Roma, 11 giugno 2018 – Tutti pensano che qui si tratti di una partita a due fra Italia e Malta. Errore, anche se era ora che qualcuno parlasse chiaro alla Valletta, la quale pensa di essere in Europa solo quando si parla di questioni economiche. Lo stop del ministro dell’Interno, Matteo Salvini, è un messaggio diretto soprattutto all’Unione che continua a ignorare il caso italiano sul nodo immigrazione e che a fine giugno ha in agenda un appuntamento fondamentale per ridiscutere il trattato di Dublino. Salvini cattivone? Per nulla, anche perché non ci sono gommoni alla deriva, ma un gruppo di profughi già salvati e in attesa di essere accolti. A questo punto del gioco il ministro ha dovuto rovesciare il tavolo per dare un segnale forte. Non ha fatto niente di più della Francia che blocca i migranti nella neve dei passi, dei Paesi del Visegrad che alzano muri, della Spagna che al confine col Marocco respinge energicamente chiunque si avvicini alla barriera di separazione. L’Europa straparla di ricollocazione una volta che i migranti sono arrivati, ma non indica uno straccio di ipotesi per mettere d’accordo i Paesi membri, come Spagna e Malta, appunto, affinché si dividano con l’Italia l’onere degli sbarchi.

Finale: l’Italia è sola e nello stesso tempo male accompagnata. Il Mediterraneo è di tutti i Paesi che vi si affacciano quando si parla di turismo, solo nostro quando c’è da accogliere i profughi. Una demenziale divisione dei compiti e dei doveri. Anche l’ex ministro degli Interni Marco Minniti minacciò di bloccare le navi Ong davanti ai porti. Ma non lo fece. Trattò con le tribù libiche e ottenne una flessione delle partenze. L’Europa cosa ha fatto in questo anno per rivedere gli accordi? Zero. Quindi lo scontro con Malta sull’attracco dell’Aquarius è un casus belli che pure nella sua peculiarità serve per sollevare il problema. Che è, come si vede, più ampio. Finché non si cambia passo, frenando gli ingressi e affrontando l’emergenza profughi con un gioco di squadra, resteremo sempre al punto di partenza. Quindi tutti cinici, todos caballeros, non solo Matteo Salvini. I 750 morti in mare del 2018 e i campi-vergogna di San Ferdinando dove dormiva il maliano ucciso a fucilate, sono conseguenza dell’attuale politica migratoria. E già che ci siamo qualcuno spieghi ai sindaci di Palermo e Napoli che non sono Repubbliche autonome. Visto che hanno dichiarato: accogliamo noi i profughi. Nella turbolenza spunta anche il folklore.

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