Mafia, scacco matto al clan Di Silvio, cugini dei Casamonica: 25 arresti tra Roma e Latina
Scacco matto al clan Di Silvio. Con l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso 25 persone appartenenti alla famiglia Rom sono finite in manette questa mattina nell’ambito di un’operazione della polizia di stato coordinata dalla Dda della procura di Roma. Tra gli arrestati anche Armando Di Silvio, detto «Lalla», considerato il capo dell’organizzazione, e insieme a lui sono finiti in manette anche Genoveffa Di Silvio, moglie del boss Armando, e Sabina De Rosa.
L’indagine contro i vertici del clan Di Silvio, parenti dei Casamonica, ha preso le mosse dalle rivelazioni del pentito Renato Pugliese che ha spiegato nel corso di varie audizioni quanto il clan fosse radicato sul territorio e totalmente autoctono, e slegato da gruppi criminali siciliani, calabresi o campani. Nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal procuratore aggiunto della Dda di Roma, Michele Prestipino e dai pm della Capitale Barbara Zuin e di Latina, Luigia Spinelli e Claudio De Lazzaro, si contestano ai Di Silvio i reati di traffico di droga, estorsione, violenza privata, favoreggiamento, intestazione fittizia di beni, riciclaggio e reati elettorali, tutti aggravati dalle modalità mafiose.
L’indagine dello Sco e della Squadra Mobile della polizia di stato, coordinata dalla Dda, ha fatto luce su numerose estorsioni, effettuate con metodi particolarmente violenti e vessatori, come avviene nelle mafie tradizionali, spendevano sempre il nome dei Di Silvio per amplificare il potere di intimidazione, ovvero il riferimento alla destinazione del denaro richiesto al sostentamento dei carcerati e delle loro famiglie, o ancora richiamando episodi cruenti risalenti alla guerra criminale del 2010, quando le famiglie Rom si imposero sui altri gruppi criminali.
Gli arresti sono stati eseguiti tra Roma e Latina e nella vasta operazione sono stati utilizzati elicotteri della polizia e oltre 250 agenti. Alcuni uomini del clan Di Silvio hanno gestito la propaganda elettorale in favore di alcuni candidati alle elezioni comunali di Latina, ricevendo in cambio denaro. Le indagini hanno portato alla luce un quadro preoccupante: la compravendita dei voti. Alcuni tossicodipendenti di zona, infatti, erano costretti dal clan dietro minacce a votare i candidati preferiti dal clan. Non solo. I Di Silvio erano anche pagati dai politici locali per acclamare i candidati durante i comizi elettorali.
«Quello di oggi è un risultato importante frutto di due anni di indagine. Contro il clan Di Silvio – ha detto Prestipino – abbiamo lavorato in modo serio. Da sempre il territorio del sud Pontino è un territorio difficile, dal 2010 i Di Silvio sono diventati i capi indiscussi di Latina. L’iniziativa non resterà episodica, continueremo a lavorare».
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