Gentiloni a Repubblica delle Idee: “Ricostruiamo subito l’alternativa di governo”
di SIMONA CASALINI
BOLOGNA – L’applauso è lungo, caldo e partecipato. Via la giacca, si siede accanto il direttore di Repubblica Mario Calabresi, e si racconta a RepIdee per la prima volta dopo l’insediamento del nuovo governo. “Non ho mai usato i bicipiti, non li ho, ma con altra forza ho difeso e mi sono battuto per la nostra meravigliosa Italia in ogni sede”, sottolinea l’ex premier Paolo Gentiloni, e la platea lo sostiene con una ovazione. “Ora abbiamo bisogno di tutto, tranne che di un paese aggressivo verso i vicini, verso altre comunità religiose e le nostre comunità di stranieri, di una maggioranza che non si accorge della gravità dell’omicidio di Sacko a San Ferdinando. Era un uomo che si batteva per i diritti, era uno di noi. Dobbiamo dirlo a grande voce. E a me un governo che ha toni aggressivi non fa sentire affatto più sicuro, invece vedo un’Italia in cerca di guai” e la sala è tutta con lui. “Agli elettori di sinistra lancio un appello: sì, abbiamo fatto anche tanti errori ma chi il 4 marzo non ci ha votato per dispetto ora si trova Salvini al governo. Riflettano su questo. E adesso dobbiamo ricominciare dalla mobilitazione di tutto l’ampio arco del centrosinistra (“sììì” dal pubblico che tifa) per ricostruire un progetto alternativo, sociale e politico. No, non faccio profezie su quando ci saranno nuove elezioni, ma dobbiamo essere pronti. Prima o poi servirà e ne avremo un grande bisogno”.
RepIdee, Gentiloni: “La sinistra non è una carriera”
Economia, politica estera, immigrazione, sinistra larga: un Paolo Gentiloni a tutto campo qui a Bologna, nella sala del Podestà di Palazzo Re Enzo, città amica, da dove lancia una sfida al centrosinistra: “Costruiamo subito un progetto di alternativa di governo con le reti del volontariato e delle associazioni. Ci siamo dilettati con i vincenti della globalizzazione, non abbiamo frequentato quelli che sono rimasti indietro. La diseguaglianza è cresciuta e con la flat tax si vuole accrescere ancora. La sinistra è quella che dice di no e noi lo abbiamo fatto poco. La sinistra non può essere una carriera”.
Sul nuovo governo? “Mi preoccupa – ha detto l’ex premier – che la reputazione internazionale ed economica del paese, costruita con tanta fatica, sia stata abbassata in due settimane e mi chiedo quanto ci costerà tutto questo accavallarsi di minacce e promesse. Tutto ciò senza che il governo abbia ancora preso nessuna decisione. Vogliamo andare avanti così? Con i ministri che fanno campagna elettorale in giro? Prima o poi dovranno governare oppure corriamo il rischio di farci davvero male”. “Faccio gli auguri a Conte per il G7 – ha aggiunto – ma non ho consigli da dargli. La penso in maniera sideralmente diversa dal suo governo ma mi auguro che l’Italia al G7 faccia l’Italia. L’ultima cosa che ci possiamo permettere è quella di presentarci come l’Italia che tradisce i suoi fondamenti, la sua politica estera, la sua collocazione internazionale. E nessuno ha diritto di distruggere i pilastri fondamentali del nostro meraviglioso paese, mentre togliere le sanzioni alla Russia può diventare pericolosissimo”.
G7 in corso, quindi, con Trump che se ne andrà via prima, con uno sgarbo istituzionale non da poco. “Ma servono davvero questi vertici internazionali, sono luoghi che hanno ancora un senso?” così il direttore. “Il multilateralismo è roba faticosa, ma… teniamocelo stretto! Ho paura di un mondo dove ognuno fa quello che crede, che pensa solo all’utile del proprio paese. E questi vertici sono incontri che durano ore, ma ci sono sette, otto persone, grandi professionisti, seduti intorno a un tavolo che cercano soluzioni con un linguaggio comune. Non buttiamoli via, anche se purtroppo vedo che sono diventati uno strumento in declino perchè i paesi tornano alla sovranità nazionale, ai nazionalismi ottusi. E anche noi andiamo in scia, proprio noi che storicamente viviamo di aperture, di commerci, di buoni rapporti con vicinato, di multilateralità, di principi di soft power (molto citato anche da Prodi ndr). Ma gli italiani, in un mondo cattivo e contrapposto, hanno soltanto da perdere”.
RepIdee – Gentiloni: “L’Italia al G7 faccia l’Italia: Conte non tradisca i fondamenti del Paese”
“Noi – dice – siamo contrari alla riforma di Dublino per ragioni opposte a quelle degli ungheresi, degli austriaci e dei polacchi. Se l’Italia sceglie come alleati chi pensa che i rifugiati debbano essere trattenuti nei paesi di primo arrivo, allora faccio tanti auguri all’Italia. A noi serve più solidarietà e più impegno europeo sui migranti. Non possiamo saldarci con chi dice: “I migranti restino nei paesi dove arrivano, e quindi nei paesi del Mediterraneo'”. “I nazionalismi – ha aggiunto – hanno ripreso quota e l’Italia di questo si deve preoccupare. Abbiamo bisogno di mondo dialogante, non di contrapposizione nel quale avremmo solo da perdere”. E gli attacchi alla Tunisia dove ci portano? lo incalza Calabresi. “A farci ancora male. La Tunisia è un paese libero, composto al quaranta per cento da donne, democratico, con cui collaboriamo da più di dieci anni. Bisogna aiutarlo, non insultarlo”. Chi sono ancora in questa Europa affaticata i migliori amici dell’Italia?” chiede il direttore Calabresi e la risposta di Gentiloni non ha indugi: “Il formidabile riformismo europeo di Macron e l’equilibrio in politica estera della Merkel”.
RepIdee, Gentiloni e Calabresi sul governo Lega-5S, il lavoro e gli errori della sinistra – integrale
Quanto alle ultime aperture a Putin, Gentiloni ribadisce che è “una strada pericolosissima”, di cui forse non si conoscono le conseguenze. “Siamo sempre accusati di essere un paese ballerino ma in fondo in settant’anni siamo rimasti un paese profondamente europeista e alleato degli Usa che ci hanno liberato dal nazi-fascismo. Altro discorso è un’apertura di dialogo con Mosca, cosa che provai a fare in sede Nato insieme al ministro degli esteri tedesco. Sapete cosa successe? Che si ribellarono gli altri paesi baltici, sì proprio quelli amici di Salvini. E quindi mi chiedo. Come si fa a stare contemporaneamente con Orban e con Putin?”.
Perchè Salvini è così fascinato da Putin così come lo fu Berlusconi? gli chiede Calabresi. “Forse per il fascino cupo dell’ombra del sovranismo che si aggira, una certa nostalgia muscolare degli imperi, quello inglese, quello ottomano, quello russo, persino l’impero austriaco. Ma io mi chiedo, cosa c’entra l’Italia con tutto questo? A casa nostra vogliamo affermare l’impero di Ponte di Legno?!?”. E scatta l’applauso, solidale, partecipato.
Torna il tema della sinistra, con la domanda più diretta. “Perchè dal 40% delle Europee siete passati al 19% di marzo?” “Abbiamo perso un appuntamento fondamentale col referendum 2016, ed è stato un trauma; le sinistre che in tutto il mondo perdono, e ci siamo intrattenuti troppo con le classi vincenti della globalizzazione tralasciando chi è restato indietro. Cito Kennedy, “l’onda della marea non fa alzare tutte le barche”, e noi non le abbiamo spinte abbastanza. Ma da qui si riparte”.
Si va verso la chiusura del dibattito, e la domanda appare più leggera. “Poi è riuscito a mangiare il pesce ad Anzio?” gli chiede Calabresi, riferendosi alla risposta che dette Gentiloni pochi giorni dopo la disfatta elettorale su cosa avrebbe fatto a breve termine. “Sì, ci sono andato con mia moglie, ho mantenuto la promessa. Ma ho fatto anche campagna elettorale. Domenica si vota in una ventina di Comuni, alcuni anche grandi, e altri più piccoli come questa cittadina del litorale laziale che mi è molto cara. Un appuntamento che coinvolge un numero di elettori italiani dieci volte più grande degli abitanti della Valle d’Aosta (regione ultima spina nel fianco elettorale del Pd ndr). Ecco, questo può essere un importante test per gli elettori di sinistra, anche per quelli che a marzo non hanno ci votato per dispetto, ma si sono ritrovati Salvini al governo”.
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