Merkel salva il suo governo (per ora) a scapito di Italia e Austria

Una conferma del trattato di Dublino. E la responsabilità dei migranti scaricata sull’Italia. È questo, di fatto, il contenuto dell’accordo tra Angela Merkel e il Ministro dell’Interno tedesco Horst Seehofer hanno raggiunto per salvare il proprio governo. L’esecutivo, infatti, rischiava di saltare a causa delle dimissioni minacciate da Seehofer a causa delle politiche migratorie adottate dalla Cancelliera nelle ultime settimane. “O fa un passo indietro o me ne vado” aveva detto il ministro subito prima di chiudersi con la Merkel per cinque lunghe ore all’interno della Konrad Adenauer Haus, la sede centrale della Union a Berlino. Sotto la supervisione del presidente del parlamento Wolfgang Schauble i due hanno negoziato fino a tarda notte per trovare una quadra. Che alla fine è stata raggiunta.

Dopo lunghe trattative tra la Cdu e la Csu ci siamo finalmente accordati su come sconfiggere l’immigrazione illegale nel futuro tra Germania e Austria” ha annunciato uno stanco ma soddisfatto Seehofer. Che, in base a quanto ottenuto, ha dichiarato che non rassegnerà le dimissioni. Il governo è dunque salvo grazie a questo accordo che, ha poi continuato a spiegare, si fonda su tre punti condivisi:

il primo punto prevede l’istituzione di un nuovo regime di frontiera lungo il confine tra Germania e Austria che impedisca l’ingresso in Germania ai richiedenti asilo la cui domanda di protezione internazionale sia di competenza di un altro Stato europeo;

il secondo punto prevede l’apertura di centri di transito da dove i richiedenti asilo non idonei possano essere direttamente rimandati nei Paesi per loro competenti;

il terzo punto sancisce che qualora il Paese in cui il migrante debba essere rispedito si rifiuti di accettarlo il respingimento avverrà comunque verso l’Austria attraverso degli accordi con Vienna che devono essere ancora sanciti.

Ma come si è arrivati a questa situazione che ha fatto quasi capitolare la Merkel?

La crisi tra Seehofer e la Cdu andava avanti da settimane ed è stata originata principalmente dall’ascesa nei sondaggi di Alternative fuer Deutschland, il partito di destra che con la sue chiare posizioni anti-immigrazione ha saputo raccogliere molti consensi dell’elettorato conservatore insoddisfatto dell’attuale maggioranza. Un fatto, questo, che ha messo in allarme Seehofer, ossessionato dalla prospettiva di perdere la maggioranza assoluta alle amministrative del prossimo ottobre in Baviera, dopo il trauma del misero 38% ottenuto alle federali di settembre. Per evitarlo hanno iniziato a inseguire la Afd sul terreno della tolleranza zero sui richiedenti asilo inaugurando una martellante campagna anti-immigrazione. Appena instauratosi il nuovo governo italiano, per esempio, il ministro tedesco ha telefonato a Matteo Salvini assicurandogli il suo sostegno in merito alle politiche di respingimento dei barconi nel Mediterraneo. Al contempo ha dialogato con il presidente ungherese Viktor Orban e con Paesi dell’area Visegrad convenendo sul fatto che i Paesi mitteleuropei, tra cui la Germania, debbano essere uniti nell’opporsi all’accettazione di eventuali future quote di richiedenti asilo.

La situazione è peggiorata con il summit sull’immigrazione tenutosi pochi giorni fa. Il leader bavarese solo si era detto insoddisfatto con molte delle risoluzioni contenute nel documento finale ma aveva anche criticato aspramente le posizioni della Merkel. Non basta, secondo lui, difendere le frontiere esterne della Ue, come sancito dall’accordo. Per scongiurare nuovi arrivi in Germania è necessario ridurre la libera circolazione all’interno dell’area di Schengen attraverso respingimenti forzati anche collettivi e attraverso azioni di polizia lungo tutte le frontiere tedesche. Inoltre i richiedenti asilo che si trovano sul suolo tedesco ma che sono già stati registrati in altri Paesi dell’Unione europea o sono stati già espulsi dalla Germania dovrebbero essere respinti. In caso la Cancelliera non si fosse adeguata alle sue richieste avrebbe fatto cadere il governo.

Ora, in extremis, la soluzione è stata trovata ed entrambe le parti si dicono soddisfatte. Non mancano però elementi di grande criticità. In primis il respingimento dei richiedenti asilo lungo il confine austriaco presuppone che questi vadano a carico dei Paesi che, secondo quanto stabilito da Dublino, siano per loro competenti, dunque i primi Paesi della Ue in cui siano entrati e si siano registrati. Che sono la Grecia e soprattutto l’Italia. Dato che il summit sui migranti degli scorsi giorni prevede l’implementazione del sistema degli accordi con la Turchia per sigillare la rotta balcanica, l’unica grande rotta migratoria scoperta resta quella mediterranea che dalla Libia porta alle coste del Belpaese.

In secondo luogo non è da darsi per scontata, anzi è altamente improbabile, la disponibilità dell’Austria ad accogliere tutti i richiedenti asilo che la Germania respinga e non riesca a ricollocare in Paesi terzi.

Infine resta da vedere se tali accordi verranno accettati dalla terza componente del governo, ossia dalla Spd. Il partito non ha ancora annunciato la sua posizione ufficiale, dalle sue fila si levano però voci critiche. “la Cdu e la Csu ci devono ancora spiegare cosa intendono per “zone di transito”, così da permetterci di valutare se queste siano compatibili con il patto di governo” ha twittato il parlamentare socialdemocratico Frank Schwabe.

Qualora anche la socialdemocrazia desse il suo beneplacito all’accordo si entrerebbe in una nuova fase europea in cui la Merkel, per accontentare Seehofer, accetterebbe di porre dei limiti alla libera circolazione interna delle persone scaricando la gestione dei richiedenti asilo respinti sulle spalle dell’Italia. Un’Italia in cui il Ministro degli Interni Matteo Salvini si troverebbe ad avere come suo principale antagonista europeo il suo omologo tedesco che solo poche settimane fa tanto lo ha assicurato sulla condivisa necessità di combattere insieme l’immigrazione.

L’HUFFPOST

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