Che fare del gasolio per auto se va fuori legge?
Una visione del presente e una (possibile) del futuro. Osservato dai satelliti, il Medio Oriente di oggi è punteggiato da colossali fiamme eterne di metano, che viene bruciato nei pozzi petroliferi in quanto prodotto di scarto. Domani, il mondo rischia di essere punteggiato anche da colossali fiamme eterne di gasolio per auto, distillato dalle raffinerie ma messo fuori legge, e di cui nessuno saprà più che fare; con buona pace dell’atmosfera che si voleva proteggere vietando il diesel. Questo flash dal futuro non è certo, forse è solo un paradosso che non si realizzerà, però visti i precedenti, mai dire mai.
Petroliere che si incrociano in mezzo all’Atlantico
Il problema è che in Europa c’è l’intenzione di eliminare (nel giro di pochi anni) i motori diesel da autotrazione perché inquinanti; però dal petrolio greggio non si distilla quello che si vuole: è giocoforza, con le tecnologie ordinarie, ricavarne sia benzina sia gasolio. Questo ha delle conseguenze. Le auto in America viaggiano solo a benzina, e il gasolio prodotto dalle raffinerie negli Usa viene esportato in Europa. Anche in Europa si distillano sia benzina sia gasolio, ma essendo il diesel prevalente in Europa nella trazione auto, si consuma (in proporzione ) meno benzina, e una quota di questa viene esportata in America. Ma quando anche le auto europee andranno tutte a benzina, che cosa sarà di centinaia di milioni di tonnellate di gasolio prodotte su entrambe le sponde dell’Atlantico?
Soluzioni tecnologiche sì, ma a lungo termine
Una risposta parziale può venire dalla tecnologia. Si può aumentare la resa di benzina distillata e ridurre la quota di gasolio. Giuseppe Ricci, direttore della raffinazione e del marketing dell’Eni: «Le tecnologie ci sono. Però adattare ognuna delle raffinerie esistenti costerà centinaia di milioni di euro. Si può fare, ma ci vorranno 10 o 20 anni. E comunque non si arriverà a produrre il 100% di benzina».
E allora? Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, vede una parziale via di sbocco nel carburante per le navi. «Dal 2020 – dice – il contenuto massimo di zolfo del carburante navale dovrà scendere dal 3,5% allo 0,5%. Questo renderà il carburante per le navi simile al gasolio auto, che quindi potrà essere diretto al nuovo uso». Un esempio di eccellente raffineria italiana è quella di Sarroch in Sardegna, di proprietà della Saras, la più importante d’Europa per il gasolio auto, che ora punta a diventare protagonista nel carburante navale. Ma a quanto ammonterà la nuova domanda mondiale di gasolio per nave? «Grossomodo al 10% del gasolio auto che l’Europa non richiederà più» risponde Tabarelli. Altri sbocchi? «Il cherosene degli aerei è simile al gasolio auto. Il trasporto aereo è in forte crescita mondiale, e il gasolio si può convertire in cherosene», utilizzando un ulteriore 10% dell’attuale gasolio auto. E per collocare il residuo 80%? «Bisognerà esportarlo verso altri Paesi». Però sarà da verificare quali Paesi, e per quanto tempo, accetteranno di riconoscersi come di serie B, usando un carburante rifiutato dai Paesi sviluppati. Gli Emergenti stanno diventando molto suscettibili nelle faccende ambientali, sono sempre meno disposti (con ragione) a farci da discariche. E questo ci lascia col cerino in mano.
La domanda di idrocarburi continua a crescere
D’altra parte, dice ancora Ricci dell’Eni, «il mercato globale ci sarà, anche per il gasolio auto. L’Agenzia internazionale dell’energia prevede nel mondo 300 milioni di auto elettriche nel 2040, ma nel frattempo il totale delle auto di ogni tipo aumenterà dagli attuali 1,2 miliardi a 2 miliardi, che viaggeranno in massima parte a benzina e a gasolio». Inoltre, nel trasporto pesante Ricci non vede un futuro «né per la benzina né per i motori elettrici. I camion e gli autobus andranno a gasolio anche nel 2040, e raddoppieranno come le auto».
Diverso il parere dell’ambientalista Ermete Realacci: «Presto il problema sarà superato, perché oltre a tutti i motori a gasolio spariranno anche tutti quelli a benzina. Resteranno solo i veicoli elettrici».
Migrazione di raffinerie dall’Europa al Medio Oriente
Anche se le cose andassero così, nel medio termine ci sarebbe il problema economico di convertire le attuali raffinerie per produrre meno gasolio e più benzina. Tabarelli di Nomisma osserva che «già adesso le raffinerie in Italia, nel resto d’Europa e in America chiudono, oppure sopravvivono ai limiti della sopravvivenza. Se i loro margini economici verranno ulteriormente ridotti dall’impossibilità di vendere il gasolio auto, falliranno tutte». Ma se a tutte le raffinerie europee viene imposto di scegliere fra la riconversione alla benzina al costo di centinaia di milioni di euro oppure la chiusura, e troppe fra loro sono costrette alla seconda opzione, come faremo viaggiare le nostre auto? Risponde Tabarelli: «Importeremo benzina dalle mega-raffinerie che stanno sorgendo nel Medio Oriente e che (per varie ragioni) riescono a produrre a costi minori». Ma speriamo che in queste raffinerie del Medio Oriente, nell’impossibilità di vendere il gasolio auto, non comincino a bruciare anche le mega-torce eterne di carburante diesel, accanto a quelle del metano.
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