Vittorio Feltri: “Onore a Bersani, ultimo liberale fatto fuori dal Pd”

di Vittorio Feltri

Pier Luigi Bersani ultimamente è poco visibile. È stato un pezzo da novanta nella sinistra e nella politica italiana e a me dispiace constatare che oggi si sia eclissato per varie cause di cui parleremo.

La sua storia comincia presto, quando lui, virgulto di una famiglia cattolica di modesta estrazione, comincia la propria attività pubblica in veste di chierichetto. Già, serviva messa. Però non era d’ accordo col parroco che distribuiva male i proventi delle elemosine. Uno spirito ribelle manifesta subito l’ indole del contestatore. Bersani in pratica fin da piccolo era un rivoluzionario, tuttavia non violento: si sfogava con la dialettica.

Egli è un duro bonario, perdonate l’ ossimoro. La sua adolescenza, come quella di tutti, si consuma nell’ inquietudine. Pier Luigi si iscrive precocemente ad Avanguardia operaia, da me detestata, ma questo non c’ entra. Forse io feci di peggio: mi iscrissi al Partito socialista e divenni segretario della federazione giovanile della mia città, Bergamo, che assomiglia molto a Piacenza, dove nacque il nostro. Ciascuno ha l’ armadio pieno di scheletri ed è inutile seppellirli sotto il vestiario, prima o poi saltano fuori.

Il padre di Bersani non era un intellettuale (meccanico e benzinaio) per fortuna, cosicché il ragazzo poté realizzare ciò che gli stava a cuore: dedicarsi agli studi. Si laureò a Bologna in filosofia negli anni ’70, quando il sottoscritto era già provato dal lavoro. Anch’ egli ha sempre sgobbato. Salì in cattedra: insegnante. Ciononostante la cosa che aveva in mente non era la didattica, bensì l’ attività pubblica. Ve ne risparmio gli inizi per non farla troppo lunga. Egli esordì nel PCI ai tempi in cui non era ancora pelato, ma i capelli li perse in fretta sbattendosi per il partito. Sposa una farmacista da cui ha avuto due figlie simpatiche e brave, il che comporta fatiche tempranti. E in effetti Pier Luigi, pur essendo un comunista (abbastanza morbido, invero), rivela una mentalità aperta.

Con Prodi – Conquista uno scranno nella regione Emilia Romagna, della quale a un dato momento è presidente. Una esperienza positiva che lo issa ai vertici di Botteghe Oscure, la cui insegna viene mutata due volte: prima PDS, quindi Ds. Vabbè, piccoli particolari, gli iscritti o erano comunisti o postcomunisti, definizione gentile. Bersani resta Bersani, un uomo perbene che, promosso ministro di Prodi, si distingue per una grande abilità amministrativa. Ricordate le sue famose lenzuolate?

Una serie di provvedimenti di stampo liberale che facilitarono la vita dei connazionali, alleggerendoli da numerosi obblighi iugulatori relativi ai mutui, ai telefoni e alle assicurazioni, per citarne alcuni. In sintesi.

Mentre Berlusconi predicava quotidianamente la esigenza di introdurre elementi di liberalismo nella nostra legislazione, senza riuscirci, Pier Luigi, zitto zitto, li introdusse davvero. Ci voleva un comunista, a parole, per modernizzare nei fatti la società. Viene da ridere. Ma è proprio così.

Riconoscendogli ogni merito, il popolo di sinistra lo promosse, tramite le primarie, segretario dei cosiddetti rossi. Ed egli in qualche modo vinse le elezioni del 2013. Un risultato risicato, comunque importante. Si trattava di costituire una maggioranza governativa, poiché i Ds in autonomia non avevano i numeri per comandare. E qui Bersani ha fatto la cazzata.

Si è messo a trattare con i grillini, convinto che fossero normali, i quali viceversa lo presero per il culo. Il negoziato fallì e il presidente del Consiglio incaricato fu costretto a desistere dall’ intento di creare una alleanza tra Pd e 5stelle. Napolitano, allora capo dello Stato, si affidò al giovane Letta il quale costituì un esecutivo pallido e smunto che durò quanto un sospiro, scalzato da un Renzi rampante che aveva strappato a Bersani la corona di segretario progressista. Questi gli accadimenti; ne seguirono altri che mandarono a pallino i democratici, riducendoli a formazione politica minoritaria.

Troppi sbagli – Nella circostanza si innestano errori su errori commessi dall’ ex sindaco di Firenze, ragazzo sveglio eppure assai supponente. Il più grave fu proprio l’ allontanamento dal gruppo dirigente di Bersani, il quale se fosse rimasto accanto a Matteo gli avrebbe garantito una gestione corretta del partito, che purtroppo, senza costui si è sfasciato rovinandosi nelle mani tremanti del povero Martina, pieno di difetti tra cui, il più grave, quello di essere orobico come me e, pertanto, privo di un eloquio persuasivo.

Se si aggiunge che Renzi ha fatto secco D’ Alema, inviando in Europa una sprovveduta anziché l’ esperto Massimo, si comprende il motivo per cui il Pd è andato a puttane esattamente come Forza Italia dello sfinito Berlusconi. Mi rincresce per Pier Luigi: non doveva essere accantonato quale ferro vecchio, lui che è colto e ha le idee chiare, benché non le condivida tutte.

LIBERO.IT

Rating 3.00 out of 5

No Comments so far.

Leave a Reply

Marquee Powered By Know How Media.