Migrante ucciso, braccianti in sciopero nella piana di Gioia Tauro. Rabbia nel ghetto di San Ferdinando

gaetano mazzuca

È il giorno della rabbia tra i migranti del ghetto di San Ferdinando, in provincia di Vibo Valentia, dopo l’uccisione di Soumaila Sacko, il migrante maliano di 29 anni, attivista dell’Usb. Nel centro, che ospita alcune centinaia dei 1.500 extracomunitari che lavorano nelle aziende agricole della zona, nella notte sono stati incendiati copertoni e rifiuti per protesta. La tensione è di nuovo salita dall’alba, quando una trentina di ragazzi africani ha bloccato la via d’accesso alla tendopoli con dei cassonetti incendiati. Grazie alla mediazione delle forze di polizia la situazione è poi tornata alla normalità. Un centinaio di manifestanti ha poi deciso di effettuare un corteo fino al Comune di San Ferdinando. «Toccano uno toccano tutti» è uno degli slogan scanditi dai migranti. L’esponente dell’Usb Aboubakar Soumaoro ha annunciato che il sindacato sosterrà le spese legali. «Soumayla – ha detto – è stato assassinato, vogliamo giustizia e verità, nessuna insabbiatura».

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Le indagini

Sulle cause dell’omicidio stanno ancora indagando i Carabinieri, che tendono ad escludere il movente razziale. La persona che ha sparato i quattro colpi di fucile da una settantina di metri, letali per Soumaila Sacko, era già sul posto quando la vittima è arrivata nella fabbrica dismessa di San Calogero insieme con due connazionali, rimasti feriti. Questo è quanto emerso dai rilievi effettuati dai militari della compagnia di Tropea che conduce le indagini. Gli inquirenti non formulano al momento un’ipotesi precisa, ma le indiscrezioni portano alla criminalità organizzata per cui Soumalia potrebbe aver pagato una «invasione di campo» commessa quando ha tentato di portar via delle lamiere dalla fabbrica dismessa in cui è avvenuta la tragedia.

I tre migranti, tutti con regolare permesso di soggiorno, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, stavano raccogliendo materiale nell’area dell’ex fornace «La Tranquilla» del centro del Vibonese, quando un uomo è sceso da una Fiat Panda premendo quattro volte il grilletto di un fucile. La fabbrica è sotto sequestro da dieci anni per cui non esiste nessun proprietario che possa lamentare il furto del materiale abbandonato.

 

La vittima

Soumalia era iscritto al sindacato Usb e viveva in una baraccopoli che ospita centinaia di persone nella vicina San Ferdinando (Rc). Il suo impegno era dedicato alla difesa dei diritti dei braccianti agricoli sfruttati nella Piana di Gioia Tauro e costretti a vivere in condizioni fatiscenti in baraccopoli o nella tendopoli di San Ferdinando allestita dalla Protezione Civile. Per oggi l’Unione Sindacale di Base ha indetto una giornata di sciopero dei braccianti agricoli. Dopo il rogo del 27 gennaio scorso che distrusse 200 baracche e in cui morì carbonizzata una donna, Becky Moses, la Prefettura ha allestito una nuova e più confortevole tendopoli, dotata di mensa, alloggi e docce, ma ancora centinaia di migranti vivono nella vecchia baraccopoli in condizioni di estremo degrado. Molte le analogie con la situazione che diede vita alla «rivolta di Rosarno» nel 2010. Anche allora il cerino che accese la miccia un atto di violenza ai danni degli immigrati: due di loro furono presi a sprangate, e altri due furono vittime di una sparatoria a Laureana di Borrello, in provincia di Reggio Calabria.

LA STAMPA

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