Salute, la ministra Grillo: “Priorità nuovi fondi poi affronteremo la questione vaccini: sono nel contratto”
di MICHELE BOCCI
ROMA – “Me lo sogno anche di notte il problema di come riuscire aumentare i fondi per la sanità italiana, poi penseremo alla questione vaccini. Il mio primo obiettivo è lavorare in sinergia con il ministero dell’Economia per invertire la rotta, frutto di vecchie scelte politiche, sul finanziamento del servizio sanitario nazionale. È la mia più grande preoccupazione, ci teniamo molto a difendere la sanità pubblica”.
Così la neo ministra della Salute Giulia Grillo, che ha incontrato al ministero Beatrice Lorenzin per il passaggio di consegne di rito. Parole che sottolineano il cambio di ruolo: quando era all’opposizione la parola d’ordine era “nuovi fondi per la sanità”, ora è chiaro che i finanziamenti devono passarer per un accordo col ministero delle Finanze.
L’incontro tra ex e attuale ministra alla Salute è stato cordiale. “Ho molto apprezzato, il ministro mi ha rappresentato le azioni intraprese e quelle che vanno completate. I decreti attuativi sulla responsabilità dei medici, il nomenclatore tariffario, alcune nomine: sono tanti i dossier aperti”.
E sulla questione più spinosa, quella dei vaccini (nella sola Torino sono centinaia i bambini negli asili non in regola con le attuali norme) la ministra Grillo si mantiene sul vago: “Ci atterremo a quello che in modo stringato c’è scritto nel contratto, che parla di non penalizzare i bambini non vaccinati. E questo tema lo affronteremo con tutto il governo”. Ci vorrà quindi ancora un po’ di tempo e Grillo tra l’altro sembra non avere alcune intenzione di predere da sola decisioni che riguardano l’obbligo.
E la Società italiana di pediatria (Sip) chiede al nuovo ministro di non abolire l’obbligo vaccinale. “La legge è stata un successo, i dati di fatto dicono che in pochi mesi siamo passati da tassi di copertura assolutamente non soddisfacenti a una situazione buona – dice il presidente della società scientifica Alberto Villani – Al momento l’obbligo non va abolito, tanto più che ci sono molte altre priorità. Del resto la stessa legge prevede dopo tre anni di fare una verifica per vedere se le coperture sono tornate in sicurezza, e semmai ripensare all’obbligatorietà”. Villani fa notare che sarebbe meglio occuparsi inizialmente dei problemi di organico della sanità italiana, a partire proprio dai pediatri.
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