“Ora tanto dipende da chi prenderà il posto di Draghi”. Intervista a Carlo Cottarelli
Il Quantitative easing della Bce volge al termine, ma l’annuncio era atteso e non avrà un grande impatto. A incidere potrebbe essere invece la battaglia per la nomina della presidenza Bce. A dirlo è Carlo Cottarelli nel giorno in cui Mario Draghi annuncia la fine del Quantitative easing a fine anno. Per l’Italia invece l’appuntamento è con gli annunci e le misure concrete sulle politiche di bilancio. In questa fase, a maggior ragione senza la stampella di Draghi, “nessuno pensi di aumentare il deficit”, è un rischio troppo elevato. Partirebbe molto rapidamente la speculazione, con conseguenze imprevedibili. Oltretutto “non conosco un paese al mondo che abbia ridotto il debito/Pil aumentando il deficit”.
Ci risponde al telefono dalla sua casa di Washington, dove è tornato dopo le convulse giornate romane che lo hanno portato a un passo da Palazzo Chigi, come figura di garanzia chiamata a traghettare il Paese alle elezioni.
Mario Draghi ha annunciato la fine del QE. Cosa cambia in concreto?
Negli annunci di oggi non c’è nulla di inatteso, non credo che di per sè avranno grosse conseguenze. La politica monetaria della Bce rimane comunque molto espansiva, con i tassi al minimo storico. Quello che davvero potrebbe incidere nel futuro sarà il cambiamento al vertice della Banca centrale europea, il prossimo anno, perché in teoria un’istituzione come la Bce è guidata dal suo mandato, ma poi a interpretarlo sono le persone. E nell’ottica di una rotazione fra Sud e Nord Europa, si può pensare che la presidenza vada a un esponente nordeuropeo, che quasi certamente avrà posizione diverse da quelle di Draghi”.
Si attende un forte aumento dello spread fra Btp e Bund?
I mercati giudicheranno il Governo italiano sulla base delle cose fatte. Anche le cose dette sono importanti. Sono state importanti le parole rassicuranti del ministro Tria non solo sull’irreversibilità dell’euro, ma anche sulla prudenza nella gestione dei conti pubblici. È importante la smentita del Governo sulla volontà di uscire dall’euro, lo stesso Savona ha parlato di euro ‘indispensabile’. Mi pare di capire che l’annuncio delle prime vere misure di finanza pubblica siano state rimandate in autunno, aspetteremo, ma finchè non si vedono le misure concrete resta l’incertezza.
Il Governo Conte confida moltissimo nella capacità di ottenere maggiore flessibilità in Europa. La iscriviamo fra gli ottimisti o fra i pessimisti?
Il vero problema non sono le regole europee, il punto non è cosa ci concede l’Europa. Io spero davvero che non venga presa la decisione di aumentare il deficit, perché a quel punto il rischio di attacchi speculativi sarebbe molto elevato. Il deficit dovrebbe anzi calare già dal prossimo anno.
Il Governo pensa di lavorare sul denominatore, sul Pil, per far scendere il rapporto con il debito.
Guardi, lo dico spesso e chiedo spesso in giro di smentirmi. Non conosco un Paese che abbia ridotto il rapporto debito/Pil aumentando il deficit, davvero non lo conosco.
Serve un’operazione straordinaria sul debito?
Secondo me no, ancora no. C’è ancora tempo per operazioni graduali. Ma più aspettiamo a correggere la rotta, più rischi ci sono.
Il Contratto di governo prevede promesse come la flat tax, il reddito di cittadinanza. Sono misure di spesa rilevanti, lei ha già detto che per intero il programma è irrealizzabile. Si comincia con la sterilizzazione dell’Iva. Cosa ne pensa?
Bisogna considerare anche il livello psicologico. Ormai quello dello scatto delle aliquote Iva è diventato una specie di spauracchio e quindi penso che sia meglio evitare questo aumento. Meglio piuttosto lavorare sul lato della spesa, non serve inizialmente neanche tagliarla. Basta tenerla costante l’anno prossimo. Non si tratta di fare cose eccezionali, comunque, basta ridurre un po’ di sprechi e di dazioni a chi non ne ha realmente bisogno. Quanto alle promesse, porterebbero a un aumento del deficit e d’altro canto sono loro stessi a scrivere nel Contratto che potrebbero ricorrere a un limitato uso del deficit per finanziare alcune misure. È un rischio che prenderebbero davvero troppo alto, l’Italia non può permettersi di prendere questi rischi.
Lo spread ripartirebbe subito?
Quale valenza e portata avrebbero questi attacchi speculativi chiaramente non lo so, ma naturalmente farebbero aumentare lo spread. Già siamo sopra di 100 punti base rispetto a un mese fa e la vera paura è che queste cose si avvitano molto rapidamente nel mondo moderno, oggi anche molto più rapidamente rispetto al 2011-2012.
È stato a un passo dal dover affrontare in prima persona questa battaglia. Ora la sento contenta di essere tornata alla sua attività. Ma cosa ha imparato da quei giorni romani?
Sì assolutamente, sono contento. Ho ricevuto la conferma che nella vita bisogna saper dialogare.
Cosa dovrebbero invece pensare gli italiani del servizio svolto da Mario Draghi alla Bce?
Negli anni del suo mandato la politica della Bce è stata gestita in maniera tale da salvaguardare l’Euro, l’Unione europea e a cascata quindi anche l’Italia. Possiamo dire che con il “whatever it takes” e con l’operazione salva-spread sia tra quelli che più hanno contributo a tenere insieme l’architettura europea e a far ripartire l’economia.
This entry was posted on venerdì, Giugno 15th, 2018 at 07:29 and is filed under Economia - Lavoro. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed. You can skip to the end and leave a response. Pinging is currently not allowed.