La strategia di Macron: patto con il governo Conte in chiave antitedesca
Quando nacque l’alleanza M5S-Lega, Emmanuel Macron reagì stizzito, definendole «forze paradossali su un progetto che non vedo». I timori scaturivano dai leghisti amici di Marine Le Pen, la sua arcinemica (e che, a sua volta, guarda ai grillini come alla peste). Con un premier come Giuseppe Conte, in quota pentastellata e un vago passato di sinistra, e dopo che si è evitato un ministro anti-euro all’Economia, Macron ha tirato un sospiro di sollievo. Da venerdì i francesi sono di nuovo molto attivi con gli italiani a livello diplomatico.
Ieri Macron ha parlato al telefono con Conte. L’aveva già fatto (e prontamente) una settimana fa, prima dello psicodramma Savona-Mattarella. In entrambi i casi per «tendere la mano e proporre un lavoro congiunto sull’Europa», commentano all’Eliseo. Si dirà: è la strategia di Macron, che parla con tutti, addirittura con Donald Trump e Vladimir Putin.
Populisti alla prova, le ambiguità del governo gialloverde
«Il governo dovrà cimentarsi da subito sui negoziati in corso sul bilancio europeo, sulla riforma del diritto d’asilo e sul completamento dell’unione bancaria», aveva detto Conte, dopo aver ottenuto per la prima volta l’incarico. Come? «Operando le alleanze opportune». Macron da mesi sta insistendo per completare l’unione bancaria con Angela Merkel, che da quell’orecchio non ci sente. Non perde occasione per ricordare ai tedeschi che devono ridurre il loro surplus commerciale con gli altri Paesi europei, argomento che potrebbe interessare pure Conte. Perfino sulle questioni di bilancio, il desiderio di aumentare quello generale dell’Ue di Macron, così da alimentare nuovi investimenti, è un’idea che non piace a Berlino ma che potrebbe non dispiacere a Roma.
Fra l’altro il presidente francese ha fatto i salti mortali per ritornare, dopo dieci anni, sotto il 3% del deficit pubblico alla fine del 2017. Voleva conquistarsi la fiducia dei tedeschi. Ma Angela Merkel, indebolita politicamente, non gli va dietro comunque. E intanto a fine 2018 centrare di nuovo l’obiettivo sarà per la Francia molto faticoso. E se Macron ritornasse, come l’ha fatto nel passato, a parlare di maggiore flessibilità sui parametri di Maastricht? E se trovasse una sponda in Italia per questa battaglia?
Intanto, anche la cancelliera ieri si è fatta viva con il premier italiano. «Ci siamo dati appuntamento al G7 fissato per la prossima settimana in Canada – ha scritto Conte su Facebook -: avremo anche un incontro bilaterale». Merkel l’ha pure invitato ad andare quanto prima a Berlino. Quasi volesse mettere le mani avanti rispetto a un possibile feeling fra Parigi e Roma. Ma la cancelliera è prudente: «Pronta alla solidarietà per i partner dell’Eurozona – ha dichiarato in un’intervista che sarà pubblicata oggi dalla Frankfurter Allgemeine – ma non deve sfociare in un’unione di debiti».
Quanto ai migranti, la sintonia tra il presidente francese e Conte potrebbe non essere perfetta. Macron ha appena fatto approvare una legge durissima, molto più restrittiva della legislazione ora in vigore in Italia. Nei primi quattro mesi dell’anno le espulsioni di clandestini sono aumentate del 4% in Francia. Tutto questo, però, alla fine potrebbe tradursi proprio nella volontà di Parigi (la stessa da anni) di non partecipare a una maggiore solidarietà nell’accoglienza dei migranti a livello europeo. Poi, Macron non vuole riformare le regole di Dublino per cui a doversi far carico dello status di rifugiati è il primo Paese di entrata nell’Ue. Matteo Salvini di sicuro non apprezzerà.
L’Europa che però si riposiziona. Ieri il presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, è tornato a chiedere rispetto per l’Italia: non si faccia l’errore che fece la Germania con la Grecia, calpestando sua dignità.
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