Stadio della Roma, fango sulla Lega e Giancarlo Giorgetti: il gioco sporco per colpire il Carroccio

Renato Farina

Nel titolo di prima pagina del Corriere della Sera di ieri, sulla retata per lo stadio della Roma, c’ è la palla di fuoco.
Palla nel senso poco nobile di bugia grassa. Ma anche in quello di proiettile di cannone atto a buttare giù la casa del nemico. È pure una palla pilota, nel senso che è la nave scuola cui si adegua il cosiddetto pensiero di tutta la baraccopoli del giornalismo italiano.

Dice il titolone corrierista: «Nuove carte su M5S e Lega». In realtà non sono nuove carte, ovvio, ma vengono centellinate da qualche ufficio apposito, secondo antiche tecniche. In realtà tutto è pescato dallo stesso mazzo di intercettazioni, perquisizioni, interrogatori che hanno giustificato 9 arresti e 27 avvisi di garanzia. Tra le 9 persone finite in carcere o agli arresti domiciliari non c’ è un leghista neanche visto col binocolo. E neppure tra i 27 se ne rintraccia qualcuno, neanche tra la parentela. E allora perché la Lega viene accompagnata sul patibolo dello sputtanamento? Fatevi un’ idea voi, che per noi di Libero è una parola esagerata.

In che cosa consistano queste “carte” (carta moneta, contratti loschi, appunti di un delitto su un tovagliolo) lo apprendiamo sempre dalla prima pagina, in quello che in gergo viene chiamato occhiello, e sta sopra il titolone di cui costituisce l’ introduzione: «Il caso della cena con Giorgetti». La carta che cos’ è, il menù? Il «caso» sarebbe questo? Ma come: un esponente politico si trova a cena con un imprenditore (Luca Parnasi), il consulente del sindaco di Roma, mano lunga e ben curata di Grillo e Casaleggio (Luca Lanzalone), un monsignore che si occupa di pellegrinaggi specie a Lourdes (Liberio Andreatta) e questo diventa il «caso» di prima pagina, più importante di Conte da Macron? Si badi: «caso» è l’ equivalente lessicale, sia pure con strizzatina d’ occhi, di scandalo. Repubblica, sempre in un titolo di prima pagina, aggiunge l’ aggettivuccio fatato che disvela l’ orrore: «cena segreta».

Tutte le cene nelle case private si spera siano abbastanza segrete, ma che importa. Segreto=torbido=congiura. Scandaloso semmai è questo modo di infilare persone perbene in un’ insalata russa di sospetti senza alcun elemento in mano.
Contro Giorgetti non c’ è neppure la scoria di un’ intercettazione da manipolargli contro, una sua frase riferita tra virgolette magari “de relato” che abbia il sentore di corruzione, inciucio, lottizzazione, affare, denaro.

Vediamo com’ era composto il desco che viene fatto passare per diabolico e la sua interpretazione fatta filtrare dalle cronache. Andreatta in rappresentanza del Vaticano, Parnasi del mondo affaristico col pelo sull stomaco, Lanzalone con la delega dei Cinque Stelle, Giorgetti il mandato della Lega. In questa torbida atmosfera sarebbe nato contemporaneamente lo stadio della Roma opera di corruzione e il governo con relativa spartizione dei posti. Come si fa a credere a una simile ricostruzione subliminalmente fatta passare dai giornaloni? Si citano due frasi al telefono di chi si pavoneggia. È la classica millanteria di chi crede di essere balzato sul cavallo della storia, solo perché da lontano ne ha sentito lo scalpiccio e ha bevuto un bicchiere col palafreniere di Napoleone. Insomma, una pura palla di fuoco, questa cena innalzata per importanza a livello di quella famosa di Gerusalemme. E senza neppure il fascino salace delle cene eleganti di Arcore. Insomma…

Che i magistrati abbiano raccolto molta roba per poter formulare l’ accusa di corruzione e di associazione a delinquere, è normale. Ma che tutto quanto raccolto dalla benna della Procura sia trattato come materiale criminoso o schifezza politica è un’ operazione di acrobazia disonesta. Non mettiamo in discussione il lavoro dei magistrati romani Ielo e Zuin, pm accompagnati da solida fama di accuratezza, riteniamo la presunzione di innocenza doverosa sempre, ma qui c’ è una riserva in più che ci trattiene dal menare fendenti a occhi chiusi sui reclusi e gli altri accusati.

Infatti indagini sulla corruzione che non siano basate sul terreno roccioso dell’ insaccocciamento di moneta sonante o “altre utilità” in cambio di atti illegali, ci paiono per loro natura fragili. Ma questo fa parte del gioco processuale, e vedremo. Ma qui siamo oltre il dubbio. Qui siamo a un coinvolgimento surrettizio. In tutto ciò la Lega e in particolare Giorgetti non c’ entrano un tubo. Non c’ è nessun elemento, zero, nisba, che consenta di avvolgerli dal fumo del sospetto. Invece si parla di «caso Giorgetti», in piena logica dell’ allusione tanto più falsificante perché enunciata con linguaggio candido.

P.S. Colpisce il Fatto quotidiano, bollettino contemporaneamente di Procure e Cinque Stelle, e perciò propenso a non avere nessuno dubbio su nessuna azione delle due tipologie di eroi. Marco Travaglio rimprovera i Cinque Stelle perché, essendo purissimi per essenza, mescolandosi con marpioni quali sono i leghisti, si sono sporcati. La colpa è sempre delle altre famiglie, se trovi un vaso rotto è stato l’ ospite, se manca un gioiello è stata la colf. Se qualcosa non va, colpa della Lega. Il Corriere, in linea con questa idea, riferisce senza fare un plissé una sentenza di Luigi Di Maio: «Da noi, nel movimento, per reati così gravi non esiste la presunzione di innocenza». Anche se uno è innocente? E qui domando una cosetta a Salvini e a Giorgetti: ma vi siete accorti con chi vi siete messi? Non parliamo di onestà, ma di funzioni cerebrali… Speriamo abbiate preso contromisure, non per il vostro bene, ma per quello degli italiani.

LIBERO.IT

 

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