Migranti, l’Italia trova alleati nei Paesi dell’Est: “Stop alla riforma del regolamento di Dublino”
Da un lato del tavolo ci saranno la Germania, la Francia e i governi del Nord Europa. Dall’altro l’Italia e i Paesi del Sud a fianco del quartetto di Visegrad. Un’inedita alleanza mossa da un obiettivo comune: fare a pezzi la proposta di riforma di Dublino preparata dalla presidenza di turno bulgara, documento oggi in discussione al Consiglio Affari Interni di Lussemburgo. Matteo Salvini non ci sarà, ma da Roma è partito l’ordine di tenere la linea dura: va respinto senza se e senza ma. In assenza di un accordo tra i 28, la palla passerà nelle mani di Donald Tusk, che chiederà ai leader di trovare una via d’uscita al Consiglio europeo di fine mese. Quello dell’esordio del premier Giuseppe Conte.
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L’Italia e i Visegrad in questo momento vogliono la stessa cosa (respingere la proposta sul tavolo), ma con motivazioni diametralmente opposte. Secondo Roma nella bozza di compromesso c’è troppa responsabilità a carico dei Paesi di primo ingresso e troppo poca solidarietà (posizione condivisa da Spagna, Grecia, Cipro e Malta). Per Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia e Polonia (a cui si è aggiunta l’Austria) è l’esatto contrario. Poco importa: in questa fase è necessario mantenere solida questa «strana alleanza» per far saltare il tavolo. Da domani riemergeranno gli interessi contrapposti.
Secondo Francia e Germania, però, le discussioni si trascinano da troppo tempo. E la finestra di giugno è vista un po’ come l’ultima spiaggia. «Senza un accordo al prossimo Consiglio europeo – riassume un diplomatico – non riusciremo a completare la riforma entro questa legislatura». L’Austria, che guiderà il semestre Ue da luglio, ha già detto che vuole prima concentrarsi sulla dimensione esterna del fenomeno immigrazione. Servirà molto tempo per trovare un nuovo accordo, quindi. E poi il Consiglio dovrà anche sedersi al tavolo negoziale con il Parlamento europeo, che ha già approvato una proposta in cui sono previste le quote obbligatorie. Pensare di chiudere entro le prossime Europee (maggio 2019) sembra dunque impossibile.
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Il sistema attuale
Senza un’intesa, resterebbe in vigore l’attuale sistema di regole Dublino III. Senza quote e senza i rigidi vincoli sui controlli. «Ma a quel punto – dice un diplomatico di un grande Paese – rimarrebbero anche i controlli alle frontiere interne di Schengen, necessari per evitare i movimenti secondari di migranti da un Paese all’altro».
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