la battaglia più sentita dal Movimento, il taglio ai vitalizi dei parlamentari.
Nato a Montebelluna, in provincia di Treviso, Fraccaro si sposta in Trentino dove si è laureato in giurisprudenza. Cinque anni fa l’avventura a Montecitorio, unico deputato M5s eletto in Trentino. Per il Movimento diventa anche portavoce del gruppo e segretario dell’ufficio di presidenza. E’ in questo ruolo che fa sua la battaglia contro gli affitti d’oro degli organi costituzionali.
Nel 2013 la gaffe anti Napolitano: nel giorno in cui il capo dello Stato di allora accetta di ricandidarsi, Fraccaro scrive sul suo blog: “Oggi è il 20 aprile, giorno in cui nacque Hitler.
Sarà un caso, ma oggi muore la democrazia in Italia”. Dopo alcune ore, il messaggio scompare. Altro scivolone con il ‘cercasi giornalista tuttofare’, offrendo di pagarlo meno di 3 euro l’ora. Dopo il voto del 4 marzo, finita la prima riunione dei questori di Camera e Senato, annuncia: “Il M5s abolirà i vitalizi nel giro di due settimane con una delibera. Sono un istituto anacronistico e inaccettabile”.
Giulia Bongiorno, ministro della Pubblica amministrazione
Avvocato dei vip, parlamentare da sempre schierata con il centro-destra, ma anche nota per le sue battaglie a favore delle donne, con la fondazione Doppia difesa cui ha dato vita con Michelle Hunziker. Ha un curriculum di peso Giulia Bongiorno, 52 anni, palermitana, indicata come ministro della Pubblica Amministrazione nel governo Conte.
La sua popolarità è cominciata nel 1995 quando il principe del Foro Franco Coppi, impegnato su troppi fronti, le chiese di occuparsi in prima persona della difesa di Giulio Andreotti, che era accusato di collusione con la mafia e dell’omicidio del giornalista Mino Pecorelli. Un’esperienza che le ha cambiato la vita come lei stessa ha raccontato in un libro.
Da allora è stato un susseguirsi di incarichi difensivi prestigiosi, spesso in vicende giudiziarie dal forte impatto mediatico. Ha assistito società multinazionali, importanti imprese italiane e personaggi pubblici. Qualche nome tra i tanti: Pierfrancesco Pacini Battaglia, il “banchiere un gradino sotto Dio”, il finanziere Sergio Cragnotti, Vittorio Emanuele di Savoia. Innumerevoli gli incarichi nel campo della giustizia sportiva: tra i suoi tanti assistiti, i calciatori Cristiano Doni, Stefano Bettarini, Francesco Totti e Antonio Conte, allora allenatore della Juventus, club del quale Bongiorno è componente del Consiglio di amministrazione. Ha difeso anche Raffaele Sollecito nel processo per l’omicidio di Meredith Kercker.
Entrata in Parlamento nel 2006 con Alleanza nazionale, e riconfermata in seguito con il Pdl, è stata per diversi anni presidente della Commissione Giustizia della Camera. E’ stata eletta senatrice a marzo con la Lega. “Sarebbe un ottimo ministro della Giustizia in un governo del centrodestra” aveva detto di lei diversi mesi fa Matteo Salvini. “Se mi piacerebbe fare il Guardasigilli? Non spargiamo voci, non lo farò”, si era schermita lei, decisa comunque a impegnarsi nel nuovo Parlamento per la revisione della legge sulla legittima difesa, “che è ridicola, al limite della barzelletta”.
Erika Stefani, ministero degli Affari regionali e delle autonomie
Nata a Valdagno, nel Vicentino, il 18 luglio 1971, avvocato, è entrata in politica alle amministrative del 1999 come consigliere del comune di Trissino, Erika Stefani, esponente della Lega, scelta per guidare il ministero degli Affari regionali e delle autonomie.
Prima di approdare in Parlamento, ha fatto una lunga carriera a livello amministrativo e territoriale. Alle elezioni comunali del 2009 si è presentata come candidata del Carroccio a Trissino, è stata eletta e ha ricoperto le cariche di vicesindaca e assessore all’Urbanistica. La ‘svolta’ politica vera e propria è arrivata però solo nel 2013, quando è stata eletta senatrice con la coalizione di centrodestra alle politiche.
Durante la legislatura, è stata vicepresidente del gruppo Ln-Aut dal 15 luglio 2014, membro della Giunta delle elezioni e elle immunità parlamentari, componente della commissione Giustizia. Inoltre ha fatto parte della commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio e su ogni forma di violenza di genere; del Comitato parlamentare per i procedimenti di accusa; della commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza.
Era anche membro della commissione di inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro. Alle elezioni del 4 marzo ha ripetuto il successo ottenuto alle precedenti politiche ed è stata rieletta nel collegio uninominale di Vicenza. Ora approda al ministero chiamato ad occuparsi dei rapporti con le Regioni.
Barbara Lezzi, ministro per il Sud
Ministra per il Sud in quota M5s in un dicastero che nel programma di governo iniziale del M5s non doveva neanche esistere: è della senatrice Barbara Lezzi.
Pugliese, classe 1972, la senatrice si è diplomata nel 1991 all’istituto tecnico Deledda per periti aziendali di Lecce, la città in cui è nata. Assunta dal gennaio 1992 in un’azienda del settore commercio come impiegata di III livello, viene eletta senatrice già la scorsa legislatura dove diventa vicepresidente della Commissione bilancio e membro della Politiche europee.
Battagliera si fa subito notare quando assieme ai suoi due colleghi salentini porta sullo scranno di palazzo Madama il famigerato “apriscatole” con cui Beppe Grillo intendeva “aprire il Parlamento come una scatoletta di tonna”. Subito si ritaglia un ruolo di spicco tra la truppa pentastellata sbarcata in Parlamento: dopo la caduta del divieto di partecipare alle trasmissioni tv viene scelta dalla comunicazione tra i parlamentari prescelti a partecipare ai dibattiti in tv e poi inviata come prima pentastellata a partecipare al Forum Ambrosetti di Cernobbio.
Conosciuta come la “pasionaria grillina” Lezzi, con un bottino di 107 mila voti, nelle ultime elezioni ha messo al tappeto due big come l’ex premier Massimo D’Alema e la sottosegretaria uscente allo Sviluppo economico Teresa Bellanova. Lezzi è stata sfiorata dal ciclone dei mancati rimborsi M5s per un bonifico di poche migliaia di euro che mancava all’appello.
Lorenzo Fontana, ministro alla Famiglia e alle disabilità
Dalla Fiera di Verona al governo, passando per il Parlamento Europeo. La carriera politica di Lorenzo Fontana, neoministro alla Famiglia e alle disabilità, si è sviluppata tutta nella Lega. Nato a Verona il 10 aprile 1980, dipendente dell’Ente Fiera, laureato in Scienze politiche e in Storia della civiltà cristiana, dopo essere stato consigliere comunale di Verona, nel 2009 Fontana è stato eletto per la prima volta al Parlamento Europeo, diventando capodelegazione del gruppo della Lega.
Nel corso della legislatura al Parlamento Europeo è stato relatore di diversi progetti di decisione, ha proposto numerose risoluzioni, fatto interrogazioni ed interventi su una molteplicità di temi.
Nel 2014 è stato confermato, ottenendo il seggio grazie alla rinuncia dell’allora sindaco di Verona, Flavio Tosi all’epoca leghista, primo degli eletti nel Carroccio. Nel corso del secondo mandato ha fatto parte della Commissione per le libertà civili, giustizia e affari interni, e della delegazione per le relazioni con l’Iraq.
Da sempre a stretto contatto con Matteo Salvini, che lo ritiene il suo “stratega” politico, nel febbraio 2016 Fontana è stato nominato vicesegretario della Lega. Nel giugno dello scorso anno, con l’elezione di Federico Sboarina a primo cittadino di Verona, è stato nominato vicesindaco, con le deleghe alle politiche per la casa, relazioni internazionali, fondi Ue, veronesi nel mondo, smart city, mantenendo l’incarico al Parlamento Europeo. Incarico che ha invece lasciato dopo il voto del 4 marzo, quando è stato eletto deputato alla Circoscrizione Veneto. Il 29 marzo Lorenzo Fontana è stato eletto vicepresidente della Camera ed ha poi rinunciato all’incarico di vicesindaco di Verona, dimettendosi.
Nel 2018 ha pubblicato anche il suo primo libro, “La culla vuota della civiltà. All’origine della crisi” scritto a quattro mani con il banchiere Ettore Gotti Tedeschi e con la prefazione di Matteo Salvini. E’ sposato con Emilia Caputo, napoletana, assistente al Parlamento Europeo, dalla quale ha avuto una figlia, Angelica. È tifoso dell’Hellas Verona.
Elisabetta Trenta, ministro della Difesa
Esperta analista sui temi della difesa e della sicurezza, esperienze in teatri caldi come l’Iraq, il Libano e la Libia, una laurea in Scienze politiche con indirizzo economico, due master e la passione per la salsa e il tango Argentino. E’ il curriculum di Elisabetta Trenta, 51 anni tra una settimana, nuovo ministro della Difesa.
Capitano della riserva selezionata del corpo di amministrazione e commissario dell’Esercito, la neo titolare di via XX Settembre parla quattro lingue – italiano, inglese, francese e russo – e conosce bene il mondo della Difesa: tra il 2005 e il 2006 è stata sia consigliere per la missione ‘Antica Babilonia 9’ per il ministero della Difesa, sia ‘esperto senior’ nella Task force Iraq, a Nassirya, per la Farnesina. Ma non solo: nel 2009 è stata richiamata in servizio come capitano della Riserva nella missione Unifil in Libano e nel 2012 ha coordinato un progetto in Libia per la riduzione degli armamenti illegali. E’ inoltre vicedirettore del master in Intelligence e sicurezza della Link Campus University, e ha collaborato con il Centro militare di studi strategici (Cemiss) per il quale ha curato la ricerca “Le guerre per procura”.
Trenta, stando al suo curriculum, è impegnata nel sociale attraverso due associazioni di cui è vicepresidente: ‘I bambini di Nassiriya Onlus’, che realizza progetti in Iraq, e il ‘Flauto Magico’. Tra le sue “capacità e competenze artistiche” il ministro cita la musica, la chitarra e l’organo. E poi aggiunge: “Amo la danza: ho studiato per molti anni danza classica e praticato la salsa e il tango argentino. Studio e danzo i balli popolari italiani e amo la scrittura giornalistica”.
“Le sfide nel settore della sicurezza oggi chiamano in causa il ruolo contemporaneo di attori sia civili, pubblici e privati, sia militari, ed è sempre più necessario creare sinergie operative e collaborazioni istituzionali al servizio dello Stato – ha scritto nella ricerca ‘L’utilizzo duale delle capacità della Difesa per scopi non militarì pubblicata sul sito della Difesa – Dalla sistematizzazione di tali collaborazioni, oggi frammentarie, possono derivare sinergie operative, riduzione delle duplicazioni di ruoli e, quindi, risparmi per il bilancio statale, a vantaggio di migliori e più efficienti servizi per la collettività”.
Gian Marco Centinaio, ministro dell’Agricoltura
Capogruppo della Lega al Senato, Gian Marco Centinaio, ministro dell’Agricoltura del governo Conte, è nato a Pavia il 31 ottobre 1971. Lombardo doc, si è laureato nel 1999 in Scienze politiche con indirizzo economico-territoriale all’Università di Pavia. ‘Leghista fin dal primo vagito e con la passione per la politica nel sangue, già tesserato a 19 anni diventando militante nel 1994’, scrive di se stesso. La sua carriera istituzionale inizia nel 1993 come presidente del Comitato di quartiere Città Giardino, poi come consigliere comunale di Pavia fino al 2009, quando viene eletto vicesindaco e assessore alla Cultura. Dal 1999 al 2005 è segretario cittadino della Lega di Pavia e poi componente del direttivo cittadino. Approda a Palazzo Madama dopo le Politiche del 2013 diventando senatore della Lega. Da luglio 2014 è capogruppo al Senato e mantiene lo stesso incarico dopo il voto del 4 marzo.
Danilo Toninelli, ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti
Dna a ‘5 Stelle’ per un profilo strettamente politico: Danilo Toninelli, classe 1974, nato a Soresina in provincia di Cremona, liceo scientifico a Manerbio e laurea in Giurisprudenza a Brescia, residente a Castelleone, approda alla guida del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti con una mossa dell’ultim’ora dopo un percorso personale tutto di crescita nel M5s.
Parlamentare al secondo mandato, nella precedente legislatura è stato membro della Giunta per il regolamento, e l’uomo chiave dei Cinque Stelle in commissione Affari costituzionali di Montecitorio, di cui è stato vicepresidente. “Posso dire orgogliosamente di aver partecipato in prima linea, prima in Commissione e in Aula e poi tra la gente e nelle piazze, alla battaglia contro la riforma Renzi-Boschi e alla storica e fondamentale vittoria del 4 dicembre”, dice di quell’esperienza presentando se stesso sulla piattaforma Rosseau proponendosi per la candidatura al Senato. Eletto quest’anno in Lombardia passa al Senato dove è oggi il capogruppo del M5s. Ed è per questo ruolo che nelle ultime settimane ha affiancato Luigi Di Maio nelle consultazioni al Quirinale per la formazione del nuovo governo.
Dal 1999 al 2001 ufficiale di complemento dell’Arma dei Carabinieri a Torino, poi ispettore tecnico assicurativo dal 2002 al 2013 a Bergamo e Brescia, passa alla carriera politica aderendo al Movimento 5 Stelle: attivista dal 2009 fonda il gruppo cremasco. Sposato, due figli, prima di approdare in Parlamento si era già candidato due volte nella sua regione senza essere eletto: alle regionali della Lombardia nel 2010 come consigliere per la Provincia di Cremona, ed alle amministrative 2012 come consigliere comunale a Crema.
“Non ho ambizioni personali” ma “ovviamente io sono sempre a disposizione” ha risposto nei giorni scorsi a chi gli ha chiesto se era in corsa per un posto da ministro del nuovo Governo Lega-M5s.
Marco Bussetti, ministro dell’Istruzione
All’Istruzione arriva Marco Bussetti, dopo che per giorni erano circolati altri nomi per il ministero di Viale Trastevere. Nato il 28 maggio 1962, ha un passato da insegnante di educazione fisica e da allenatore di basket, e conosce bene il mondo della ‘burocrazia’ scolastica.
Attualmente, dal 2015, è responsabile dell’ambito X (Milano) dell’Ufficio Scolastico Regionale della Lombardia; in precedenza, fino al 2011, era stato in servizio presso l’istituto comprensivo di Corbetta fino al 2011, per poi passare in vari uffici periferici.
Come si evince dal curriculum reperibile on line sul sito del Miur, ha conseguito con 110 e lode la laurea specialistica magistrale in scienze motorie presso l’Università “Cattolica” di Milano. Ha un diploma Universitario preso presso l’Isef statale di Milano e detiene un titolo polivalente di specializzazione per soggetti portatori di handicap. Ha inoltre un diploma di specializzazione conseguito al corso “Il Dirigente pubblico a la gestione del personale: gli strumenti giuridici e manageriali” svoltosi a Bologna presso la Ssna nel 2012/2013.
Il curriculum riporta poi una lista di pubblicazioni – libri e dvd – che riguardano, tra l’altro, il tema dell’educazione sostenibile, la promozione sportiva e le prospettive in quest’ambito della scuola italiana, la danza e gli sport di squadra nella scuola.
Ha ricoperto diversi incarichi di insegnamento presso l’Università degli Studi di Milano, per il Master Universitario “Sport Management, Marketing and Sociology”; all’Università Cattolica “Sacro Cuore” di Milano; presso l’Università dell’Insubria di Varese, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Corso di Laurea in Scienze Motorie. Nel curriculum, Bussetti ammette una conoscenza ‘sufficiente’ di inglese e francese parlati e scritti.
Alberto Bonisoli, ministro ai Beni culturali e al Turismo
Design, moda e formazione. Sono le competenze del padano Alberto Bonisoli, l’uomo indicato dal premier Giuseppe Conte per la guida del ministero di Beni culturali e turismo.
Bocconiano, classe 1961, il ministro che succederà a Dario Franceschini nella tutela, la gestione e la promozione del patrimonio culturale italiano, ma a sorpresa – almeno per ora- anche delle politiche per il turismo (il ministero che M5S avrebbe voluto scorporare) è attualmente a capo della Nuova Accademia di Belle Arti di Milano, istituzione privata presente in 80 paesi che dal 1980 si occupa in Italia di moda, grafica e design, e presidente della rete delle Scuole di Moda. Sposato e padre di due figlie, ha detto nelle scorse settimane di avvertire l’incarico di ministro “come una sfida complessa che affronto mettendo a servizio le mie competenze e mettendo in gioco quello che sono”.
A lungo professore di Innovation Management alla Bocconi, Bonisoli non sembra essersi mai occupato in particolare di patrimonio culturale, interessato piuttosto ai temi della formazione e dell’insegnamento, sua dichiarata “passione”, per i quali vanta collaborazioni nazionali ed internazionali, in particolare con l’Unione Europea e il Miur. Un profilo manageriale, orientato in particolare sulle tematiche della innovazione dello sviluppo, aperto ad una collaborazione tra “le capacità del pubblico e le potenzialità del privato”.
Già nelle scorse settimane, dopo la sua designazione in campagna elettorale della squadra di governo Cinque Stelle, ha però anticipato alcune delle sue priorità. Tra queste “portare gli investimenti per il patrimonio culturale almeno all’1 per cento del pil, se non oltre” attraverso azioni per “la tutela, la digitalizzazione del patrimonio e cultura diffusa sul territorio, in particolare nelle periferie”. Per il turismo, “Cenerentola nei passati governi” pensa ad una “promozione più forte all’estero” e ad un maggiore “coordinamento centrale”, puntando “su turismo di qualità”, ma anche sulla “accoglienza degli studenti stranieri, che poi tornando in patria sono i nostri migliori ambasciatori”. Cultura e turismo, dice, “Saranno in futuro i principali datori di lavoro, per questo bisogna puntare sulla formazione e valorizzare in particolare l’alta formazione artistico musicale”.
Giulia Grillo, ministro della Salute
Giulia Grillo, 42enne siciliana, medico anatomopatoloco, attualmente capogruppo alla Camera del M5s, è la nuova ministra della Salute nel governo M5s-Lega. Nata a Catania il 30 maggio del 1975, laureata in medicina e chirurgia con specializzazione in medicina legale, è un’attivista della prima ora del MoVimento, arrivata in Parlamento per la prima volta alle elezioni del 2013. Nella precedente legislatura è stata vice capogruppo e capogruppo alla Camera e capogruppo nella commissione Affari Sociali.
Grillo di cognome, ma senza alcun rapporto di parentela con il fondatore del MoVimento, nella 17ma legislatura ha fatto approvare 3 mozioni a sua prima firma su governance farmaceutica, sblocco del turn-over del personale sanitario, revisione della disciplina sull’intramoenia e governo delle liste d’attesa. Inoltre, ha depositato 4 proposte di legge e 213 atti di indirizzo e controllo alla Camera. Tra le sue battaglie quella per il giusto prezzo dei farmaci innovativi.
La scelta di iscriversi al meetup grillino di Catania risale al 2006, da allora è stata in prima fila nella lotta contro le trivellazioni in Val di Noto, come in quella contro le privatizzazioni dell’acqua pubblica nel ragusano, fino alla nascita del comitato Addio Pizzo di Catania.
Candidata alle regionali siciliane del 2008 e a Montecitorio nel 2013, per quanto riguarda le politiche sanitarie, ha ‘ambiziosi intenti’, come dichiarava sulla piattaforma Rousseau: ‘Ridurre le disuguaglianze di cura e assistenza fra cittadini’ e lavorare per una sanità pubblica ‘giusta, efficiente e accessibile attraverso un adeguato finanziamento, una seria programmazione, una revisione della governance farmaceutica, un potenziamento dell’assistenza territoriale, un adeguato piano assunzioni e un aggiornamento dei corsi di laurea e formazione’.
Sergio Costa, ministro dell’Ambiente
Sergio Costa è nato a Napoli nel 1959. Si è laureato in Scienze Agrarie, con un master in Diritto dell’ambiente. Entrato nel Corpo Forestale, ne è diventato comandante regionale in Campania. Ed è in questo ruolo che all’inizio del Duemila ha guidato la sua indagine più famosa: quella sui rifiuti tossici interrati dal clan dei Casalesi nella cosiddetta Terra dei Fuochi, la piana agricola del Casertano al confine con Napoli.
Sposato, due figli, Costa si è occupato anche delle discariche abusive nel Parco del Vesuvio e ha condotto indagini sul traffico internazionale dei rifiuti, in collaborazione con la Direzione nazionale antimafia.
Nel 2017, quando la Forestale è stata accorpata ai Carabinieri, è diventato generale di brigata dell’Arma. Oggi vive a Napoli. Sul suo tavolo il neo-ministro troverà due dossier particolarmente scottanti, per i quali l’Italia è stata deferita dalla Commissione europea alla Corte di Giustizia: i continui sforamenti dei limiti per l’inquinamento atmosferico, in particolare per le polveri sottili Pm10, e il deposito unico nazionale delle scorie nucleari.
L’Italia è tenuta a farlo dalle norme europee, ma i vari governi non hanno mai osato affrontare l’argomento, a causa delle prevedibili proteste popolari.
Il ministero dell’Ambiente ha poi voce in capitolo su tutte le grandi opere, con le Valutazioni di impatto ambientale (Via), senza le quali i cantieri non vanno avanti. Si pensi a Tav, Tap, Terzo Valico, Mose e tante altre.
L’HUFFPOST