“Spenderò nelle elezioni. È un investimento da fare per la nostra credibilità. Ho visto il M5S, un trionfo”

francesco grignetti, edoardo izzo
roma

Corruzione per costruire il nuovo stadio della Roma. È una vera bomba l’ultima inchiesta della procura e dei carabinieri di Roma. Con nove arrestati e decine di indagati, viene a nudo il «sistema Parnasi», dal nome di un costruttore che non si fermava davanti a nulla pur di spianare la strada al progetto del nuovo stadio.

Corruzione trasversale

Basta guardare alle etichette politiche dei tre agli arresti domiciliari: un ex assessore regionale all’Urbanistica, il dem Pier Michele Civita; il vicepresidente del consiglio regionale, il forzista Adriano Palozzi; il superconsulente dei Cinquestelle, l’avvocato Luca Alfredo Lanzalone, nominato dalla giunta Raggi alla guida dell’Acea. E poi almeno un paio di candidati grillini non eletti: gli avvocati Mauro Vaglio, presidente dell’Ordine di Roma, e Daniele Piva, definito da Parnasi «il braccio destro di Di Maio».

Questa è la filosofia del costruttore: «Spenderò qualche soldo sulle elezioni… Che poi vedremo come vanno girati ufficialmente coi partiti politici… È importante perché in questo momento ci giochiamo una fetta di credibilità per il futuro. È un investimento che io devo fare… Molto moderato rispetto a quanto facevo in passato quando ho speso cifre che manco te le racconto».

Il progetto dello stadio di Tor di Valle approvato dalla giunta Raggi. Sono state eliminate le torri di Libeskind, che secondo la sindaca avrebbero rovinato lo skyline della zona

Il fulcro del sistema

L’obiettivo principale di Parnasi è l’avvocato Lanzalone. Dal gennaio 2017 affianca la sindaca Virginia Raggi nelle trattative sullo stadio. Con il costruttore si conoscono in questa fase. Lanzalone mira al sodo: ottiene dalla «controparte» alcuni lucrosi incarichi professionali per complessivi 100 mila euro di onorari. Parnasi ne è letteralmente entusiasta. A marzo lo riceve in ufficio e Lanzalone gli presenta un «escamotage» legale per evitare sorprese. «Eh, ma quando c’è Lanzalone! Quando c’è Wolf…».

 

Parnasi ne parla a cena con il suo amico Pietro Salini, un altro costruttore in difficoltà con i nuovi potenti, e l’onnipresente Luigi Bisignani: «Io ho buoni rapporti con loro e se ti fa piacere organizzerei una colazione… C’è una persona che devi conoscere. Siamo diventati amici. L’avvocato Lanzalone, che ho conosciuto in una riunione in cui io ero praticamente dato per spacciato perché avevano messo assessore all’Urbanistica Paolo Berdini, il quale era un pazzo totale. Lanzalone è stato messo a Roma da Grillo per il problema stadio insieme a Fraccaro e Bonafede». Ovvero gli attuali ministri per i Rapporti con il Parlamento e Giustizia. «Una persona molto intelligente… L’ho presentato a Enrico Laghi (il commissario straordinario all’Ilva e all’Alitalia, ndr) quando stava sotto schiaffo».

Con i Cinquestelle

Parnasi a un certo punto pensa di aver vinto al Totocalcio. «Ieri sono stato a parlare con Ferrara (capogruppo M5S in Campidoglio, ndr) e c’era un trionfo assoluto… In questo momento con i Cinquestelle abbiamo una forte credibilità, incontrerò anche la Lombardi tra una settimana… C’è un rischio altissimo che questi facciano il governo, magari con Matteo Salvini. Noi potremmo pure avere, incrociando le dita, silenziosamente, senza sbandierarlo, un grande rapporto».

 

Scrive il gip: «Parnasi nel tentativo di ottenere i favori del mondo Cinquestelle avviò l’attività di promozione in favore del candidato alla Regione, Roberta Lombardi. In tal modo egli rafforza i suoi legami con Paolo Ferrara e con Marcello De Vito (presidente del consiglio comunale di Roma, ndr) in quanto ricoprono rilevanti incarichi nell’ambito dell’amministrazione capitolina, svolgono un ben preciso ruolo nell’approvazione nel progetto dello stadio. Crea i presupposti per lo sviluppo di ulteriori progetti imprenditoriali, essendo la Lombardi, oltre che candidata alla Regione, personaggio di spicco dei Cinquestelle a livello nazionale».

 

Gli amici leghisti

È il 26 marzo scorso quando il costruttore Parnasi viene raggiunto da un giornalista dell’Espresso, che chiede notizie di un finanziamento alla Lega. Scatta un allarme rosso: Parnasi attraverso una sua società nel 2015 ha devoluto 250 mila euro all’associazione «Più Voci» gestita dal tesoriere leghista Giulio Centemero, ma il finanziamento doveva restare segreto.

«A Milano – spiega al telefono al suo commercialista – è stato un veicolo con cui io mi sono accreditato in maniera importante. Ho organizzato cene e controcene, ho portato imprenditori, ho fatto quello che, tu mi insegni, un ragazzo di 38 anni all’epoca doveva fare per crescere a Milano».

Si era alla vigilia delle elezioni comunali e Parnasi sognava di replicare con il Milan l’operazione della Roma. Il commercialista gli chiede; i soldi erano per Salvini? Parnasi risponde: «No, è una cosa fatta all’epoca…». «Tutti pensano che io sia vicino a Bonifazi (il tesoriere del Pd, ndr), io sono comunque uno che apre…». E ride: «Allora ci sputtaneranno un po’ sui giornali, pazienza, ma sotto un certo aspetto è anche positivo perché sapranno che sono vicino alla Lega che farà il governo».

Ma la marcia di avvicinamento a Milano non finisce lì. Un suo faccendiere avvicina l’assessore all’Urbanistica della Giunta Sala, Pierfrancesco Maran, e fa balenare la possibilità di regalargli un appartamento. Quello lo caccia in malo modo. Racconto tragicomico del giovanotto: «Siamo andati lì dall’assessore a fare una figura… Sembravamo i romani… quelli, sai, dei centomila film che hai visto? I romani a Milano… Qua funziona perché ancora comunque è la Roma rometta. Lì si mettono a ridere, lì è proprio un altro mondo».

LA STAMPA

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