Salvini: «Clandestini a casa, via le Ong». Ma dal Viminale: rimpatri di massa e blocco di navi? Impossibili

ROMA — Due ore di confronto con i vertici del Viminale sono bastate a comprendere che la strada per mantenere le promesse della campagna elettorale è una salita molto ripida. E così il Matteo Salvini che si presenta alla parata per la festa della Repubblica nel ruolo di ministro dell’Interno ha toni più concilianti sia verso i Paesi della Ue, annunciando di voler «sentire nelle prossime ore i colleghi europei con cui collaborare e non litigare», sia nei confronti di quelli africani da cui partono i migranti «che possiamo aiutare economicamente». Noi, assicura, «siamo eleganti, sorridenti e democratici».

Ma in serata, quando indossa i panni del segretario della Lega al comizio per sostenere il candidato sindaco di Vicenza in vista delle amministrative del 10 giugno, torna ad avvertire «gli immigrati clandestini perché la pacchia è finita, preparatevi a fare le valige» sia pur aggiungendo che «i regolari e gli onesti non hanno niente da temere». E poi attacca frontalmente le Ong impegnate nei soccorsi in mare: «Stiamo lavorando e ho le mie idee: quello che è certo è che gli Stati devono tornare a fare gli Stati e nessun vicescafista deve attraccare nei porti italiani».

È la doppia strategia che molti ritengono non potrà durare in un dicastero complesso come il Viminale. Per questo sono in molti ad attendere che cosa dirà la prossima settimana, forse già martedì, ai prefetti che ha convocato per impartire le prime direttive e fare il punto sulle eventuali emergenze.

Salvini circondato dalla folla durante il 2 giugno (Imagoeconomica)
Navi e rimpatri

Nella riunione di venerdì sera con i capi dipartimento del Viminale, a Salvini è stato spiegato chiaramente che sarà impossibile dare seguito agli annunci delle scorse settimane sui rimpatri di massa e il blocco delle navi. Gli alti funzionari hanno elencato le procedure battendo soprattutto su un tasto: «Senza il via libera dei Paesi di origine non possiamo mandare via nessuno».

E così ieri mattina, confermando il viaggio di oggi in Sicilia con tappa a Pozzallo dove è approdata una nave con 158 stranieri, Salvini dichiara: «L’isola è la nostra frontiera. Voglio migliorare gli accordi con i Paesi da cui arrivano migliaia di disperati per il bene nostro e loro». Una linea che in serata conferma con altri dettagli: «Bisogna andare in Tunisia, da cui parte la maggior parte delle persone, in Marocco, in Egitto, in Libia e concordare il fatto che le partenze devono diminuire. Siamo disposti ad aiutare anche economicamente per fare crescere lì famiglie e aziende senza mettere gente sul primo barcone».

Il divieto di attracco, come gli è stato ribadito due sere fa, non è una strada percorribile e dunque bisognerà vedere quale sia «l’idea» per fermare le Ong, tenendo conto che il codice di comportamento per le organizzazioni che effettuano soccorso in mare è stato approvato anche in sede europea.

Guardie e ladri

La riunione con i vertici del Viminale serviva ad avere un quadro di tutti i dossier, e il neo ministro è apparso sorpreso quando gli è stato detto che i dipendenti sono più di 4.000, ma anche che ci sono migliaia di precari tra i vigili del fuoco in attesa di essere assunti.

Argomenti che riprende durante il comizio in Veneto: «Le priorità sono tante: c’è il dossier immigrazione, il dossier sicurezza, il dossier lotta alla mafia e beni confiscati ai mafiosi, c’è l’alta età media della polizia e dei vigili del fuoco per cui occorrono assunzioni di personale giovane. Andrò presto a bussare al ministro dell’Economia perché servono assunzioni. Si avvicina l’estate e non voglio che sia un’estate di incendi e disastri come la scorsa estate. Di sicuro non ci annoieremo». Poi la promessa alla «base»: «Guai a chi metterà ancora le mani addosso agli uomini delle forze dell’ordine, con me basta impunità».

CORRIERE.IT

Rating 3.00 out of 5

No Comments so far.

Leave a Reply

Marquee Powered By Know How Media.