E ora il nodo sottosegretari: Crimi ai Servizi irrita la Lega
Una volta fatto partire il governo, resta il problema del sottogoverno. Nonostante l’esecutivo Conte sia nato dopo trattative più estenuanti di quelle con cui si «partorivano» le maggioranze pentapartite anni ’80, restano ancora da coprire le caselle di viceministri e sottosegretari.
Venerdì notte la Lega aveva fatto addirittura trapelare che avrebbe incassato 15 sottosegretari e due viceministri, ma ieri dalle parti di Palazzo Chigi non filtrava il medesimo ottimismo.
Ad esempio, il Carroccio non avrebbe mandato giù l’ipotesi di affidare al grillino della prima ora, Vito Crimi, la delega ai servizi segreti che è la più importante tra quelle attribuite ai sottosegretari all’Interno. Al di là delle ironie circolate sul web circa la scarsa avvedutezza del pentastellato palermitano (ma bresciano d’adozione), il problema è squisitamente politico.
Analoga tensione si registra sul fronte della delega alle Comunicazioni che, con Di Maio superministro del Lavoro e dello sviluppo, sarebbe dovuta toccare al Carroccio (anche per evitare intemerate talebane nel settore media). Inizialmente, infatti, circolava il nome dell’esperto economico Armando Siri come viceministro dello Sviluppo. Se si rimette in gioco un tassello, però, salta tutto lo schema di pesi e contrappesi studiato a tavolino. Difficilmente, tuttavia, la Lega mollerà il colpo avendo incassato pochi ministeri di peso stretta com’è tra la preponderanza grillini e l’abbondante quota «tecnica».
Dalle prime indiscrezioni filtrate sarebbe stato preventivato un sistema di «accoppiamento». Singolo quando al ministro leghista si accompagna un viceministro o un sottosegretario di peso pentastellato e viceversa). Doppio nel caso di un tecnico che viene «commissariato» dai due partner della coalizione. È quanto potrebbe accadere con il titolare del Tesoro, Giovanni Tria, cui dovrebbero fare da «angelo custode» la grillina torinese Laura Castelli e un esperto leghista (inevitabile non pensare ai «dioscuri» Claudio Borghi Aquilini e Alberto Bagnai). C’è, poi, il problema grillino dei «trombati»: il senatore marchigiano Mauro Coltorti, indicato come titolare delle Infrastrutture, è saltato all’ultimo minuto. Per lui si pensa a un ruolo da sottosegretario o di commissario alla ricostruzione post-terremoto in luogo della piddina Paola De Micheli. Ma anche i leghisti abruzzesi (che hanno conseguito ottimi risultati elettorali) rivendicano quel ruolo di peso.
Oltre all’esigenza di non «svuotare» troppo il Senato dove la maggioranza è stretta, c’è anche quella di consolidare il rapporto con l’establishment che, soprattutto per i pentastellati, è terra incognita. A questo scopo sono state consultati le associazioni datoriali, i sindacati e le coop. Secondo fonti bene informate, tra i papabili per il ruolo di sottosegretario al «made in Italy» al ministero dello Sviluppo ci sarebbe il presidente uscente di Federalimentare-Confindustria, Luigi Scordamaglia, fortemente sponsorizzato dalla Coldiretti che ha un rapporto privilegiato con la Lega e con il ministro delle Politiche agricole, Gian Marco Centinaio che ha annunciato anche di attendere la delega al Turismo.
I «tumulti» delle ultime ore dovranno essere sopiti dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti. «Cercherà di fare in modo che la squadra continui a giocare assieme. Come Pirlo, il regista arretrato», ha chiosato. L’esempio di un giocatore che ha vestito con nonchalance le maglie di Inter, Milan e Juve non è proprio felicissimo.
IL GIORNALE