Bce: il Qe si dimezza a 15 miliardi da ottobre e termina a dicembre. Tassi fermi per almeno un anno
Fine del quantitative easing a dicembre. Tassi fermi almeno fino all’estate del 2019. La riunione di giugno della Banca centrale europea si è chiusa con l’annuncio di una nuova fase della politica monetaria. La Bce ha deciso infatti che da ottobre a dicembre gli acquisti di titoli passeranno a 15 miliardi al mese, dagli attuali 30, per poi azzerarsi.
La Bce non abbandona il mercato
La Bce resterà comunque attiva sul mercato: reinvestirà le somme ottenute con il rimborso dei titoli acquistati per un «esteso» periodo di tempo dopo la fine del quantitative easing e comunque per tutto il tempo in cui sarà necessario «mantenere favorevoli condizioni di liquidità e un elevato livello di accomodamento monetario».
Draghi: We anticipate that, after September 2018, subject to incoming data confirming our medium-term inflation outlook, we will reduce the monthly pace of the net asset purchases to €15 billion until the end of December 2018 and then end net purchases
Tassi fermi fino all’estate 2019
I tassi ufficiali sono stati confermati – 0% il tasso di riferimento, -0,40% quello sui depositi alla Bce, +0.25 quello sulle operazioni di rifinanziamento marginale (marginal lending facility) – e resteranno fermi, spiega il comunicato pubblicato alla fine della riunione – «almeno fino all’estate del 2019 e comunque per tutto il tempo necessario ad assicurare che l’evoluzione dell’inflazione resti allineata con le attuali aspettative di una rotta sostenuta di aggiustamento» verso il 2%. La Bce ritiene il suo nuovo orientamento comunque espansivo (accomodante nel linguaggio della banca centrale). Le decisioni, ha spiegato il presidente Mario Draghi in conferenza stampa, sono state prese all’unanimità e sono state «ben preparate» nei giorni precedenti la riunione.
Volatilità solo «locale» sui BTp
Il comunicato ha sottolineato il «rischio una persistente elevata volatilità dei mercati finanziari»■ che richiede «un monitoraggio». In risposta a una domanda sull’Italia, Draghi ha escluso l’esistenza di rischi di ridenominazione (ossia dell’uscita dall’euro) e di contagio, se non molto limitato, catalogando le turbolenze come «un fenomeno locale». Draghi ha invitato a non drammatizzare i cambiamenti politici in un singolo paese ma anche a usare un linguaggio compatibile con i Trattati: l’euro, ha aggiunto, è irreversibile «perché è forte e perché la gente la vuole» e non crea vantaggi a nessuno «discutere la sua esistenza»: «Crea solo danni».
Immediata la reazione dei mercati: dopo l’annuncio l’euro è scivolato rapidamente sotto quota 1,18 dollari, mentre le Borse europee sono tornate in territorio positivo. Lo spread dei BTp sui Bund si è rapidamente portato fino a 250 punti base, dai 236 della chiusura di mercoledì, per poi tornare indietro: il rendimento del decennale ha infatti rapidamente superato la soglia del 3% per poi riportarsi al 2,87% (dal 2,83% della chiusura precedente).
ILSOLE24ORE