Salvini: accoglienza e centri in Africa. Basta andare in Ue col cappello in mano
Matteo Salvini chiederà alle navi italiane e alla Guarda costiera di stare più vicini alle coste italiane. «Nel Mediterraneo ci sono tanti Paesi che possono intervenire, il Nordafrica, Francia, Spagna, Francia, Portogallo: non possiamo permetterci di portare mezza Africa sul territorio italiano». Il ministro dell’Interno continua a interpretare la linea dura del governo e si muove a tutto campo senza preoccuparsi di invadere le competenze dei suoi colleghi. Tra i 5 Stelle cresce la preoccupazione di lasciare al leader leghista il ruolo di premier ombra. Ma lo stesso Salvini liquida queste voci come fake news e assicura che con gli alleati non c’è «il minimo screzio». Intanto segue ogni mossa del premier. Sta mettendo la massima attenzione sull’incontro di oggi tra il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e Angela Merkel. «Il convitato di pietra a Berlino – ha spiegato ai suoi collaboratori – sarà Horst Seehofer».
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L’alleato tedesco
Secondo la Bild online, citando fonti della Csu, Seehofer avrebbe posto un ultimatum alla Cancelliera, la quale finora si è rifiutata di approvare il piano del bavarese che prevede la possibilità di respingere migranti che sono stati già registrati in altri Paesi o che sono stati respinti dalla Germania. Merkel vorrebbe aspettare il Consiglio europeo di fine giugno dove verrà discussa la riforma del Regolamento di Dublino. Ecco, la debolezza interna della Cancelliera viene vista da Salvini come il grimaldello per costringere l’Europa a cambiare rotta e ad aiutare l’Italia. Ma nel mirino del leader leghista c’è sempre Parigi. Si consente pure di essere sarcastico con l’inquilino dell’Eliseo. «Sono sicuro che con il presidente francese Macron, che ha un cuore così grande, dopo la Spagna, toccherà alla Francia accogliere migranti. E poi toccherà a Portogallo e Malta. Adesso non ci sono più servi né schiavi di nessuno al governo».
Modifica Trattato di Dublino
Non è stata ancora definita una proposta organica per modificare Dublino, ma sono chiare le direttrici, a cominciare dalla costituzione di hotspot nei Paesi di transito. In sostanza si tratta di «spostare» in Africa la frontiera dell’Europa con lo scopo di ridurre al massimo le partenze dei migranti dalle coste libiche o tunisine verso l’Italia.
Bisognerà capire la fattibilità di queste strutture, affidata a un’agenzia internazionale, il grado di volontà politica da parte dell’Europa e, soprattutto, quante risorse saranno messe a disposizione. Ma se tutti, almeno a parole, dicono di voler lavorare in questa direzione, ancora più complicata è la questione del ricollocamento dei migranti che hanno già raggiunto il nostro Paese. Il braccio di ferro è proprio sui ricollocamenti obbligatori: a rifiutarsi finora sono stati tutti, non solo i Paesi di Visegrad. Salvini punta su meccanismi di distribuzione automatici e obbligatori che devono interessare sia i migranti richiedenti asilo sia quelli che fuggono dalla povertà.
Il responsabile del Viminale si rende conto che trovare un accordo sarà molto difficile.«Deve essere chiaro che chi non rispetta le quote di ricollocamento dovrà subire il taglio dei fondi strutturali. Prima i nostri presidenti del Consiglio andavano a Bruxelles, Berlino, Parigi col cappello in mano dicendo: “Siamo l’Italia, avanza qualcosa per noi?”. E di solito ci dicevano: “No, paga, taci e accogli”. Ora basta». Un messaggio rivolto anche a quei Paesi come l’Ungheria di Orban che finora hanno fatto muro.
La tela di Salvini
Salvini spera di avere subito dalla sua parte Francia e Germania. Le missioni di Conte a Parigi e a Berlino sono finalizzate a questo obiettivo. Ma sarà lui, il ministro, a tessere una sua tela parallela. Mercoledì incontrerà a Roma il ministro dell’Interno austriaco Heinz-Christian Strache, che è anche vice-cancelliere e leader del Partito liberal nazionale (Fpö) molto vicino alle posizioni della Lega.
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