Gli odiatori
Come le vecchie glorie, scendono in campo, imbolsiti dall’età e dalla pancia, convinti di poter rivivere i tempi che furono, stupire ed emozionare le folle.
La formazione è quella nota: Michele Santoro, Vauro e Roberto Saviano. Il trio di punta dell’antiberlusconismo militante torna in campo contro Matteo Salvini sperando di ripetere i fasti e soprattutto i fatturati della guerra che fu contro il Cavaliere e che li ha visti sconfitti e beffati. Pensavano di sostituire Berlusconi, a seconda dei momenti, con Di Pietro, Ingroia, la Boldrini o qualche altro dei loro amici manettari moralisti un tanto al chilo e si sono ritrovati con Matteo Salvini tra i piedi. Per loro è più di una punizione divina, è subire la legge del contrappasso.
Nel giorno in cui il bulletto dell’Eliseo Emmanuel Macron torna a insultare l’Italia e i «populisti lebbra d’Europa», spuntano anche tutti gli odiatori di casa nostra. Saviano è uscito dal suo letargo e dà di matto tutti i giorni: l’altro ieri ha rivolto un appello a giornali e tv ad oscurare le esternazioni del ministro dell’Interno, ieri lo ha definito un mafioso.
Michele Santoro, reduce dal flop del suo ultimo programma televisivo, ha mandato una lettera – firmata anche dal sodale Vauro – alle più alte cariche dello Stato e della magistratura chiedendo l’arresto di Matteo Salvini per alto tradimento della Costituzione.
Non sono lontani i tempi in cui questi signori spadroneggiavano sulle tv pubbliche pensando di essere la voce degli italiani. Oggi fanno solo tristezza, quasi tenerezza, come quel soldato giapponese che nella giungla continuò per anni, dopo la resa dell’imperatore, a combattere una guerra a quel punto privata contro gli americani.
Cari Santoro e Vauro, uscite dalla macchia e arrendetevi, sarete trattati con il rispetto che si deve ai reduci. Gli italiani hanno deciso a stragrande maggioranza che Matteo Salvini e pure Silvio Berlusconi sono migliori di voi, più democratici, più affidabili. La Costituzione è stata pensata e scritta per mettere un argine alle vostre idee, figlie della tragedia assassina del comunismo, non alle loro che ruotano attorno ai due concetti di libertà e legalità. L’arroganza tipica della mafia non è nelle parole di Salvini, ma nelle vostre violente dichiarazioni contro il ministro degli Interni, simili a quelle fatte ieri l’altro dai Casamonica, una famiglia che di mafia se ne intende. Speriamo sia solo un caso e non l’inizio di una nuova alleanza tra pensatori chic e delinquenti, come ai tempi avvenne con Ciancimino junior e Spatuzza per infangare Berlusconi in diretta tv.
IL GIORNALE